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ELLY SCHLEIN SEGRETARIO PARTITO DEMOCRATICO
Una «forza centrale, moderata, pragmatica, capace di riforme, europeista». Insomma «una nuova componente liberal, che al momento ha una rappresentanza non definita». Usa queste parole il sindaco di Miano, Beppe Sala, per spiegare cosa manchi al centrosinistra affinché ottimo prestazioni come quella del Pd in Liguria non finiscano nel vuoto, a causa di veti precedenti verso alcuni e della conseguente incapacità di mettere insieme una gamba “centrista” che si aggiunga a quella “di sinistra” costituita da M5S e Avs. Che ormai, visti i risultati del voto ligure, sono quasi da considerarsi assieme, portatrici di un 10% circa di voti in totale. Una componente di cui il centrosinistra «è palesemente deficitario» e che serve soprattutto al Nord, continua Sala, «visto il M5S sotto al 5%».
Un richiamo in primis alla segretaria dem Elly Schlein affinché si imponga definitivamente su Giuseppe Conte e sulla sua insistenza nel dettare l’agenda circa la contrarietà all’ingresso in coalizione di Matteo Renzi e Iv. Perché se è vero che il tentativo di costituire comunque una lista moderata, almeno in Liguria, è stato fatto, è altrettanto vero che quella lista, con Azione come perno centrale, ha ottenuto meno del 2% dei voti, con un apporto inutile alla causa di Andrea Orlando.
Sulla stessa linea di Sala è anche Goffredo Bettini, il quale se da un lato insiste nel continuare con il «progetto Orlando» e dunque senza Renzi in coalizione, dall’altro spiega che «le lacerazioni della coalizione hanno pesato negativamente» e che quindi «stabilizzarla e allargarla, significa costruire un soggetto liberale e di centro, collocato nel campo democratico, che superi i residui e i conflitti del passato e guardi al futuro».
Nella speranza, aggiunge, che i 5 Stelle escano dalla loro crisi: «Il Movimento 5 Stelle vive una fase di grandi difficoltà e di incerta transizione- è il suo ragionamento - Speriamo tutti che anch’esso chiuda la parte della sua storia ormai esaurita e abbia l’energia di costruirne una nuova». Il riferimento è all’assemblea costituente di novembre che dovrebbe fare definitivamente di Giuseppe Conte il padre padrone del M5S, abbandonando qualsiasi legame con Beppe Grillo. Che dopo non essere andato a votare nella sua Liguria ieri ha affidato al suo stato di whatsapp un messaggio enigmatico ma neanche troppo. «Si muore più traditi dalle pecore, che sbranati dal lupo», ha scritto il comico corredando la storia con l’immagine di un lupo.
Chiaro riferimento all’attuale leader M5S, che ormai di Grillo non vuol più nemmeno sentir parlare. Certo è che la confusione interna al M5S e la cecità di Conte nel porre veti hanno contribuito e non poco alla dèbâcle ligure. Dove in fondo c’era una situazione favorevole che, osserva il riformista Alessandro Alfieri, «avrebbe suggerito a tutti di andare oltre i rancori e le incomprensioni del passato per costruire l’alternativa ad una destra uscita indebolita dagli scandali giudiziari e dare un governo migliore alla Liguria». Purtroppo «sono prevalsi i veti» e per il senatore dem, ai veti «è seguito un errore politico: pensare che si dovesse scegliere tra il 6% di Conte e il 2% di Renzi che si leggevano nei sondaggi».
Ma secondo la galassia riformista del Nazareno «il punto politico andava oltre Renzi» perché «quel no al leader di Italia viva sarebbe stato inevitabilmente percepito come un no alla parte centrista della coalizione».
Detto fatto, e gli ottimi risultati delle due liste civiche a sostegno di Bucci la dicono lunga. Il principale problema di Schlein, che a caldo ha parlato di un Pd che «ha dato il massimo» è che di tempo non ce n’è, visto che tra meno di tre settimane si vota di nuovo in Emilia- Romagna e Umbria. E se la vittoria nella principale delle regioni rosse è praticamente certa, molto più aperta appare la partita umbra, dove tuttavia la questione Iv ha toccato solo di striscio la candidatura della sindaca di Assisi Stefania Proietti. La quale dopo aver parlato personalmente con Conte ma non con Renzi ha accolto alcuni candidati renziani nelle sue liste, ma senza simbolo di Iv. Secondo Stefano Bonaccini, uno che di regionali se ne intende, «il risultato mancato per un soffio ( in Liguria, ndr) deve far riflettere ( e agire) per fare un passo avanti risolutivo nella costruzione di un centrosinistra nuovo, capace di vincere». Da questo punto di vista, il test umbro sarà già decisivo per capire verso quali lidi approderà il futuro dei dem e del centrosinistra tutto.