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elezioni politiche 5Stelle
Linea politica cercasi disperatamente. Nonostante lo strappo di Giuseppe Conte, il Movimento 5 Stelle non ha ancora deciso che atteggiamento tenere nei confronti del governo. Sempre che sia ancora possibile parlare di governo, con Mario Draghi al momento deciso più che mai a lasciare Palazzo Chigi senza ripensamenti. Così, a regnare in casa 5S sono confusione e bellicosità. Falchi e colombe hanno preso a beccarsi a vicenda davanti agli occhi incerti dell'avvocato. Ritirare la delegazione pentastellata dall'esecutivo o lasciare tutti al loro posto in attesa di capire come si metteranno le cose da qui a mercoledì? Nessun grillino sa rispondere a questa domanda, a cominciare dal capo. O meglio, ogni grillino ha in mente soluzioni diverse in assenza di una direzione netta e condivisa. Le opzioni sul piatto, con tutte le loro conseguenze, dividono la base, i parlamentari e l'inner circol del Consiglio nazionale. A nulla serve lo stato d’assemblea permanente convocato da Conte per cercare una soluzione condivisa. Ogni incontro, ristretto o allargato che sia, si trasforma in una guerra tra bande e in uno scambio di insulti e accuse reciproche. E così, mentre il quasi ex alleato Enrico Letta tenta disperatamente di ricucire una fiducia di maggioranza ormai lacerata, il Movimento 5 Stelle si sbriciola nelle sue contraddizioni, che la scissione di Luigi Di Maio non ha affatto contribuito a risolvere. Chi pensa che la partita non sia finita e spera ancora nei “tempi supplementari” per riprendere il gioco si assiepa attorno al capogruppo alla Camera Davide Crippa. Lo schema proposto dal deputato funziona più o meno così: Conte chiede un incontro chiarificatore a Draghi con la mediazione di Letta, si trova un compromesso in zona Cesarini e il M5S torna serenamente in maggioranza. Messa così, anche se sintetizzata al succo, l’impresa appare più che improbabile. Eppure, con Crippa sono schierati, oltre a buona parte dei deputati, molti big governisti: i ministri Federico D’Incà e Fabiana Dadone, la vice ministra, e tra i vice di Conte alla guida del partito, Alessandra Todde, il sottosegretario Carlo Sibilia, l’ex ministro Alfonso Bonafede, l’ex vice ministro Stefano Buffagni, l’ex sindaca Chiara Appendino e l’eurodeputata Tiziana Beghin. Tutti convinti che sia, se non possibile, almeno necessario un tentativo di ritornare all’ovile per salvare il governo, per tutelare l’alleanza col Pd e per conservare il seggio fino a fine legislatura. Sull’altro versante, i falchi si radunano invece attorno all’altra capogruppo, quella del Senato, Mariolina Castellone, protagonista del duro intervento in Aula contro l’esecutivo nel giorno della mancata fiducia. E in opposizione al “lodo Crippa”, lo schema proposto dalla senatrice funziona più o meno così: nessun passo indietro, a meno che non sia Draghi a compierlo chiedendo un incontro al Movimento, a quel punto, però, dovrebbe essere la base a esprimersi sul da farsi con voto on line. In caso contrario: elezioni. Così, se il progetto delle colombe appare decisamente improbabile, quello dei falchi impossibile, tranne nella parte riguardante l’eventuale voto anticipato. Anche al fianco di Castellone, oltre a buona parte dei senatori, si trovano volti molto noti del Movimento: il capo delegazione pentastellato al governo Stefano Patuanelli, la vice presidente del Senato (e vice presidente del partito) Paola Taverna, gli altri tre vice del leader Riccardo Ricciardi, Michele Gubitosa e Mario Turco. E mentre le opposte fazioni se la danno di santa ragione persino sui social network, Conte ascolta tutti e pensa che tutti abbiano delle buone ragioni, ma ancora non ha deciso una linea definitiva da adottare mercoledì. Nel frattempo, un piccolo esercito di eletti continua a guardarsi attorno nella speranza di accasarsi in qualche Gruppo più solido per portare a termine il quinquennio o, inutile fantasticheria, ottenere una candidatura per il prossimo giro. Qualcuno potrebbe ancora raggiungere Di Maio tra i banchi di Insieme per il futuro, ma sarebbe solo un modo per fare uno sgarbo a Conte, perché i “posti a sedere” da quelle parti, se mai ce ne fossero, sono tutti esauriti. Meglio “imboscarsi” nel Misto, sempre che non crolli tutto, e incassare l’intero stipendio da qui alla fine della legislatura, è il ragionamento dei parlamentari più pragmatici. Chi invece pensa di potersi giocare ancora qualche carta prepara già interventi, in dissenso dal Gruppo, da leggere mercoledì alla Camera. Così la crisi affonda il governo e sfascia il Movimento, i pentastellati, privi di una guida stabile, continuano a litigare senza forse rendersi pienamente conto della situazione. Inutile pure bussare alle porte di Beppe Grillo, sempre più stanco della sua creatura politica. Tanto vale, è la battuta di un parlamentare, mettere un annuncio sul giornale: «A.A.A Linea politica cercasi disperatamente».