Se la Lega, ma non solo, punta tutta l'artiglieria pesante sul ministro della Salute Roberto Speranza, nel tentativo di rimuoverlo, il centrosinistra, ma non tutto, risponde al fuoco. E dopo gli attestati di stima nei confronti dell'esponente di Articolo1 da parte di Enrico Letta e di Mario Draghi, oggi tocca ad altri esponenti della vecchia maggioranza difendere il titolare della Sanità. «Innanzitutto, solidarietà al ministro Roberto Speranza, bersaglio di sciacallaggio da parte di chi, per qualche voto in più, aggrava i rischi per la vita delle persone e ritarda le riaperture stabili e strutturali», dice in Tv, su La7, Stefano Fassina di Leu,  sottolineando che «le misure di restrizione delle attività sono frutto di atti collegiali del governo, siano dpcm o decreti legge» e che «le condividono anche i ministri della Lega», mette in chiaro Fassina. Che poi non usa il fioretto con i colleghi del Carroccio: «I pagliacci che vanno in giro a cercare applausi dalle categorie in drammatica sofferenza economica e sociale  facciano votare i loro ministri e i loro gruppi parlamentari contro i provvedimenti del governo. Oltre che pagliacci, sono anche vigliacchi: non hanno il coraggio politico di riconoscere le responsabilità di Draghi e azzannano il ministro della Salute. È evidente che così il governo ha poca strada davanti», avverte Fassina. Al fianco  di Speranza si schiera anche il ministro pentastellato per i Rapporti col Parlamento, Federico D'Incà.  «È una follia attaccare Roberto Speranza che ha fatto e sta facendo un lavoro eccezionale», dice il ministro M5S. «Attaccando lui si attacca sistema sanitario e si mette a repentaglio la campagna vaccini. Dovremmo tutti contribuire a rasserenare gli animi e non accendere polemiche insensate». Fa un appello all'unità invece Pierpaolo Sileri, altro esponente grillino del governo, che con Speranza condivide il dicastero della Salute in qualità di sottosegretario. «Siamo stati tanto soli in questi mesi, ci sono state sempre critiche. Non credo sia il momento di attaccare, ma di stare tutti uniti», commenta Sileri, che in merito allindagine in corso sul piano pandemico italiano osserva: «Se vi sono responsabilità, credo siano responsabilità del singolo. Sia Speranza sia io siamo arrivati al ministero a settembre 2019», mentre «il piano pandemico non fatto è qualcosa di antecedente. Si tratta di problemi legati ai tecnici, ai burocrati che spesso ho attaccato. Purtroppo a volte cè una mela marcia che rovina il cesto: basta prenderla e toglierla dal cesto», insiste Sileri. «Se cè stato un problema su un report che è stato messo e poi tolto è responsabilità del singolo. Il piano pandemico non cera, adesso cè, quindi passi in avanti ne abbiamo fatti». Ma gli attacchi del centrodestra non si placano. E tra una richiesta di commissioni d'inchiesta parlamentari sulla pandemia e allusioni alle indagini giudiziarie la Lega continua a chiedere costantemente solo riaperture.