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Il ministro dell'economia Pier Carlo Padoan è seriamente preoccupato per le minacce di infrazione da parte di Bruxelles che chiede una forte manovra aggiuntiva sui nostri conti pubblici. "La nostra sovranità è a rischio", dice in audizione al Senato prima di annunciare una "aggiustamento necessario" entro fine aprile dello 0,2% del Pil. Tutti concetti che ha illustrato a Bruxelles tramite una lettera in cui spiega i dettagli della "manovrina" correttiva. La cautela è d'obbligo su questioni così delicate sul piano politico, ma la Commissione europea non nasconde la delusione per la lettera inviata da Padoan, in risposta alla richiesta di una manovra correttiva da almeno 3,4 miliardi di euro. "Ora valuteremo i documenti", si è limitata a dire una portavoce dell'esecutivo comunitario, senza voler commentare i contenuti della missiva. Il pericolo di una procedura a causa della violazione della regola del debito non è scampato: la Commissione "si aspettava una risposta più dettagliata", spiega una fonte europea, che chiede di rimanere anonima. Non è solo un problema di forma, con la missiva di Padoan troppo vaga su quali misure verranno adottate e quando. Anche se c'è un riferimento alle "misure necessarie" per rispettare il Patto di Stabilità, negli uffici della Commissione si guardano anche le cifre e gli impegni che erano stati assunti negli scorsi mesi da Padoan. A forza di richieste di flessibilità da parte del governo e concessioni fatte dalla Commissione per ragioni politiche, il deficit sta lievitando al 2,4% di Pil contro l'1,4% che l'Italia avrebbe dovuto realizzare quest'anno per essere perfettamente in linea con il Patto. Di fatto sarebbero altri 16 miliardi di flessibilità da chiedere nel 2017, che si sommerebbero ai 16 miliardi già ottenuti nel 2016. Alla Commissione c'è chi si azzarda a evocare una clausola di flessibilità "referendum Renzi" oltre a quelle per riforme, investimenti, migranti e terremoto, per spiegare quanto le regole siano state portate al limite pur di evitare imbarazzi al governo italiano.
I tecnici della Commissione ora si metteranno al lavoro per "far confluire la lettera di Padoan nelle previsioni economiche" che saranno pubblicate il 13 febbraio, spiega la fonte. Parallelamente, inizieranno a scrivere il rapporto sul debito, atteso per la settimana successiva, analogo a quelli che l'Italia ha avuto anche negli anni scorsi, ma che quest'anno potrebbe rappresentare il "primo passo verso un'eventuale procedura". Nella Commissione ci si aspetta che aumenti la pressione politica per rinviare il giorno del giudizio. Non è esclusa una discussione tra il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, domani a margine del vertice informale della Valletta, a Malta. Il dibattito che si è tenuto all'interno del collegio dei commissari il 17 gennaio scorso, di cui si è conosciuto solo oggi il verbale, ha evidenziato segnali di impazienza. Il vicepresidente responsabile per l'euro, Valdis Dombrovskis, aveva spiegato che "l'Italia è in conformità con le regole del Patto di stabilità e crescita per ciò che riguarda il deficit, ma è molto lontana per quanto riguarda il suo debito". Il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, aveva detto che "le autorità italiane devono prendere un impegno formale su misure di bilancio precise". Lo stesso Juncker, che in passato era intervenuto per mediare e trovare compromessi, aveva parlato due settimane fa della necessità di "misure decise per rispettare gli impegni presi". La lettera inviata quello stesso 17 gennaio da Dombrovskis e Moscovici chiedeva un aggiustamento strutturale di "almeno lo 0,2% del Pil" per "colmare il divario" ed "evitare l'apertura di una procedura di deficit eccessivo per il mancato rispetto della regola del debito" . La Commissione voleva "una risposta pubblica" corredata da "un pacchetto sufficientemente dettagliato di impegni specifici e un calendario chiaro per la loro rapida adozione legale". La risposta di Padoan è arrivata in tempo ma non era quella attesa, in un momento in cui l'evoluzione del debito preoccupa sempre più. C'è chi, a Bruxelles, pensa che una procedura potrebbe essere l'unico modo per mettere un freno alla deriva.