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Le richieste di pace, la necessità di alimentare il senso dell’umorismo, l’attenzione alle periferie fisiche ed esistenziali. E poi il minuto di raccoglimento, l’intervento forse un po’ troppo politico a detta di molti della segretaria del Pd Schlein, e, immancabile, il totopapa che imperversa in Transatlantico prima e dopo la cerimonia.
C’è stato tutto questo e anche di più nella commemorazione di Papa Francesco a Camere riunite, voluta dai presidenti di Camera e Senato e che si è conclusa, dopo gli interventi degli stessi Fontana e La Russa e di un rappresentante per gruppo, con quello della presidente del Consiglio Meloni. La quale ha ricordato il «privilegio del rapporto personale» con Bergoglio, la sua capacità di «farti sentire a tuo agio nelle conversazioni», la sua incessante «richiesta di pace». L’inquilina di palazzo Chigi ha ricordato la loro ultima conversazione, nella quale il pontefice le ha chiesto di «non perdere mai il senso dell’umorismo» e la presenza di Francesco al G7, primo Papa nella storia a partecipare alla riunione dei grandi della Terra, per di più parlando di Intelligenza artificiale. «In quell’occasione coniò il termine “algoretica” - ha detto Meloni - perché sentiva l’esigenza di dare un’etica agli algoritmi».
Un’ora prima dell’intervento della presidente del Consiglio, il Transatlantico si riempie di deputati e senatori, giornalisti e portaborse. Si fa un gran vociare sul prossimo Papa, l’ex sindaco di Bologna Virginio Merola, oggi deputato dem, dice al Dubbio che «sarebbe un grande colpo» se il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo del capoluogo felsineo e presidente della Cei, salisse sul trono di Pietro. «Ormai è bolgonese d’adozione - scherza Merola - si è ambientato benissimo in città, è arrivato come arcivescovo per poi essere nominato cardinale e poi presidente della Cei, manca solo l’ultimo passo...».
Del tema non vuol sentir parlare il bolognese più famoso del Parlamento, Pier Ferdinando Casini, che scherzando definisce «blasfemi» i giornalisti che gli chiedono opinioni sul prossimo Pontefice. Dopo un breve intervento del presidente della Camera, che ricorda «l’emozione della chiamata di Francesco subito dopo la mia elezione», ecco il minuto di raccoglimento, chiesto da La Russa che sottolinea «l’umanità dimostrata dal Papa quando venne in Senato per commemorare il presidente Napolitano».
È Galeazzo Bignami, capogruppo di FdI, a dare il via agli interventi dei gruppi. «Non è stato un Papa facile - dice Bignami - La sua cifra è stata la semplicità e l’amore incondizionato per la sua gente, come ha dimostrato quando si è donato alla piazza il giorno di Pasqua». Subito dopo è la segretaria del Pd Elly Schlein e pronunciare un intervento che provoca diversi brusii in Aula. Perché dopo aver sottolineato come Bergoglio «con la sua umanità» abbia saputo parlare anche ai non credenti e aver citato poi la sua vicinanza agli ultimi, ai malato, agli anziani, ai detenuti e ai migranti, la leader dem ha detto che Francesco «merita tutto il nostro cordoglio e il nostro ricordo ma non merita l’ipocrisia di chi non ha mai dato ascolto ai suoi appelli e oggi cerca di seppellire il suo potente messaggio su migranti, poveri, cambiamenti climatici e nega le cure a chi non può permettersele». Applausi dai banchi di Pd e M5S, brusii da destra.
E proprio da destra la leghista Simonetta Matone, ha evidenziato come Bergoglio «fu accusato di non distinguere tra aggredito e aggressore e suo portatore di pace fu Zuppi». lanciando forse un endorsement all’arcivescovo di Bologna. E se il leader M5S Giuseppe Conte ha centrato il suo discorso sul no al riarmo più volte chiesto da Francesco, per poi denunciare «lo scomposto teatro dell’ipocrisia», il forzista Maurizio Gasparri ha puntato sulle parole pro-vita e pro-famiglia del Papa. Insomma, ciascuno ha pianto il “suo” Papa, compreso il leader di Iv, Matteo Renzi, che ha citato don Giussani e Fabrizio De André. «Io nel vedere quest'uomo che muore, Madre, io provo dolore - ha detto Renzi in riferimento al Testamento di Tito - Nella pietà che non cede al rancore Madre, ho imparato l'amore: Papa Francesco ci ha dato una lezione di laicità e non merita le lacrime dei “farisei”».