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«Qui nessuno ha intenzione di fare battaglie contro i magistrati. Anzi. Noi vogliamo aiutarli a svolgere nel miglior modo possibile il proprio lavoro», dichiara il presidente della Commissione giustizia del Senato, il leghista Andrea Ostellari.
Presidente, quindi nessuna polemica con le toghe?
Certamente. Da parte nostra non c’è alcuna volontà di tornare ai tempi della contrapposizione fra politica e magistratura. Il Paese ha già vissuto questa esperienza non edificante.
Le dichiarazioni del ministro dell’Interno Matteo Salvini a proposito dell’indagine che lo riguarda, però, hanno fatto molto discutere. L’Anm ha reagito duramente, parlando di indebite interferenze. A settembre ci sarà anche una discussione a tal riguardo in Plenum al Csm.
Guardi, Salvini sta legittimamente facendo un lavoro di indirizzo politico di tutto pregio sul contrasto all’immigrazione clandestina. Lavoro che noi condividiamo in toto. Quando parlava di riforma della giustizia faceva un ragionamento complessivo. Oggi c’è troppa confusione.
Cosa intende per confusione?
Molto semplice. Ognuno deve fare il suo. I giudici facciano i giudici, il ministro faccia il ministro.
E come si può evitare questa confusione di ruoli?
Innanzitutto ci sono troppe leggi di difficile interpretazione. La politica deve tornare a produrre leggi efficaci e facilmente applicabili. In questo modo i magistrati potranno lavorare meglio e senza polemiche.
Da dove inizierete?
Esiste un contratto di governo, gli elementi indicati saranno quelli che tratteremo per primi. A partire dalla le- gittima difesa.
A proposito di legittima difesa, l’opposizione vi accusa di volere il Far west.
Sono molto perplesso. Su questa riforma si vede l’approccio squisitamente ideologico della sinistra che arriva a difendere un codice penale approvato quando presidente del Consiglio era il Duce. Le norme non sono intoccabili. Se una norma non va deve essere migliorata. Non vedo dove sia il problema.
Un’altra accusa è quella che volete più carcere.
Non è vero. La pena deve essere finalizzata alla riabilitazione. Però non ci devono essere regali.
Si riferisce alla riforma dell’Ordinamento penitenziario voluta dall’allora ministro della Giustizia, Andrea Orlando?
Esatto. Già il Pd, comunque, si era accorto che era una riforma che non andava. Era uno “svuota carceri” mascherato. La pena deve essere eseguita. E comunque è inutile dare pene elevate che poi restano solo carta: meglio meno anni ma che siano certi.
Altro tema di discussione è la riforma della prescrizione. Uno dei cavalli di battaglia del M5S. Inizialmente i pentastellati volevano addirittura bloccarla con il rinvio a giudizio… Il problema è far durare i processi in tempi ragionevoli. I magistrati si lamentano che non riescono a celebrarli perché mancano i cancellieri? Bene, con il ministro Giulia Buongiorno si sta discutendo di un importante piano di assunzioni di personale amministrativo. Noi vogliamo far funzionare lo strumento. L’obiettivo da raggiungere è un processo veloce, da celebrarsi con tutte le garanzie.
E poi?
Procederemo con la riforma dei riti alternativi nel penale. Non saranno più ammissibili per i reati che destano grave allarme sociale. A settembre abbiamo già in calendario la discussione sull’affido condiviso e su un disegno di legge di cui sono il firmatario per migliorare i tempi dell’esecuzione nel processo civile.
E sulle intercettazioni telefoniche?
Il tema è delicato. La norma voluta dal precedente governo doveva puntare a un riequilibrio, poi però si sono accorti che gli uffici giudiziari non avevano i locali per poter gestire le nuove procedure d’ascolto. E’ inutile fare riforme inapplicabili. Una riforma serve e la faremo, ponendo attenzione alla privacy delle persone. Spesso le intercettazioni sono state usate per fare spettacolo e non giustizia. Posso però aggiungere un concetto?
Prego.
Noi vogliamo riportare al centro il cittadino. Lo Stato non è nemico ma un padre che ti dice cosa puoi e cosa non puoi fare. Tornando alla legittima difesa, abbiamo iniziato il lavoro ascoltando le vittime. Il nostro messaggio è quello della vicinanza. E’ questo quello che intendiamo quando diciamo “prima gli italiani”. Ripristinare situazioni fuori controllo, dove si era pensato più agli altri che non ai nostri cittadini.