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«Sono deluso dal Pd: serve più coraggio nel rivendicare i nostri punti programmatici», sintetizza Matteo Orfini. Da giorni il deputato ed ex presidente dem segue da vicino l’Ocean Viking, lasciata da cinque giorni al largo di Lampedusa con 180 migranti a bordo ( ndr, alle 17.30 di ieri la nave ha dichiarato lo stato di emergenza e alle 19.30, orario della chiusura dell’intervista, non c’è notizia di via libera allo sbarco da parte delle autorità italiane), e non si rassegna al fatto che il governo ancora tentenni, rinviando la modifica dei decreti sicurezza.
Lei se la prende col Pd, ma questo è un governo di coalizione...
Proprio per questo me la prendo col Pd. So esattamente chi sono il premier Conte e i 5 Stelle, che quei decreti hanno scritto e approvato: il primo non è mai stato né sarà un punto di riferimento per i progressisti e non ho mai considerato i grillini di centrosinistra. Dal mio partito, invece, mi aspetto molto più coraggio. Il governo Conte II nacque con la richiesta del Pd di una discontinuità. Discontinuità, però, non ne sto vedendo: di abrogazione dei decreti sicurezza non si parla più, non ci sono passi avanti sullo ius soli e, in generale, sulle politiche migratorie siamo ancora nel paradigma della destra.
Con la Ocean Viking ancora bloccata in mezzo al mare.
A un anno di distanza dalla vicenda della Sea Watch, dove io e altri salimmo per protestare contro la chiusura dei porti, non è cambiato nulla. Non si assegna il porto e anzi i porti si chiudono, lasciando i disperati in mezzo al mare e considerando una colpa il fatto di averli salvati. Io ho votato la fiducia a questo governo e mi aspetto che non porti avanti la politica di Salvini. Certamente la ministra Lamorgese è molto più seria e preparata, ma se i suoi atti nei fatti sono identici a quelli del suo predecessore io ho il dovere di contrastarli, esattamente come facevo con Salvini. Anzi, sono basito dal fatto che la delegazione del Pd al governo non intervenga.
Zingaretti ha provato a dare una scrollata al governo, nel suo incontro con Conte. E’ servito?
Ho apprezzato che Zingaretti lo abbia fatto, richiamando l’attenzione di Conte sui temi importanti per noi e in particolare sul Mes, su cui stiamo perdendo tempo prezioso a causa dei capricci dei 5 Stelle e dell’incapacità di Conte di prendere un’iniziativa forte. Abbiamo trattato bene con l’Europa, abbiamo ottenuto un Mes senza condizionalità per le spese sanitarie e ora non lo vogliamo usare? Una follia.
Il governo sembra essersi impantanato a causa dei veti incrociati. Il problema è l’eterogeneità della maggioranza?
Io ho una percezione diversa e cioè che questo governo sia andato avanti molto speditamente su alcune cose: penso al taglio del numero dei parlamentari, posta dai grillini come condizione per il governo; oppure ai temi della giustizia, su cui il Pd sta raggiungendo compromessi al ribasso con una forza politica che fa del populismo penale la sua bandiera.
A questo proposito, la legge elettorale a breve arriverà in aula alla Camera...
Sì, e apprezzo che Zingaretti abbia chiesto di accelerare e di rispettare l’accordo fatto al momento del taglio dei parlamentari. La legge dovrebbe essere proporzionale con lo sbarramento al 5% e mi sembra molto adatta a questa fase politica, perchè garantisce la rappresentanza ma permette di costruire maggioranze che governano. Mi sembra che l’accordo ci sia con tutti, grillini compresi.
Pensa che il governo corra sui desiderata dei grillini e invece si fermi davanti a quelli del Pd?
A me sembra che noi siamo molto accomodanti sui temi cari ai 5 Stelle, mentre ci fermiamo sulle nostre iniziative. Non a caso i sondaggi raccontano che i nostri elettori considerano il Pd appiattito sui 5 Stelle e con una identità molto fragile. Per questo vorrei più iniziative da parte nostra e più coraggio per il futuro: non usciremo dalla crisi solo coi bonus ma serve un’idea per ridefinire il sistema produttivo e soprattutto intervenire sulle diseguaglianze. L’obiettivo della sinistra non è quello di proteggere paternalisticamente chi è in difficoltà, ma deve essere di offrire le condizioni per uscire da questa condizione.
Gori aveva ragione, allora, quando diceva che il problema del Pd è la leadership?
Guardi, io non voglio cambiare segretario ora, ma che Zingaretti diriga di più il partito e che il Pd faccia valere il suo peso al governo. E’ quasi un paradosso che io, che appartengo alla minoranza che non è entrata nella segreteria, chieda al segretario di dirigere con più forza. Ma sono convinto che non si attraversa una fase politica come questa con il ritornello del “non abbiamo alternative”, perchè il ruolo della politica è proprio quello di creare alternative dove non ci sono.
Intanto, ci si avvicinano regionali. Perché non si riescono a chiudere alleanze coi grillini?
Perchè, con la politica delle alleanze senza la politica, non si riescono a comporre nemmeno le alleanze. In Emilia abbiamo vinto e anche in Campania siamo in vantaggio, pur senza i 5 Stelle, perchè Stefano Bonaccini e Vincenzo De Luca rappresentano esperienze di governo positive e hanno un profilo chiaro. In Umbria abbiamo perso perché l’alleanza era forzata e non è partita dalla politica. Da romano, trovo inconcepibile un’alleanza Pd- 5 Stelle a Roma e penso che sarebbe sbagliato anche solo provare a costruirla, perché non esiste alcuna omogeneità. Le alleanze si possono fare solo se esistono dei punti di contatto politici a livello territoriale, altrimenti sono perdenti.
Conte teme che ciò possa mettere in crisi il governo, in settembre.
Io sono preoccupato, ma non per le regionali: a settembre mi preoccupa che le scuole non ripartano, visto che siamo in enorme ritardo e abbiamo fatto dei gravi errori di gestione. Serve un salto di qualità nell’azione di governo, perché qualcosa non sta funzionando come dovrebbe e bene ha fatto il Pd a chiedere a Conte più concretezza, ora però bisogna che si cominci a vedere qualche risultato.