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«La Lega non sarà per il "forse", saremo per il "si" se ci saranno le condizioni, altrimenti "no"». Lo dice Matteo Salvini, al termine del colloquio con Mario Draghi per le consultazioni di governo. «Noi abbiamo la forza della nostra libertà, non siamo costretti a dire sì a tutti i costi o no. Valutiamo le proposte, se ci avessero detto che i cantieri restano fermi, avremmo salutato e ringraziato. Abbiamo sentito cose interessanti, è l’inizio di un percorso, e la settimana prossima entriamo nel merito». «Noi siamo a disposizione, la Lega è la prima forza del paese, abbiamo tanti parlamentari, governatori, migliaia di sindaci, noi riteniamo che non si possa andare solo a colpi di "no", non abbiamo pregiudizi, a differenza di altri», precisa il leader del Carroccio. «Noi - ribadisce - siamo il primo partito, bizzarro se partiti del 2% dicano loro no, riferendosi a noi». Poi Salvini rivela che con Draghi non si è parlato di ministri, di nomi. «Abbiamo rispetto per il professor Draghi, non mi permetto di mettere veti». «Io - aggiunge - non penso alla convenienza partitica, noi valutiamo le proposte». «Ho trovato Draghi In forma, attento, propositivo», dice il segretario leghista. «È stata una mezz’ora di contenuti. Su molti temi c’è condivisione: lavoro, imprese, cantieri. La nostra priorità è no all’aumento delle tasse, il sostegno alle imprese. Sul piano vaccinale siamo a disposizione, basta non ci siano gli sprechi di Arcuri», spiega Salvini. «Noi non abbiamo posto veti persone o simboli, dispiace che qualcuno a sinistra dica con Salvini no. L’Italia viene prima dell’interesse personale», ha detto ancora Salvini sottolineando: «Non abbiamo parlato né parleremo di poltrone». Lo «show» di Beppe Grillo Intanto, Beppe Grillo elenca una serie di ministeri e alcuni punti di programma in un post dal titolo «In alto i profili». «Creare un ministero per la transizione ecologica. Fondere in un ministero per la transizione ecologica gli attuali ministeri dell’ambiente e dello sviluppo economico. Come hanno fatto Francia e Spagna, e altri Paesi. Nominare ministra/o un persona di alto profilo scientifico e di visioni», scrive Grillo. «Energia al ministero per la transizione ecologica. Dare la competenza della politica energetica al nuovo ministero per la transizione ecologica o almeno all’eventuale superstite Ministero dell’ambiente. Come è in Francia, Svizzera e altri paesi», è un altro punto di Grillo. «Meno imposta alle società benefi. Ridurre alle »società benefit« e a quelle che lo diventino l’imposta sul reddito d’impresa dall’attuale 24% (ora uguale per tutte le imprese) alle - al 20% per grandi »società benefit, es. con più di 5 milioni di fatturato) - al 15% per «PME società benefit». Se grandi società come ENEL, ENI, Barilla, etc diventassero Benefit, sarebbe una rivoluzione. Es. Danone è una «società benefit», si legge ancora. Durante il vertice M5S che ha preceduto l’incontro della delegazione pentastellata con il premier incaricato Mario Draghi, Beppe Grillo avrebbe tenuto un "monologo" di ben 45 minuti per convincere i suoi. Il garante del Movimento, che dovrebbe lasciare Roma già oggi, ha invitato alla compattezza, a «restare uniti» in uno snodo fondamentale per il Movimento. L’incontro è andato «molto bene», riportano alcuni presenti, cercando di non rivelare molto dell’incontro «altrimenti Beppe si arrabbia...», spiegano. Ma poi qualcosa trapela. Innanzitutto l’invito di Grillo a «difendere i nostri temi, mettere l’ambiente al centro» dell’agenda Draghi. Anche il premier uscente Giuseppe Conte ha preso la parola, spiegando che ora «sarà importante il perimetro della maggioranza, al momento -ha aggiunto poi su un suo ruolo nel governo Draghi - non è importante sapere se io ne farò parte». Il presidente della Camera, Roberto Fico, ha preso parte telefonicamente all’incontro, esortando lo stato maggiore pentastellato: «non possiamo stare a guardare, dobbiamo esserci e gestire il Recovery plan». Grillo viene descritto dai suoi "carico e di buonumore" - «ha fatto 45 minuti di show» - ma quando ha visto i cronisti della stampa parlamentare, uscendo dalla riunione 5 Stelle, si è fatto subito scuro in volto e rivolgendosi a Vito Crimi ha chiesto: "ma ci sono i giornalisti?". Poi rivolto ai cronisti ha chiesto con fare polemico: "ma perché siete qui?", dunque ha raggiunto la biblioteca della presidenza per l’incontro con Draghi. Intanto in alcune chat interne si registra qualche malumore per una riunione blindata ai soli ex esponenti del governo uscente. Getta acqua sul fuoco il presidente della commissione Affari europei Sergio Battelli: «malumori? Non credo. Quando c’è Beppe si tranquillizzano tutti». Il Movimento 5 Stelle apre a un «governo politico» A seguito del colloquio col premier incaricato, i grilli si dicono disponibili a sostenere il governo guidato da Mario Draghi a patto che si tratti di un governo dotato di «solida maggioranza politica», che lo metta al riparo da «criticità» come quelle che hanno portato alla fine del Conte II. Un riferimento, quello di Vito Crimi a una «maggioranza politica solida» che arriva poco poche ore dopo l’apertura di Matteo Salvini a Draghi. Una apertura attesa - il leader della lega lo aveva preannunciato nelle ore scorse - ma che apre il problema della «coerenza politica», per dirla con un parlamentare M5s, del nascituro governo. Meno attesa era la disponibilità tanto convinta da parte dei Cinque stelle, passati nel giro di 36 ore da una posizione «mai in un governo tecnico» alla «disponibilità qualora ci fossero le condizioni». In mezzo c’è stato il confronto con gli alleati del Partito democratico e di Liberi e Uguali, preoccupati che uno strappo sull’atteggiamento da tenere nei confronti del governo potesse mettere in discussione la "triplice". Ma, soprattutto, c’è stato un dibattito interno non privo di momenti di forte tensione, tanto che ancora oggi Alessandro Di Battista assicura che non farà mai parte di una simile «accozzaglia» e di non avere intenzione di piegarsi a «baciare la pantofola del tredicesimo apostolo». Ma l’arringa di Grillo al vertice della mattinata deve aver centrato il bersaglio, tanto che poco dopo la delegazione M5s si presenta da Draghi con la linea espressa da Vito Crimi: «Non abbiamo mai fatto prevalere gli interessi personali a quelli del Paese», dice: «Abbiamo ribadito che serve una maggioranza politica solida che possa sostenere un governo solido», aggiunge, «superando quelle criticità che hanno portato alla fine del governo Conte 2. Non dimentichiamo gli atti fatti da qualche politico, ma siamo pronti a superare ogni cosa per gli interessi del Paese. Abbiamo dato le disponibilità qualora ci fossero le condizioni» per un governo a guida Draghi. Il nuovo governo «deve essere formato con una vocazione solidale, europeista e ambientalista, partendo da quanto è stato fatto». Il cambio di linea viene salutato positivamente da Stefano Buffagni, uno dei primi a spingere il Movimento verso l’appoggio al governo Draghi: «L’Italia deve venir fuori bene e velocemente da questo drammatico momento e guardare alla ripresa con lo sguardo dello sviluppo sostenibile, su cui dobbiamo impostare il lavoro dei prossimi 10 anni. Lo sviluppo sostenibile crea posti di lavoro, crea nuove aziende, crea un’economia che ha rispetto del nostro Pianeta. Lo dobbiamo ai nostri figli e alle future generazioni. Andiamo avanti verso un nuovo futuro, le fragole sono mature», scrive Buffagni su Facebook riprendendo le parole di un post di Beppe Grillo. Soddisfatto anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che poco prima delle consultazioni da Draghi, scrive: «Il Movimento 5 Stelle dimostrerà maturità e responsabilità istituzionale. Dobbiamo farlo per gli italiani, ci sono 209 miliardi da spendere. La posta in gioco per il Paese è altissima e lui sa sempre guardare lontano».