Simonetta Matone, ex pm del tribunale per i minori e attuale deputato della Lega, affronta con determinazione il tema della riforma penale riguardante la protezione di donne e minori. In una recente intervista a Il Giornale, Matone ha spiegato le motivazioni che la spingono a sfidare il Partito Democratico su un terreno tradizionalmente di competenza della sinistra: la tutela delle fasce più vulnerabili della società.

Negli ultimi dieci anni, sotto la guida di ministri come Andrea Orlando (Pd), Alfonso Bonafede e Marta Cartabia, il sistema penitenziario italiano non ha subito significative modifiche. Matone critica apertamente questa mancanza di intervento: «Nulla hanno fatto per le carceri. Nulla hanno fatto per i campi rom».

L’urgenza di una riforma per le madri detenute

Matone punta i riflettori su una problematica spesso trascurata: la situazione delle madri arrestate per piccoli furti. L'articolo 146 del codice penale prevede il differimento della pena per le donne incinte o con figli di età inferiore a tre anni. Tuttavia, Matone ritiene che l'applicazione della norma debba avvenire con maggiore flessibilità.

La criminalità legata ai campi rom rappresenta un fenomeno complesso, e Matone non esita a esprimere la sua opinione in merito: «Dietro ogni borseggiatrice c'è qualcuno che la obbliga o la sfrutta». In un caso particolarmente noto, una donna condannata a trent'anni di prigione, madre di dieci figli, deve affrontare una realtà drammatica. Secondo Matone, tale situazione richiede un intervento giuridico che permetta al magistrato di valutare se inviare la donna in carcere o in una struttura protetta denominata Icam (Istituto a Custodia Attenuata per Madri).

Le Icam, luoghi dove le madri possono scontare la loro pena con i figli in un ambiente protetto, rappresentano una soluzione che Matone considera estremamente ragionevole. Questi istituti offrono un’alternativa valida al carcere, soprattutto nei casi in cui la madre subisce sfruttamento o violenza.

In queste strutture, il magistrato ha la possibilità di decidere in base alla specificità del caso, garantendo così che il bambino non diventi un mero salvacondotto per evitare la prigione. Matone insiste sulla necessità di esaminare ogni situazione individualmente, un approccio che, secondo lei, non trova sufficiente applicazione nella pratica giudiziaria attuale.

Critiche e difese in Parlamento

Il dibattito parlamentare sulla riforma delle norme penali ha suscitato accese polemiche. Durante la discussione degli ordini del giorno al Dl Carceri, Matone ha subito attacchi che descrive come «scene davvero sbagliate» e «ad personam». I suoi avversari, secondo lei, non hanno compreso appieno il significato delle sue parole, rivelando una scarsa conoscenza dell'argomento.

Matone ribadisce di non voler promuovere il carcere, soprattutto per le donne incinte, ma di preferire gli istituti di custodia attenuata. Tuttavia, aggiunge un importante distinguo: la decisione deve tener conto del certificato penale della persona coinvolta. La sua proposta punta a garantire una giustizia che non utilizzi i figli come pretesto per commettere reati, ma che esamini ogni caso con la dovuta attenzione e sensibilità.