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Draghi
Super green pass dal 15 febbraio per tutti i lavoratori over 50, pena una sanzione da 600 a 1.500 euro, e obbligo di vaccinazione fino al 15 giugno per tutti i residenti di quella fascia di età che non lavorano. Norme che servono a «ridurre l’ospedalizzazione - spiega il ministro della salute Roberto Speranza - perché due terzi dei ricoverati sono no vax». È questa la principale decisione del Consiglio dei ministri convocato oggi dopo la cabina di regia con le forze di maggioranza e il Cts. Nuovi provvedimenti anche per l’istruzione: alle elementari si andrà in dad per 10 giorni se ci sono almeno due casi positivi in classe, alle medie e alle superiori con tre casi vanno in dad solo i non vaccinati, con quattro casi tutta la classe. Il provvedimento è arrivato dopo un confronto in Cdm tra le forze che volevano un obbligo esteso a tutte le fasce d’età, come il Pd e chi, come il Movimento 5 Stelle, si opponeva a qualsiasi tipo di coercizione. In mezzo, il presidente del Consiglio Mario Draghi, che alla ministra delle Politiche giovanili, la pentastellata Fabiana Dadone, ha spiegato come «la fascia over 50 è quella più vulnerabile dai dati a disposizione, dunque bisogna intervenire per evitare il peso sugli ospedali». Il Cdm ha inoltre stralciato la norma che prevedeva il super green pass per consentire l’accesso ai servizi alla persona, agli uffici pubblici, le banche e i negozi, come previsto dalla bozza iniziale uscita dalla cabina di regia. Sul punto, la Lega aveva fatto sapere che se la misura non fosse stata attenuata, il partito avrebbe potuto valutare un voto negativo in Consiglio dei ministri. E così si è deciso per l’obbligatorietà di green pass base. Il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha spiegato di accettare le nuove misure «ma a condizione che si ricorra massicciamente allo smart working, la dad sia evitata il più possibile, siano assicurati tempi rapidi per le vaccinazioni», mentre la Lega, per bocca dei ministri Giorgetti, Garavaglia e Stefani, ha commentato di essere «responsabilmente al governo» ma «non acquiescenti a misure, come gli obblighi che incidono profondamente sulla libertà al lavoro che è tutelata dalla costituzione o a misure senza fondamento scientifico visto che la maggioranza assoluta dei ricoverati Covid ha ben più di 60 anni». Dal Pd era invece arrivata la richiesta dell’obbligo per tutti «come via maestra per affrontare il tema della crescita di contagi in corso» perché «si tratta dell’unico modo per fare chiarezza ed evitare di infilarsi in distinzioni di età o di funzioni che finiscono per essere portatrici più di equivoci che di soluzioni». Firmata anche una circolare congiunta tra il ministro della Pa, Renato Brunetta, e quello del Lavoro, Andrea Orlando, una circolare per sensibilizzare le amministrazioni pubbliche e i datori di lavoro privati «a usare pienamente gli strumenti di flessibilità che le discipline di settore già consentono sul ricorso allo smart working». E mentre la variante omicron fa registrare 189.109 nuovi casi nelle ultime ventiquattr’ore, con un tasso di positività al 17,3 per cento e 231 decessi, l’AIfa ha dato l’okay per la dose booster alla fascia 12-15 anni.