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Dati Istat peggiori delle aspettative, uno sciopero che paralizza mezzo paese e dichiarazioni al vetriolo tra politica e sindacati. La battaglia sui temi dell’economia e del lavoro che fa da sfondo alla nuova legge di Bilancio non accenna a placarsi, e il clima si fa sempre più teso.
In prima fila c’è il segretario della Cgil, Maurizio Landini, che dalla manifestazione del trasporto pubblico locale a Porta Pia ha ribadito i concetti già espressi qualche giorno fa e che avevano suscitato dure repliche da parte del governo. «Continuo a pensare che di fronte a quello che sta succedendo serve una rivolta sociale - ha detto Landini - È in discussione la libertà di esistere delle persone: come fa uno a essere libero se è precario? Se non arriva alla fine del mese pur lavorando? Se i servizi fondamentali non vengono realizzati, se si continua a tagliare e non si vanno a prendere i soldi dove sono».
Durissima la replica del ministro dei Trasporti e segretario della Lega Matteo Salvini. «Il diritto allo sciopero è sacrosanto, ma è inaccettabile proclamare una mobilitazione selvaggia e senza tutele per chi ha bisogno di muoversi, di curarsi, studiare o lavorare - ha spiegato il leader del Carroccio da Bologna - Troppi italiani sono in difficoltà perché la sconcertante Cgil inneggia alla rivolta sociale guarda caso di venerdì».
D’accordo Forza Italia, secondo la quale, per bocca del capogruppo in Senato Maurizio Gasparri, «Landini continua a straparlare e auspica una rivolta sociale» e così facendo «alimenta tensioni nel Paese e si rende responsabile anche di una degenerazione per quanto riguarda l’ordine pubblico».
E nella polemica, mentre l’Istat certifica come «nel terzo trimestre il livello del Pil italiano è rimasto stazionario rispetto ai tre mesi precedenti, registrando un risultato peggiore rispetto ai principali partner europei e alla media dell’area euro», si inseriscono la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e la segretaria del Pd, Elly Schlein.
«Da giorni ormai la destra se la prende con Cgil e Uil per aver indetto lo sciopero generale contro la manovra, con un attacco gravissimo al diritto di sciopero garantito dalla Costituzione - ha detto la leader dem - Un’arroganza e una protervia senza fine, cui si aggiunge la battuta di scherno della Presidente Meloni che lamenta di non avere diritti sindacali».
Dichiarazione che Meloni, da Budapest dov’era per il vertice europeo, rispedisce al mittente. «Schlein ha detto che io svilisco i diritti sindacali perché, a una trasmissione radiofonica leggera, ho risposto a un sms in modo leggero, dicendo che non mi sentivo bene, ma ero comunque a fare il mio lavoro perché, come voi capite benissimo, qui non c’è nessuno che mi possa sostituire - spiega l'inquilina di palazzo Chigi - Chiaramente citavo il tema dei diritti sindacali: mi dispiace che anche su questo si riesca a fare una polemica, su una cosa completamente inutile».
«Non so - prosegue - cosa si intenda per svilire i diritti sindacali, che questo governo difende molto meglio della sinistra al caviale, ma so che sono abituata a fare il mio lavoro, anche quando non sono al massimo della forma, perché è l’impegno che mi sono presa con gli italiani».
Parole che non sono piaciute per niente alle altre opposizioni, a partire da M5S e Avs.«Io non ho mai mangiato caviale in vita mia; temo che la premier, invece, sia stata folgorata dai salotti internazionali più esclusivi, che vanno ben oltre champagne e caviale», commenta il leader dei Verdi Angelo Bonelli. Ma c’è polemica anche tra gli stessi sindacati, viste le posizioni divergenti tra Cgil e Uil, da un lato, e Cisl, dall’altro. Che con il segretario Luigi Sbarra spiega la propria visione.
«Non condividiamo le motivazioni di questo sciopero, ma abbiamo rispetto per le iniziative degli altri sindacati e chiediamo altrettanto rispetto per la nostra posizione - ha detto Sbarra - È sbagliato infiammare gli animi e buttare benzina sul fuoco del malessere sociale. Dobbiamo costruire le condizioni affinché, attraverso il dialogo e il confronto, si affrontino insieme le grandi sfide che abbiamo davanti».