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«Anche io sono convinto che resuscitare Renzi, premiandolo dopo la disfatta elettorale europea e i suoi ripetuti fallimenti, sia una scelta che avrebbe un costo pesantissimo per la serietà e credibilità del progetto di alternativa a Meloni».
Per Conte sarebbe «una scelta peraltro incomprensibile per gli elettori, visto che Italia viva in questa legislatura ha votato quasi sistematicamente con il centrodestra e governa con le destre in molte amministrazioni territoriali. Ma – aggiunge – è una scelta inaccettabile anche se vogliamo che il progetto politico progressista sia costruito nel segno, per noi imprescindibile, dell'etica pubblica e della lotta all'affarismo. Lasciare questo spazio a Renzi, incoronarlo così platealmente come credibile rappresentante di un polo moderato, è un grande harakiri».
Ma l’ex presidente del Consiglio si spinge oltre e attacca direttamente Elly Schlein, pur senza nominarla. «Il metodo e il merito con cui tutto ciò sta avvenendo e viene assecondato dai vertici del Pd sta aprendo una grave ferita con la mia comunità del Movimento 5 Stelle: una comunità che intende antropologicamente la politica in modo diametralmente opposto – spiega il leader M5S – Se poi qualcuno pensa che Renzi possa facilitare un dialogo diretto con il Partito democratico statunitense e con il governo israeliano allora dico che, a maggior ragione, occorre un forte chiarimento sulla politica estera: per noi del Movimento 5 Stelle i governi italiani non si decidono a Washington».
E poi un nuovo passaggio sul rapporto con gli Usa. «La nostra alternativa non prevede nessuna subalternità rispetto anche a nostri consolidati alleati come gli Usa; la prospettiva multipolare e la ricerca incessante della pace come unica soluzione ai conflitti bellici saranno fattori discriminanti per un'intesa politica», conclude Conte.
La risposta di Renzi non si fa attendere. «L’attenzione di Giuseppe Conte alle questioni di politica estera è meritevole di un approfondimento serio, trasparente e rigoroso – scrive in una nota il leader di Iv – Per la nostra idea di centrosinistra il rapporto con gli americani non è in discussione non solo per la storia da Alcide De Gasperi in poi ma anche dai tempi dell’apertura di Enrico Berlinguer e della leadership strategica di Giorgio Napolitano. Non facciamo scegliere i Governi a Washington, ovviamente, e ancora più ovviamente non lasciamo che sia Mosca a decidere per noi. Quanto alla politica americana tra Donald Trump e Kamala Harris noi non abbiamo dubbi: stiamo dalla parte dei democratici americani, stiamo dalla parte di Kamala senza se e senza ma. Ci auguriamo che tutto il campolargo sia dalla parte dei progressisti contro i sovranisti».