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Walter Verini, senatore del Pd
Senatore Verini, fin quando proseguirà la strategia dell’Aventino?
Nessun Aventino. Pd, M5S e Avs ci siamo allontanati al momento del voto sulla presidenza della commissione Antimafia perché profondamente colpiti dalla totale insensibilità e arroganza di questa destra. La quale nel giorno dell’anniversario della strage di Capaci ha dato uno schiaffo a tante persone, familiari e associazioni di vittime di mafie e terrorismo che avevano chiesto che Colosimo non venisse eletta per le sue occasioni di frequentazione con il terrorista stragista nero Ciavardini. Di fronte a questa arroganza e insensibilità abbiamo lasciato l’Aula. Noi non pratichiamo politiche aventiniane.
Eppure in commissione Giustizia è andata avanti per mesi la questione Delmastro, con la minaccia di uscita in caso di sua presenza, che poi si è concretizzata.
Nelle commissioni Giustizia noi abbiamo lasciato i lavori quando il sottosegretario Delmastro è ricomparso, dopo oltre due mesi in cui ha avuto la decenza di non presentarsi per le sue gravissime violazioni istituzionali durante la vicenda Cospito. Aspettiamo ancora le sue scuse per aver detto che «i parlamentari del Pd hanno fatto l’inchino ai mafiosi». Questa protervia non è un problema del Pd, è un problema del governo, di questa maggioranza e riguarda il funzionamento di organismi importanti.
Ma al governo questo atteggiamento non sembra interessare, visto che va avanti per la sua strada: come se ne esce?
Meloni e il suo governo hanno coperto gravissimi comportamenti di un sottosegretario e di un membro del Copasir come Donzelli, i quali hanno usato carte non divulgabili per manganellare le opposizioni. Al di là del rilievo penale, che a noi interessa relativamente e che ha avuto inizio sulla base di un esposto di altri parlamentari non del Pd, nella stessa richiesta di archiviazione della Procura si ammettono violazioni del segreto dal punto di vista amministrativo. Questo conferma la gravità di certi comportamenti - aggravati dai gravi insulti diffamatori contro il Pd - di chi li ha praticati e di chi li ha coperti in Parlamento, a partire dal ministro Nordio.
La protesta in commissione Antimafia avrà altri capitoli?
Non abbiamo partecipato alla grave elezione di Colosimo, ma siamo rientrati per votare come vicepresidente l’ex procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho, che sarà un presidio solido di legalità e impegno antimafia. Vogliamo che la commissione funzioni e contribuisca a contrastare le mafie perché c’è molto lavoro da fare. Ci sono domande che chiedono ancora risposte e poi ci sono altre questioni stringenti.
Ad esempio?
Le mafie penetrano nell’economia reale e vogliono mettere mano negli appalti e nel Pnrr. C’è bisogno di una commissione Antimafia che vigili con i suoi strumenti e aiuti il lavoro che altre istituzioni e la magistratura compiono quotidianamente. Ci impegneremo in tutti i modi perché questo avvenga, anche a stretto contatto con tante associazioni e forze sociali. Ma questo è solo un esempio. C'è il tema della crescita dell'usura, del welfare criminale, del riciclaggio, della finanziaria azione e dell' internazionalizzazione delle mafie... Lo stesso arresto di Messina Denaro apre pagine inquietanti, non le chiude. Chi ha protetto in tutti quegli anni il boss? Quali menti ' politiche' hanno aiutato la mafia stragista? Quali legami tra terrorismo nero e mafie? Sono domande che la commissione Antimafia può aiutare a rilanciare, accendendo fari su queste. Aiutando la magistratura, non attaccandola. Ricordare le vittime delle mafie richiede coerenza tutti i giorni, non solo in occasione dei discorsi per gli anniversari.
Pensa sia possibile ristabilire un dialogo costruttivo tra governo e opposizione, ad esempio sul Pnrr?
Bisogna chiederlo al governo, che anche su questo sta tenendo un atteggiamento dannoso. Sembra brancolare nel buio. Dicevano di essere pronti a governare ma sono nel caos. Hanno demolito la governance del Pnrr e balbettano di rivisitare il piano ma non coinvolgono adeguatamente le opposizioni. Nelle questioni di interesse nazionale siamo disponibili a collaborare, ma il punto è che il governo è latitante anche sul Pnrr si dimostra chiuso, senza ammettere i propri limiti. Ora presenteranno - dicono - una relazione al Parlamento. Secondo me giocano col fuoco mettendo a rischio finanziamenti fondamentali per l'Italia.
L’altro ieri è stato annunciato il via libera a un pacchetto di misure sulla giustizia, dalla depenalizzazione dell’abuso d’ufficio alle intercettazioni. Come si muoverà il Pd?
Nordio non fa bene il suo mestiere di ministro. Oggi sarebbe il tempo di applicare le riforme, non di rimetterci le mani, soprattutto agitando temi divisivi. E farlo accelerando le assunzioni di magistrati e personale amministrativo, stabilizzando gli addetti all'Ufficio per il Processo, accelerando digitalizzazioni e spendendo i tre miliardi di investimenti che i nostri governi hanno lasciato. Sulle carceri, poi, perché per tre volte hanno respinto in aula le nostre richieste di proroga della semilibertà ai detenuti che ne usufruivano a causa del covid? Nordio avrebbe potuto inoltre ripristinare la possibilità delle maggiori telefonate concesse durante il covid, e invece vediamo molte parole, interviste, proclami, ma una incoerenza quotidiana.
E le altre riforme annunciate?
Il filo conduttore sembra essere quello di un allentamento dell’azione contro i reati che riguardano la Pa e contro la corruzione. Sull’abuso ufficio, il tema è sbagliato. È un reato che come fattispecie è già stato svuotato. Per aiutare i sindaci e cancellare la “paura della firma” è necessario tutelare gli amministratori da responsabilità che non stanno in capo a loro, non depenalizzare l’abuso d’ufficio. In realtà, colpendo l’abuso d’ufficio, si indebolisce anche il reato spia che è propedeutico ai reati contro la Pa. Su questo il governo mostra segnali preoccupanti. Per quanto riguarda le intercettazioni, da circa due anni non si parla più di gogna mediatica, perché con il recepimento della direttiva europea sulla presunzione d’innocenza e con la riforma Cartabia, la stretta è stata evidente. Oggi è un fenomeno marginale, tanto che lo stesso Nordio ha detto che «fino a tempo fa c’era l’ossessione delle gogne mediatiche, mentre oggi il pendolo è sbilanciato dalla parte opposta, quello del diritto all’informazione». La gogna mediatica è un pretesto, oggi il tema è capire se si vuole ridurre le intercettazioni come strumento d’indagine. Ecco, questo sarebbe davvero pericoloso.