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Elly Schlein, segretaria nazionale del Pd
Niente effetto Schlein, il Pd arranca alle Amministrative. Se l'obiettivo minimo del Pd era almeno riaprire i giochi nelle vecchie roccaforti toscane cadute in mano “nemica” Siena, Pisa e Massa Carrara - non si può dire che Elly Schlein l'abbia centrato in pieno. Perché se a Siena i dem (senza M5S e senza Terzo Polo, diviso a sua volta tra Azione e Iv) andranno al ballottaggio coi favori di un vantaggio sul centrodestra, a Pisa non ci sarà bisogno di un secondo turno: Michele Conti, sostenuto dal centrodestra unito, diventa sindaco al primo colpo. E non va tanto bene nemmeno a Massa, dove il Pd arriva sì allo “spareggio” ma senza troppi margini di speranza. Perché il Comune toscano è tra le pochissime realtà in cui la coalizione di governo si è presentata spacchettata: da un lato Lega e Forza Italia che guadagnano il gradino più alto del podio, dall'altro Fratelli d'Italia e Noi Moderati che ottengono il terzo posto. Ma se sommati, i voti del centrodestra sfiorano il 50 per cento dei consensi che rappresenta un'ipoteca sul ballottaggio.
Dei tredici capoluoghi di provincia chiamati a eleggere il sindaco, otto provenivano da una Giunta di centrodestra, cinque da una di centrosinistra. E già al primo turno la coalizione guidata da FdI porta a casa Treviso, Imperia, Sondrio, Pisa e riconquista Latina dopo sette anni con un plebiscito. I dem tengono Brescia - su cui la segretaria aveva puntato molto, tanto da chiudere qui la campagna elettorale - e Teramo. Per tutte le altre ci sarà bisogno del ballottaggio. Ed è qui che diventa vitale per Schlein mantenere inespugnata Ancona, l'unica Stalingrado rimasta nelle Marche, diventate ormai regno incontrastato di Meloni. Ma i rapporti di forza del primo turno, con la destra avanti di cinque punti (mentre scriviamo) sulla coalizione guidata dal Pd, non promettono niente di buono. «Ad Ancona non è stato possibile trovare l'accordo con i Cinque Stelle, confido possa accadere al secondo turno», spiega Davide Baruffi, responsabile Enti Locali. «Confido che ad Ancona il risultato di Simonella sia un risultato positivo. Lo scarto è di cinque punti». I dem però provano a concentrarsi su Vicenza e Brindisi, dove riescono a ottenere lo spareggio. «A Vicenza, in un Comune governato dalla destra nel profondo Nord, noi corriamo per vincere fra due settimane», dice ancora Baruffi.
Bottino magro, per chi sperava di invertire la rotta. Certo, le Amministrative non sono le Politiche, ma il test non era di quelli insignificanti. Anche perché, tra le prove tecniche andate in scena, quella sulle alleanze è una nota dolente di cui prendere atto. Il campo largo sognato da Letta è definitivamente collassato. In ogni città i dem si sono presentati in modo alternativo con i grillini o con i calendiani, senza possibilità di dialogo. Una scelta che al momento non sembra aver pagato. Non solo. La competizione tra Conte e Schlein ha prodotto risultati modesti anche lì dove la sfida sembrava alla portata. I due leader non hanno mai condiviso un palco in campagna elettorale neanche lì dove l’alleanza giallo-rossa si candidava a vincere unita la battaglia col centrodestra.
E nei Comuni in cui il M5S sceglie di non stringere accordi coi dem, trova come compagni di strada partiti minori ma fortemente connotati a sinistra: Unione popolare, Rifondazione comunista e Partito comunista. Una strategia che spinge sempre di più i grillini a presentarsi come spina nel fianco alla sinistra del Pd, ma che non produce dividendi politici. Certo, ai ballottaggi si aprirà una nuova partita, ma forse, per vincere, sarebbe stato meglio presentarsi tutti insieme fin dal primo minuto di gioco.