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L’appuntamento è per la prossima settimana e sarà l'ultima occasione per evitare il terremoto nella maggioranza. A chiedere il faccia a faccia è stato Renzi, dopo che Conte gli aveva inviato un messaggio. L'esito positivo del confronto è improbabile, non impossibile. In quel caso si tratterebbe probabilmente solo di un rinvio dello showdown, ma lungo: questione di mesi non di settimane come nel caso della fragorosamente annunciata intervista di mercoledì sera a Porta a Porta.
Proprio la grancassa che aveva annunciato l'intervista al fulmicotone ha spinto molti commentatori e interpretare invece il pronunciamento del leader di Iv come una frenata, un ' penultimatum', insomma melina. E' un'impressione infondata. Renzi, salvo intesa in extremis con il premier la settimana prossima, intende lasciare la maggioranza e l'annuncio, ribadito anche ieri, di mozione di sfiducia contro Bonafede entro pasqua è in questo senso definitivo. Però non vuole neppure ritrovarsi come Salvini in agosto ed evita di essere precipitoso. Senza contare il particolare per cui di qui al 12 aprile spera di portare a casa le nomine e in effetti da quel punto di vista il dialogo con Conte non si è mai chiuso In parte, certo, siamo di fronte all'eterno e stucchevole gioco del cerino: Renzi vuole essere messo alla porta, Conte mira a rendere chiaro che se ne è andato da solo. Ma questo è tutto sommato l'aspetto meno rilevante.
La vera difficoltà, per Renzi, sta nell'uscire dalla maggioranza senza che ciò implichi le elezioni in settembre o addirittura in giugno. La
decisione della maggioranza di chiudere la partita sula legge elettorale prima del 29 marzo alla Camera lascia infatti aperto uno spiraglio anche per il voto prima della pausa estiva.
Nonostante le apparenze, i ' responsabili' candidati a sostituire i suoi senatori salvando il governo Conte sono per l'ex premier più una rete di protezione che una minaccia. Per esserci ci sono: una dozzina di ex forzisti convinti ( parola loro) che in Italia ci sia una massiccia richiesta di Democrazia cristiana e che la loro missione sia appunto ricostituire un partito moderato e centrista cattolico. Daranno vita a un gruppo sfruttando il simbolo dell'Udc, sono una dozzina ( a meno di nuovi ingressi), li coordina uno degli uomini più vicini a Berlusconi che ci siano mai stati, Paolo Romani, contano nei loro ranghi l'ex segretario dell'Udc Cesa, bastano a tenere in piedi il governo Conte però appeso a un filo sottilissimo. Renzi ritie- ne che quel filo si spezzerà comunque in giugno e che a quel punto, se le regionali si saranno concluse con una pesante sconfitta del Pd e se la recessione starà bussando alle porte dell'Italia, la sua proposta, confermata ieri in conferenza stampa e subito cestinata dai destinatari, dovrà essere accolta da tutti: elezione diretta del ' sindaco d'Italia', sblocco con tanto di commissariamento dei cantieri pubblici, eliminazione del reddito di cittadinanza.
Se invece i ' responsabili' non basteranno, la crisi sarà inevitabile. Dopo la mozione su Bonafede ma, se Conte farà in tempo, ancora prima: quando il premier porterà in Parlamento il suo programma economico triennale e su quello chiederà la fiducia. I numeri reali dei responsabili si conteranno solo allora, in aula. Se basteranno il governo andrà avanti ma in condizioni di totale fragilità, altrimenti bisognerà dar vita a un governo istituzionale per alcuni mesi, sino all'apertura delle urne, e anche in quel caso, complice la difficile fase economica, Renzi mira a prolungare la vita di quel governo almeno per un paio d'anni.
E' una partita molto rischiosa ma lo è per tutti. Per Conte non meno che per Renzi: perché non è del tutto certo che i voti in soccorso siano sufficienti, perché le reazione dei 5S a un governo con Romani e Cesa sono un'incognita e perché, anche se tutto andasse bene, quella nuova maggioranza partirebbe già zoppa. Non a caso, pur preparandosi allo scontro in aula e al cambio di maggioranza, il premier non ha interrotto le trattative con l'arcinemico di Rignano sulle poltrone, che anzi procedono spedite.
La proposta che Renzi farà a Conte è quasi scontata: gli chiederà di guidare lui il processo riformatore che il leader di Iv ha delineato negli ultimi due giorni. Le possibilità di successo sono pari a zero. Il programma di Renzi: elezione diretta, eliminazione del reddito di cittadinanza, apertura commissariata dei cantieri, svolta garantista sulla giustizia è l'opposto esatto di quello dei 5S, che tengono comunque in piedi più di chiunque altro il governo. La sola incognita riguarda la controproposta che avanzerà Conte. Bocciata la quale si passerà dalle parole ai fatti.