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Matteo Salvini e Giorgia Meloni aspettano la chiamata di Silvio Berlusconi che, a brevissimo, dovrebbe convocarli (verosimilmente ad Arcore) per discutere delle regionali e chiudere la partita sui candidati di Calabria e Campania. L’infortunio capitato al leader azzurro a Zagabria ha rallentato le operazioni, ma come ha avuto modo di spiegare Salvini «Noi abbiamo le idee chiare, adesso che Berlusconi sta meglio ci vedremo per decidere».
La posizione del Carroccio sulla Calabria è nota da tempo. Il no al nome del sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, fortemente voluto dal coordinamento regionale di Fi, è categorico ed è stato espresso attraverso tutti i canali ufficiosi e ufficiali possibili. Né, almeno fino al momento, sembrano avere avuto alcun effetto gli appelli pro Occhiuto lanciati, a intervalli regolari, da Vittorio Sgarbi che indica nel primo cittadino il miglior candidato possibile per governare la Regione.
Ma il niet della Lega è valido anche per il piano b degli azzurri legato al nome del fratello del sindaco e cioè Roberto Occhiuto, vicepresidente dei deputati di Fi. Salvini ha detto chiaramente, proprio in concomitanza con la dichiarazione del dissesto del Comune bruzio, che Fi ha in Calabria altri sindaci preparati e senza problemi giudiziari. Il che ha portato subito al nome del sindaco di Catanzaro Sergio Abramo, il quale da tempo sta lavorando a fari spenti sulla propria candidatura sfruttando proprio un canale privilegiato di rapporti con la Lega.
Ulteriore indizio che potrebbe far pendere il piatto della bilancia in favore di Abramo è legato alla sua presenza all’ultimo vertice azzurro a Napoli, dove gli stati maggiori del partito, da Antonio Tajani a Maria Stella Gelmini, hanno di fatto lanciato la candidatura di Stefano Caldoro.
Il sindaco di Catanzaro è stato l’unico dei big calabresi presenti all’appuntamento, al quale non partecipato neanche la vicepresidente della Camera Mara Carfagna. Un’assenza che è stata letta come segnale di una rottura, quasi irreversibile, dei rapporti con il partito di appartenenza e fatto crescere in maniera esponenziale le possibilità della creazione di gruppi autonomi, legati alla Carfagna e alla sua Fi del Sud, sia alla Camera che al Senato. Proprio alla vicepresidente, del resto, sono legati i parlamentari calabresi, da Roberto Occhiuto a Francesco Cannizzaro, passando per la coordinatrice Jole Santelli che, tuttavia, prova a stare in equilibri avendo avuto per lunghi anni un rapporto privilegiato con Silvio Berlusconi.
Il rischio rottura dentro il partito di Berlusconi, dunque, è altissimo e Italia Viva di Matteo Renzi è vigilissima sulle operazioni, a tutte le latitudini, pronta ad arruolare tutti gli eventuali scontenti che dovessero decidere di uscire da un partito che, in questa fase, viene anche punito dai sondaggi.
E forse anche per evitare di mettersi di traverso in una situazione così delicata Salvini ha preso tempo anche sul nome di Stefano Caldoro, che pure in un primo momento sembrava avere il consenso anche della Lega. E se è pur vero che i sondaggi segnalano vento in poppa per il fronte sovranista, con Lega e Fdi in grado di chiudere le varie partite anche da soli, è anche prudente evitare di mettersi nei guai con il moltiplicarsi di candidature sui vari territori che potrebbero rivelarsi assai pericolose per la vittoria finale.
In Calabria la possibilità che gli Occhiuto decidano di scendere in campo anche da autonomi sono elevate. E potrebbero salire ancora di più in caso di concomitante addio da parte di Mara Carfagna.
Anche per questo le diplomazie sono al lavoro e valutano possibilità di candidature di superamento. In Calabria l’ipotesi più gettonata è quella che conduce al nome di Caterina Chiaravalloti. Magistrato, presidente del Tribunale di Latina, in passato di Castrovillari e figlia di Giuseppe, ex presidente della Regione Calabria 2000 al 2005.