Arriverà domani al porto di Schengjin, in Albania, la nave Libra della Marina militare partita nella primissima mattina di ieri per portare il primo gruppo di migranti nei centri dove saranno sottoposti alle procedure accelerate di frontiera. Con un ritardo di diversi mesi infatti i due centri fatti costruire dal governo sono ormai pronti per essere utilizzati, con un centro per il trattenimento dei richiedenti asilo da 880 posti, un Cpr da 144 posti e un piccolo penitenziario da 20 posti.

Come prevede la legge, sulla Libra ci sono solo migranti maschi, adulti, non vulnerabili e proveniente da paesi considerati sicuri. Lo screening è stato fatto sulla nave, ancora al largo di Lampedusa, dove invece sono stati fatti scendere donne, minori, persone torturate e malati, che verranno immessi nel normale circuito di accoglienza in attesa che la loro richiesta di asilo venga vagliata dalle commissioni territoriali.

Tutta l’operazione è coordinata dal ministero dell’Interno, con il ministro Matteo Piantedosi impegnato in prima persona per garantire «continuità» nelle partenze e far sì che i centri possano operare fino nella loro totalità. A Shengjin i migranti saranno sottoposti a un secondo screening e poi trasferiti a Gjader, un ex sito dell’Aeronautica albanese a una ventina di chilometri verso l’interno, dove si trovano i centri di permanenza.

«Il governo di Giorgia Meloni alza le tasse e sperpera quasi un miliardo di euro dei contribuenti per i centri migranti in Albania, in spregio ai diritti fondamentali delle persone e alla recente sentenza europea sui rimpatri che fa scricchiolare l’intero impianto dell’accordo con l’Albania - ha detto ieri la segretaria del Pd, Elly Schlein - Potevamo usare quelle risorse per accorciare le liste di attesa o per assumere medici e infermieri».

Il riferimento alla sentenza europea riguarda il recente pronunciamento della Corte di Giustizia di Lussemburgo secondo la quale un Paese, per essere definito sicuro, non deve ricorrere «alla persecuzione, alla tortura o ad altri trattamenti inumani» in ogni sua zona e per qualsiasi persona. Stando a quanto sopra 15 dei 22 Paesi considerati sicuri dalla Farnesina non rispettano il criterio, compresi Tunisia, Egitto e Bangladesh, dai quali arriva la maggior parte dei richiedenti asilo (egiziani e bengalesi sono anche i migranti sulla Libra).

Ma il governo non sembra intenzionato ad aspettare i pronunciamenti dei giudici italiani, i quali probabilmente recepiranno la sentenza europea, come fato capire dallo stesso Piantedosi. «Sia chiaro - ha detto il ministro a La Stampa - che non ci faremo scoraggiare da queste decisioni di alcuni tribunali e contiamo di affermare le nostre ragioni con iniziative tutte interne allo stesso sistema giudiziario, impugnandole e portandole al giudizio delle massime giurisdizioni del nostro Paese».

Governo che gode dell’appoggio di tutti i partiti di maggioranza, con Forza Italia e Lega che una volta tanto mettono da parte le diatribe divenute ormai quasi quotidiane, dalla manovra allo Ius scholae. «Grazie al lavoro paziente del Ppe e a Forza Italia siamo riusciti ad aprire un varco sul sostegno da parte dell'Europa nei confronti di chi, come l'Italia, ha extracosti evidenti nella gestione degli immigrati - ha spiegato il portavoce nazionale di Forza Italia, Raffaele Nevi L’alternativa del Pd e dei 5 Stelle invece è di lasciare tutto libero, chi vuole può entrare in Italia tranquillamente e accomodarsi, poi però non c'è il lavoro e non ci sono le case e il problema va gestito: questo invece sarà un grandissimo deterrente».

A proposito di Ius scholae, da segnalare le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ieri in visita a Milano. «Poc’anzi don Massimo Mapelli ricordava che, oggi, “trasmettere e insegnare la lingua e la cultura italiana significa dare ai giovani e agli adulti che arrivano nel nostro Paese un modo di costruire la cittadinanza” - ha detto il capo dello Stato riprendendo le parole di un sacerdote - ecco, significa davvero, trasmettendo la lingua, integrando ed agevolando, costruire la città, quella di oggi e del futuro».

Un’idea condivisa da chi, come il segretario di Più Europa Riccardo Magi, ha fatto del referendum sulla cittadinanza una battaglia politica e parlamentare. Lo stesso Magi critica fortemente i centri aperti dal governo, spiegando che «con il primo gruppo di migranti in Albania, l’Italia apre ufficialmente le sue prime colonie detentive per stranieri nel territorio di un altro Paese».