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«Quando c’era lui certe cose non succedevano». È riassumibile così la visione del fenomeno migratorio secondo Roberto Calderoli, il ministro per gli Affari regionali leghista che prova a soffiare sul fuoco della polemica. Lì dove per «lui» si intende chiaramente Matteo Salvini, ex ministro dell’Interno e dei porti chiusi, che oggi invoca l’intervento della Marina militare per fermare i profughi: il blocco navale, promesso da Meloni in campagna elettorale, in salsa leghista.
Calderoli scegli di sposare la linea dell’intransigenza, seguendo l’esempio del suo leader e del vice segretario Andrea Crippa, che il giorno prima si era spinto fino criticare apertamente la via diplomatica imposta da Meloni per affrontare la questione. E a nulla vale nemmeno la clamorosa retromarcia del presidente francese Emanuel Macron, che pochi istanti prima aveva parlato del dovere di tutti gli europei a «non lasciare l’Italia sola dinanzi a quello che sta vivendo», annunciando la collaborazione tra Roma e Parigi per prendere delle «decisioni» comuni.
A Calderoli evidentemente non basta, come non basta sapere dell’arrivo di una delegazione della Commissione Ue a Lampedusa, e torna a martellare con una delle parole d’ordine storiche del Carroccio: «Invasione», anche se «pacifica», concede. «Ma comunque un’invasione», insiste. «Perché trattandosi di persone che in larga parte non hanno i requisiti per ottenere l’accoglienza umanitaria, e trattandosi di arrivi che contrastano con le nostre vigenti leggi italiane in materia di immigrazione, di invasione si tratta a tutti gli effetti», aggiunge Calderoli avendo presumibilmente effettuato d’ufficio ogni controllo di frontiera e verificate una a una tutte le richieste d’asilo. Non solo, il ministro per le Autonomie è convinto che dietro l’esodo biblico di esseri umani dall’Africa non ci siano guerre, persecuzioni, fame ma una «regia» occulta non meglio specificata. L’Italia dunque dovrà fare per conto proprio, è il Calderoli pensiero. «Quando Matteo Salvini era ministro degli Interni tutto ciò non si verificava, per cui a buon intenditor poche parole. Pensiamoci bene, prima che possa accadere veramente una catastrofe in termini di ordine pubblico e sicurezza».
L’unica soluzione, dunque, per la Lega è il ritorno integrale ai decreti sicurezza del “capitano”. Magari non funzioneranno a fermare gli sbarchi, ma saranno utilissimi in vista della campagna elettorale per le europee durante la quale il Carroccio spera di recuperare almeno un po’ dell’enorme gap che lo separa da Fratelli d’Italia.
E che sulla questione migranti si stia giocando anche una partita politica tutta interna alla maggioranza lo dimostrano anche le parole di Paolo Barelli, capogruppo alla Camera di Forza Italia, che ad Affaritaliani.it dichiara: «Forza Italia ritiene che i problemi che ha oggi l'Africa, tra crisi economica, terremoti, inondazioni e colpi di Stato, incidono su un continente con quasi un miliardo e mezzo di persone ed è una questione che non può essere risolta da un singolo Paese come l'Italia, con o senza i decreti Salvini del Conte I». L’avvertimento alla Lega è chiaro, ma l’impressione è che il governo al momento brancoli nel buio. Se Salvini invoca l’intervento militare italiano, l’azzurro Antonio Tajani - che a breve volerà a Berlino e a Parigi per affrontare la questione - chiede quello dell’Onu, puntando di nuovo il dito contro una possibile strategia destabilizzante messa in atto della Wagner in Africa per mettere in difficoltà l’Europa. Meloni, dal canto suo, potrebbe avere in mente dei nuovi provvedimenti per tentare di contenere il fenomeno migratorio da sottoporre già al Consiglio dei ministri di lunedì prossimo.
Ma è chiaro che qualunque intervento esclusivamente italiano e di natura puramente repressiva rischia di rivelarsi un enorme buco nell’acqua, utile a contenere solo l’attacco della Lega nei confronti della premier.
Salvini intanto, che ieri era a Palermo per una nuova udienza del processo Open Arms, è stato accolto da uno striscione retto da alcuni deputati leghisti all’ingresso del carcere Pagliarelli con su scritto: «Unico a fermare i clandestini, giù le mani da Salvini». Resta solo da capire a chi fosse indirizzato il messaggio.