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Il garantismo non ha nulla a che vedere con la fuga dai processi. E Matteo Salvini, per il quale ieri il tribunale dei ministri ha chiesto al Senato una nuova autorizzazione a procedere, è ben diverso dal Matteo Renzi del caso “Open”, che in aula ha puntato il dito contro quella magistratura che «pretende di decidere cosa è un partito e cosa no».
Casi talmente distanti, sottolinea al Dubbio il deputato Gennaro Migliore, che Italia Viva ha già scelto da che parte stare: votare sì alla richiesta di autorizzazione a procedere contro l’ex ministro. La vicenda risale a luglio scorso ed è relativa ad uno dei tanti stop forzati di navi cariche di migranti nei porti italiani imposti dall’ex ministro. Salvini è accusato di aver «determinato consapevolmente l’illegittima privazione della libertà dei migranti, costretti a rimanere in condizioni psicofisiche critiche a bordo» della Gregoretti, il pattugliatore della Guardia Costiera rimasto fermo nel porto militare di Augusta quattro giorni con a bordo oltre 100 migranti.
Per il tribunale dei ministri, infatti, l’ex capo del Viminale, abusando dei propri poteri, avrebbe privato consapevolmente della libertà personale quelle persone. E il leader della Lega ora grida allo scandalo: «rischio fino a 15 anni di carcere. Ritengo che sia una vergogna che un ministro venga processato per aver fatto l'interesse del suo Paese».
Onorevole, siamo di fronte ad un nuovo caso Diciotti: i suoi colleghi di Italia Viva voteranno come hanno fatto in passato, autorizzando il tribunale a procedere, o questa volta la storia sarà diversa?
Noi siamo tendenzialmente favorevoli al fatto che di fronte ad un’accusa ci si debba difendere e affermare le proprie ragioni nei processi e non utilizzando degli scudi di carattere politico, così come è successo nel caso Diciotti.
Insomma, voterete sì?
Mi pare evidente.
Eppure in questi giorni il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ha parlato molto di garantismo in relazione alla vicenda “Open”: non ritiene che in questo caso possano valere le stesse obiezioni?
Siamo di fronte a due situazioni completamente diverse. Questo non è garantismo, questo è utilizzare, come è stato fatto anche nel recente passato con la complicità dei Cinque Stelle, una protezione che ha un carattere esclusivamente politico.
Qual è la differenza?
Salvini basa la propria linea di difesa sul fatto di dire che ha agito nell’interesse del Paese, io penso che abbia agito contro gli interessi del Paese. Si tratta di una tesi esclusivamente politica, che non può essere confusa con le garanzie processuali, per chi il processo l’affronta.
In pratica ritiene che i reati contestati dalla Procura di Catania siano stati effettivamente commessi da Salvini?
Io non do sentenze. Ho criticato convintamente quella scelta, dopodiché la magistratura faccia il proprio corso, non ho nemmeno la pretesa di risolvere questa questione per via giudiziaria. Per quanto mi riguarda, questa scelta era indecente anche quando di mezzo c’erano le navi delle ong, non solo con le navi militari. Certamente con queste ultime è chiaro che ci siano delle implicazioni maggiori, ma non ho nessuna intenzione di esprimermi sulla fattispecie penale. E per quanto mi riguarda, il profilo politico di quelle azioni è più che sufficiente per motivare un mio dissenso profondo.