PHOTO
La premier: «niente bonus ai benestanti» Lite social Malan- Vianello ( Radio1Rai)
Manovra che vai, polemica che trovi. Questa volta a non smettere di placarsi è quella sulla volontà del governo di abrogare il bonus cultura di 500 euro per i neodiciottenni e introdurre una “carta cultura” che coinvolga l’intera filiera del settore. Ma questo secondo provvedimento giace ancora sulla scrivania del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e così il dibattito politico si concentra ancora sulla norma attualmente in vigore, ma destinata a scomparire da 2023.
«Noi non vogliamo abolire il bonus - ha spiegato ieri la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nella sua consueta “agenda” sui social - Il ministro Sangiuliano sta lavorando a una “carta cultura”, però sicuramente 18app è una misura che va rivista». Secondo Meloni «questi 500 euro al compimento dei 18 anni vengono riconosciuti a tutti, indipendentemente dal reddito», spiegando poi di non ritenere giusto che «un figlio di un milionario o di un parlamentare» usufruisca del bonus. Con la conseguente rinuncia «per le fasce di reddito più alte».
E così si arriva alla proposta su come dovrebbe essere modificata la norma. «Penso che la stessa misura, concentrata su redditi più bassi, possa essere molto più impattante - continua Meloni - Quindi credo vada introdotto un limite nel reddito di chi vi accede». Per poi concentrarsi anche su una migliore definizione di «contenuti e cose che si possono acquistare con queste risorse». Infine, un occhio alle truffe, con l’auspicio finale di non togliere «queste risorse alla loro destinazione originale: i giovani e la cultura».
Ma le precisazioni non convincono i difensori della norma, e il primo difensore della norma da lui stesso voluta è Matteo Renzi. «La 18app non è stata pensata come un sussidio per i poveri ma come il modo con il quale lo Stato accoglie i diciottenni nella comunità degli adulti - scrive su twitter - Con l’incentivo alla cultura, non con la mancia per i poveri: noi siamo per la cultura, la Meloni è per i sussidi».
Per poi illustrare la sua posizione nella consueta enews. «La maggioranza si è presa paura e sta tornando indietro, ma ancora il destino della 18App non è al sicuro - commenta - Quelli che hanno presentato l’emendamento potrebbero di nuovo tornare alla carica e noi su questa cosa non molliamo di un centimetro». Per poi spedare di non fare «opposizione ideologica» ma di essere «i più tenaci nel fare opposizione quando il governo fa scelte assurde, pronti persino all’ostruzionismo». E rilanciando infine la petizione online che difende il bonus.
La polemica però nel frattempo corre sui social, e a commentare la proposta del governo è il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Lucio Malan. Che ritwittando il cinguettio di un utente che si lamentava di non poter più comprare il biglietto per il concerto dei Maneskin con il bonus, a sua volta scrive «ecco un esempio dell’uso del bonus cultura». Non dando giudizi, certo, ma lasciando intendere che l’utente in questione non stesse facendo buon uso del denaro. Apriti cielo. Tra chi invita il senatore a riflettere sul fatto che proprio i concerti sono una delle principali destinazioni degli acquisti tramise 18app e chi si domanda se di fronte a una lamentela per un mancato concerto di Riccardo Muti Malan avrebbe reagito allo stesso modo, è il capogruppo a precisare che il suo era un «tweet neutro».
Malan ha anche polemizzato con il direttore di Radio 1 Rai, Andrea Vianello, che aveva elogiato il bonus spiegando che i suoi tre figli ne avevano usufruito e che si tratta di un modo per far gestire in maniera indipendente il denaro ai ragazzi. Dopo il retweet di Malan ( «altro esempio di uso del bonus cultura: 1500 euro ai figli di persona ad alto reddito» ) e le successive polemiche Vianello ha cancellato il tweet.
Insomma, un dibattito che va oltre i confini della politica e che coinvolge il mondo della cultura e dello spettacolo. A schierarsi sono anche tutte le associazioni di settore, dagli editori agi autori, fino ai librai, che in un appello congiunto al ministro Sangiuliano spiegano che «la 18App deve continuare a essere a favore di ogni ragazzo e ragazza che diventa maggiorenne, senza alcuna distinzione, perché la cultura è libertà ed è per tutti, così come lo è la scuola pubblica». Ma la strada è tutta in salita.