La parola “rimpastino” è, notoriamente, tra le più invise alla nostra presidente del Consiglio. Nel caso dell'approdo di Raffaele Fitto a Bruxelles, Meloni non dovrebbe avere dunque particolari patemi, visto che in teoria si tratterebbe di una semplice sostituzione, dopo un'operazione ben condotta dalla premier, che ha portato un esponente italiano alla vicepresidenza esecutiva della Commissione europea.

Ma la leader di FdI sa anche che quando si mette mano alle caselle dell'esecutivo, l'operazione potrebbe avere esiti imprevedibili. Soprattutto se sulla composizione della squadra di governo gravano altre incognite, legate in questo caso a vicende giudiziarie che vivranno nelle prossime settimane degli snodi fondamentali. Il riferimento è alla ministra del Turismo Daniela Santanchè, per la quale si saprà, nei prossimi giorni, se le vicissitudini giudiziarie si tramuteranno in un processo e quindi in un passo indietro, come fatto sapere dalla premier in tempi non sospetti.

Il dilemma di Palazzo Chigi, per il momento, è se attendere la decisione del Gup sul caso Visibilia per poi procedere a due avvicendamenti separati, o se aprire un solo slot di sostituzioni, usando un'espressione sportiva. Questo perché una messa a punto della formazione, fatalmente potrebbe sollevare questioni politiche.

Ad esempio, nessuno mette in discussione che Fitto sia un esponente del partito di maggioranza relativa, ma sul fatto che quanti erediteranno le sue deleghe dovranno essere tutti di FdI c'è discussione. Questo perché Forza Italia ritiene – non a torto – che l'elemento determinante nel far accettare a Ursula von der Leyen l'idea di un vicepresidente di destra in una maggioranza comprendente i socialisti sia stato l'impegno della delegazione azzurra in questo senso a Bruxelles, che ha fatto in qualche modo da garante presso i vertici della commissione.

Il passato di Fitto nelle fila di Fi ha facilitato il tutto, ma proprio per questo non è da escludere che il partito di Antonio Tajani non faccia un pensierino su una delle deleghe del commissario in pectore. Quelle sul Pnrr – non è un mistero – dovrebbero rimanere in pancia a Palazzo Chigi, attraverso lo spacchettamento e il trasferimento a un sottosegretario tra Giovanbattista Fazzolari e Alfredo Mantovano (o a entrambi), ma gli affari Ue non dispiacerebbero affatto, anche se i nomi sussurrati finora sono di stretta osservanza meloniana, come Marco Osnato o Edmondo Cirielli, che però molti vedono in rampa di lancio per le Regionali campane.

Anche perché, qualora gli eventi dovessero precipitare per Santanchè, tutte le caselle mancanti sarebbero intestate a FdI. Al di là delle ipotesi sui nomi del toto- rimpastino, restano questioni politiche di sostanza, che accompagneranno questa fase, e che si muovono tra l'asse europeo e quello italiano. Il leader della Lega Matteo Salvini, in un certo senso, ha rotto gli indugi e, seppur cercando di farlo col maggior tatto possibile per Fitto, ha già cominciato a “cannoneggiare” Bruxelles, facendo leva sibillinamente sul fatto che, ufficializzato l'asse Meloni- von der Leyen, per i Patrioti di Orban si apre un ampio spazio di manovra a destra.

Lo si avverte in modo evidente, leggendo le dichiarazioni del capodelegazione leghista a Strasburgo Carlo Borchia e dello stesso Salvini degli ultimi due giorni. Quando il segretario leghista afferma, ad esempio, che il premier israeliano Netanyahu «è il benvenuto in Italia» a dispetto del pronunciamento della Cpi e delle affermazioni contrarie di altri esponenti della maggioranza ( soprattutto del ministro della Difesa Crosetto), mettendosi sulla lunghezza d'onda orbaniana, per la premier non è una buona notizia.

Così come non sono buone notizie i continui attacchi delle ultime ore alla nuova commissione, con un velato riferimento al fatto che FdI si appresta a dare il via libera all'Ursula- bis. «Non so se avete letto le dichiarazioni programmatiche», ha affermato ieri il segretario del Carroccio, «penso alla spagnola (Teresa Ribera, ndr), ad esempio che continua a dire: “solo elettrico e tutti con la Tesla”. Se non sei green, sei “fottuto” e questo lo hanno pagato i cittadini. A Bruxelles non hanno capito, fra mille regole e divieti che portano a licenziamenti, che in Cina», ha concluso, «stanno bruciando carbone come non mai». «La Lega», ha detto ancora, «ha sostenuto Fitto in Europa per interesse nazionale italiano, non per amicizia o simpatia ma questo non vuol dire che daremo carta bianca alla signora von der Leyen».