Una nota congiunta per riaffermare lo strettissimo legame tra i rispettivi paesi e l'impegno reciproco a «promuovere la crescita in entrambe le nostre economie e porre la difesa e la sicurezza del nostro popolo al centro di tutto ciò che facciamo». Ma il vero tema portante dell'incontro, che si è tenuto oggi a Villa Pamphili a Roma, tra Giorgia Meloni e il premier britannico Keir Starmer, sono state certamente le politiche migratorie, proprio nel momento in cui infuria la polemica tra il governo e la magistratura per la richiesta di condanna per Matteo Salvini nel processo Open Arms.

Le frasi di apprezzamento per l'approccio dell'Italia al contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico di essere umani ha provocato una serie di reazioni da parte di esponenti del centrodestra, i quali hanno rimarcato il riconoscimento che a loro avviso la presidente del Consiglio ha ottenuto da un leader internazionale di idee politiche opposte. Non a caso, l'unica reazione giunta dal Pd è stata quella di Stefano Bonaccini, capofila dei riformisti del Nazareno, secondo cui «Starmer si accorgerà che l'intesa con l'Albania è un bluff».

Nei fatti, però, l'inquilino di Downing Street si è mostrato molto interessato ai termini dell'accordo, affermando che il nostro paese ha «compiuto notevoli progressi, lavorando alla pari con i paesi sulle rotte migratorie per affrontare i fattori che determinano la migrazione alla fonte e contrastare le reti e il risultato è che gli arrivi illegali via mare in Italia sono diminuiti del 60% dal 2022». 

A vuoto, invece, il tentativo di Starmer di portare Meloni su posizioni favorevoli all'invio e all'utilizzo di missili a lungo raggio dall'Ucraina sul territorio russo, tema che per la nostra premier da noi “non è in discussione” e su cui la decisione spetta a ogni singolo paese.