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«La casa di Berlusconi non è mai stata bombardata e i suoi parenti non sono mai stati ammazzati da nessuno». È durissima la presa di posizione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky su Silvio Berlusconi durante l’incontro con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a Kiev.
Che è arrivata questa mattina nella capitale ucraina a bordo del treno partito dalla Polonia e che ha subit dopo vistato Irpin e Bucha, località alle porte di Kiev resesi famose per gli eccidi compiuti dai russi nelle primissime fasi del conflitto. Nel pomeriggio poi Meloni è stata ricevuta da Zelensky, per un bilaterale definito «all’insegna della cordialità» ma che ha avuto i suoi momenti di imbarazzo, come quello che ha riguardato Berlusconi. Meloni si è limitata a dire che «contano i fatti» e che il voto di Forza Italia sugli aiuti militari a Kiev non è mai mancato. «Al di là di alcune dichiarazioni, nei fatti la maggioranza è sempre stata compatta - ha detto - C’è un programma chiaramente schierato a sostegno dell’Ucraina, è sempre stato rispettato da tutti e confido che sarà ancora così perché a questa maggioranza piace rispettare gli impegni presi».
Nelle stesse ore in cui il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, teneva il suo discorso a Varsavia in difesa dell’Occidente e della Nato, l’inquilina di palazzo Chigi veniva dunque ricevuta dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky per parlare di guerra ma anche di ricostruzione post bellica e di quello che Meloni ha definito «risorgimento ucraino». C'era un tempo, è il ragionamento di Meloni, «in cui si diceva che l'Italia fosse solo un'espressione geografica ma col Risorgimento ha dimostrato di essere una nazione», per poi spiegare che «qualcuno diceva che era facile piegare l'Ucraina perché non era una nazione» ma, ha concluso su questo punto, «con la vostra capacità di combattere avete dimostrato di essere una straordinaria nazione».
La presidente del Consiglio ha posto poi l’accento sulla fornitura di armi a Kiev, sottolineando che «Italia non tentenna sul sostegno e mai lo farà» e che «chi sostiene militarmente l’Ucraina sta lavorando per la pace». Meloni ha spiegato che «è passato quasi un anno dal giorno che ha riportato le lancette della storia indietro di qualche decennio» e che «l’invasione sarebbe dovuta durare qualche giorno ma non è andata così perché è stata sottovalutata l’eroica reazione di una nazione disposta a tutto per difendere la sua libertà, la sua identità e la sua sovranità». Ma ha anche aggiunto che la fornitura di jet militari «non è sul tavolo» e che l’Italia «sta lavorando con gli alleati», nonostante le richieste di Zelensky in quella direzione.
La leader di Fratelli d’Italia si è poi concentrata sulla ricostruzione post bellica, spiegando che così come tra gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso si è parlato di “miracolo italiano”, nei prossimi mesi e anni «si potrà parlare di miracolo ucraino» e che per arrivare a questo risultato l’Italia farà la propria parte. Su questo punto Roma lavora anche a una conferenza internazionale da tenersi ad aprile e che coinvolga gli alleati, a partire da quelli europei, che vogliono contribuire alla ricostruzione delle infrastrutture ucraine, ipotizzando anche una partnership tra Roma e Odessa per l’Expo 2030, al quale entrambe al momento sono candidate.