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IMAGOECONOMICA
Nella confusa ridda di voci, indiscrezioni e ricostruzioni che si stanno sovrapponendo sull'aria che tira nella masseria Beneficio in Puglia nell'inner circle, una cosa appare certa: la presidente del Consiglio si è convinta che una parte della magistratura si stia muovendo per azzopparla politicamente, ma soprattutto che la strategia per contrastare questo disegno delle toghe a lei ostili sia quella di giocare d'anticipo.
Nell'incontro informale avuto con Matteo Salvini in Puglia, che a dispetto del proverbio a tarallucci e vino è iniziato, ed è finito col parlare di cose serie, stando a quanto filtra la preoccupazione principale dell'inquilina di Palazzo Chigi è stata quella di incassare - almeno su questo punto – la lealtà degli alleati.
La vicenda occorsa al governatore ligure Giovanni Toti è solo l'ultima in ordine di tempo di una teoria di eventi che nei collaboratori più stretti della premier hanno rafforzato la convinzione che è fondamentale non farsi logorare. L'esperienza insegna – è questo il ragionamento che sarebbe stato fatto tra Ceglie Messapica, Roma e altri luoghi di vacanza dei colonnelli di FdI – che a giocare di rimessa si perde: attendere eventuali atti giudiziari e difendersi a posteriori non ha mai pagato, né in termini politici né tantomeno mediatici. Rispondere colpo su colpo al combinato disposto magistrati-circo mediatico è un'impresa improba, che finirebbe fatalmente per far soverchiare dagli eventi il destinatario del provvedimento e chi politicamente gli è più vicino.
La scelta, dunque, è stata quella di attaccare, di alzare i toni con la precisa intenzione di sollevare un polverone che inibisca eventuali forzature giudiziarie già in cantiere e impedisca loro di arrivare “a boccino”. E così l'attacco preventivo di Giorgia Meloni e dei suoi, dopo diversi giorni di monitoraggio di quanto stesse muovendosi attorno alla sorella Arianna e alle manovre parlamentari annunciate da Matteo Renzi, è partito significativamente dalla parte di stampa a lei non ostile, con un editoriale certamente non concordato con Chigi, ma della cui uscita, verosimilmente, la presidente del Consiglio era stata prevenuta.
Si è detto di Toti, che è stato sostanzialmente costretto a dimettersi sotto la coercizione del provvedimento cautelare: alle considerazioni fatte nella masseria non è sfuggito l'utilizzo volutamente arbitrario che il codice lascia ai magistrati del reato di traffico di influenze, ed è ben presente il fatto che quando la magistratura colpisce, colpisce due volte, anche quando il procedimento si risolve con un'archiviazione o con la non condanna.
La pubblicazione di ordinanze, provvedimenti, intercettazioni (che teoricamente per il traffico di influenze non si potrebbero rendere note ma le maglie delle procure spesso sono lasche) pongono la persona oggetto del procedimento da subito in una posizione subalterna, e gridare al complotto o al golpe giudiziario una volta che le conversazioni private (magari non attinenti all'indagine) sono state messe nero su bianco e hanno soddisfatto la curiosità morbosa dell'opinione pubblica, di norma non aiuta a risalire la china.
A corollario della mossa della premier, la scelta di evocare il nome di Silvio Berlusconi, ricordandone le vicissitudini giudiziarie. Anche in questo caso, i significati sono più di uno: il più evidente è che si è voluto sottolineare che il Cavaliere è stato sommerso dai procedimenti giudiziari (non solo quelli arrivati a dibattimento) e questo ha azzoppato la sua azione politica, e anche nel suo caso le toghe non hanno mancato di colpire anche i parenti più stretti (vedi il fratello Paolo) con l'intenzione di colpire lui.
Ma c'è anche una motivazione politica, soprattutto in questa fase, perché il richiamo a Berlusconi non può non essere un messaggio rivolto agli eredi di quest'ultimo, ai quali molti attribuiscono la paternità del recente attivismo di Forza Italia sul fronte dei diritti civili e della cittadinanza, per prendere le distanze da Lega e FdI.
Un modo, dunque, per serrare i ranghi nella maggioranza, in vista del vertice del 30 agosto e di un autunno che si presenta problematico, oltre che dal punto di vista politico con le famigerate nomine da fare su Rai e partecipate, da quello economico, con una legge di Bilancio da impostare sotto i nuovi vincoli imposti da un'Europa un po' meno amica di prima, dopo il no alla rielezione di von der Leyen e il tiramolla su Mes e balneari.
Riuscirà la presidente del Consiglio nell'impresa di mantenere compatto il centrodestra nella difesa giudiziaria della sua persona, tenendo al riparo questa sua esigenza dalle turbolenze politiche che potranno derivare dalle rivalità interne della coalizione? Per molti, la vera scommessa sarà questa.