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Il piano da 800 miliardi Rearm Europe “non prevede lo spostamento di altre risorse nel settore della difesa”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel corso delle comunicazioni al Senato in vista del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo.
“L'Italia non intende distogliere un solo euro dalle risorse della coesione”, ha detto la premier. “Il piano arriva a 800 milioni di euro con due voci: la prima da 150 miliardi con prestiti” su base volontaria, mentre la seconda “è la stima di quanto potrebbe cubare un ulteriore indebitamento nazionale se ciascuno Stato membro decidesse di ricorrere a deficit aggiuntivo per massimo l'1,5 per cento al di fuori del vincolo del Patto di stabilità e crescita: in sostanza non si tratta di spendere 800 miliardi di risorse presenti nei bilanci degli Stati membri” ma di “ricorrere a deficit aggiuntivo rispetto a quanto normalmente previsto rispetto al Patto di stabilità. L'Italia valuterà con grande attenzione se attivare o meno gli strumenti previsti dal piano”, ha spiegato Meloni, rivendicando la congiuntura positiva dello stato dei conti pubblici e la conseguente volontà di voler preservare tale condizione.
Al governo non piace la denominazione del piano Rearm Europe in quanto ritenuto “fuorviante per i cittadini”, ha precisato Meloni. “Certamente siamo chiamati a rafforzare le nostre capacità difensive” ma questo “non significa banalmente acquistare armamenti, intanto perché non si tratta di acquistarli da Paesi stranieri, quanto semmai produrli”, ha detto la premier. “Rafforzare le nostre capacità di difesa significa molte più cose rispetto al semplice potenziamento dei nostri arsenali”, ha ricordato, parlando di “lotta al terrorismo, difesa dei confini e cybersicurezza”.
Senza “un approccio a 360 gradi non c'è difesa e senza difesa non c'è sicurezza e senza sicurezza non c'è libertà perché non possiamo difendere l'Italia, le sue imprese e i suoi cittadini”, ha proseguito. “Quando abbiamo proposto di cambiare il nome del piano in 'Defend europe' non abbiamo posto solo una questione semantica o nominalistica ma abbiamo proposto una questione di sostanza, di merito e crediamo che debba essere chiaro che con le risorse a disposizione si dovrebbero finanziare” tutta una serie di materie che non riguardano il rafforzamento degli arsenali, ha detto la premier.
Per Meloni “non è immaginabile costruire garanzie di sicurezza efficaci e durature dividendo l'Europa e gli Stati Uniti. E' giusto che l'Europa si attrezzi per fare la propria parte ma è ingenuo e in alcune misure folle pensare che possa fare da sola” senza l'architettura atlantica, ha aggiunto la premier. “L'Italia considera la proposta concordata a Gedda da Usa e Ucraina un primo passo che debba portare a un pace giusta e duratura per l'Ucraina”, ha detto la premier. “I nostri alleati americani non possono permettersi di siglare un accordo di pace violabile", ha aggiunto Meloni. “Attendiamo dalla Russia concreti e rapidi passi in questa direzione”, ha detto Meloni.