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LaPresse
Riusciranno la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e i suoi compagni di partito (a partire dal ministro e cognato Francesco Lollobrigida) a uscire dall'angolo e a smarcarsi dal pressing asfissiante di Matteo Salvini? Le mosse più importanti, in questo senso, sono state fatte nel pomeriggio, con una sorta di strategia dei “due forni”: da una parte la convocazione a Palazzo Chigi delle categorie più rappresentative degli agricoltori (presente la Meloni), dall'altra il ricevimento di una delegazione del “popolo dei trattori” da parte di Lollobrigida al ministero.
È noto infatti che la protesta degli agricoltori è condotta da sigle indipendenti, che non hanno a che fare con i big della rappresentanza come ad esempio Cia e Coldiretti. Anzi, le manifestazioni spesso sono l'occasione, per gli agricoltori “ribelli”, di far presente proprio a queste organizzazioni una certa insoddisfazione per come si sono mosse sul piano europeo e nazionale. Non a caso, finora la premier e Lollobrigida si erano ben guardati dal dare ribalte ai leader della protesta, per il timore di non poterli gestire o di andare incontro a figuracce mediatiche. Da qui, anche lo stop dei vertici di viale Mazzini alla passerella sanremese. Salvini è stato lesto a mettere il cappello su questi ultimi, dopo l'incontro abruzzese col “popolo dei trattori” e in previsione delle prossime iniziative di quest'ultimo, il capo del governo ha deciso che era il momento della controffensiva.
Ha portato al tavolo l'emendamento al dl Milleproroghe che reintroduce l'esenzione dall'Irpef per i redditi agricoli inferiori ai 10mila euro, cercando con la spiegazione addotta, di disinnescare il suo battagliero vicepremier: «L'esenzione Irpef negli anni passati - ha affermato la premier - è stata una misura iniqua e ha favorito soprattutto i grandi imprenditori e le imprese con volumi di affari elevati. Deve essere - ha aggiunto - un intervento per i più deboli che risulti un sostegno concreto a chi produce e non un privilegio». Prevedendo la mossa (che era stata annunciata dal ministro per i Rapporti col Parlamento Luca Ciriani e confermata dal ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti) Salvini, in pieno trip sanremese, ha risposto «si può fare di più», citando una vecchia hit vittoriosa al Festival. In mattinata, aveva fatto sapere a tutti di essere in mobilitazione permanente a favore degli agricoltori, con una serie di riunioni che si sono tenute in mattinata prima del tavolo a Palazzo Chigi, nelle quali si è fatto il punto sull'incontro avuto a L'Aquila con la stessa delegazione di agricoltori che Meloni aveva preferito non incontrare.
Alla fine di queste riunioni, poi, si è presentato al tavolo di Palazzo Chigi (virtualmente, perché ha fatto precisare dal suo portavoce che non c'era di persona bensì in videocollegamento) con una dichiarazione ufficiale del partito che lascia chiaramente intendere che il cannoneggiamento su via della Scrofa è lungi dall'essere interrotto: «L'emendamento dei relatori che prevede l'esenzione Irpef per gli agricoltori fino a 10 mila euro - si legge - è un primo passo a cui però ne devono seguire altri. È sicuramente un segnale significativo che va nella giusta direzione ma occorre intervenire in modo più efficace. Serve infatti uno sforzo maggiore e la Lega farà di tutto perché agli agricoltori arrivino risposte positive in tal senso».
D'altra parte, le scintille del giorno prima tra Lega e FdI erano nate proprio dal fatto che il capogruppo del Carroccio a Montecitorio, Riccardo Molinari, aveva annunciato un emendamento per reintrodurre lo sconto integralmente. Un altro fronte su cui la premier ha cercato di correre ai ripari e contenere il pressing leghista è quello dell'obbligo di assicurazione per i mezzi agricoli, posticipato di sei mesi come segno della «volontà di Fdi, del ministero dell'Agricoltura e del governo Meloni, di voler continuare a sostenere il mondo agricolo attraverso misure di buonsenso e che farà il possibile, in Italia e in Europa, per difendere tutti gli operatori del settore agroalimentare», come recita una “velina” di FdI.
Una competition serratissima, insomma, che si gioca su più di un fronte. La premier ha fatto capire che la sua capacità di reazione, soprattutto a livello europeo, è potente: dopo avere giocato d'anticipo sulla Lega per assicurare ai Conservatori europei il movimento francese Reconquete di Eric Zemmour, ha già iniziato le grandi manovre per l'operazione più ambiziosa in assoluto: strappare Marine Le Pen alla Lega.