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IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SERGIO MATTARELLA
A botta calda Mattarella aveva deciso di non rispondere subito al nuovo attacco di Mosca, anche più ruvido e acuminato di quello precedente, facendo circolare la versione del "sereno silenzio". In realtà aveva già deciso di intervenire il giorno seguente, cioè oggi, dal Montenegro, approfittando di domande facilmente prevedibili in conferenza stampa.
La risposta del Colle alla minaccia esplicita della portavoce del ministero degli Esteri russo Zacharova era per Mattarella obbligatoria non per un infantile rimpallo di dichiarazioni contundenti ma per la spiegazione che il presidente e i suoi collaboratori si danno dell'aggressività senza precedenti di Mosca.
La parole di Mattarella che hanno scatenato le ire della Russia non erano infatti una novità. Il capo dello Stato italiano aveva già detto cose identiche o molto simili in numerosissime occasioni senza provocare una simile levata di scudi. La reazione sopra le righe affidata a Zacharova rivela che le cose sono cambiate e il cambiamento si chiama Donald Trump. La Russia si sente ora molto più forte. Ritiene di avere il gioco in mano e attacca dunque Mattarella, capo di Stato ma non di governo, per lanciare un messaggio all'intera Europa. Il monito è preciso: "State al vostro posto. Non intralciate le manovre del presidente americano e di quello russo". Per questo il Quirinale non poteva lasciar passare l'attacco senza rispondere e per questo al Colle si augurano una mossa diplomatica ufficiale da parte del governo italiano, a conferma del fatto che sull'Ucraina non c'è differenza di vedute tra la presidenza della Repubblica e il governo.
Stavolta Mattarella è stato attento a non ricorrere a paragoni storici che avrebbero potuto suscitare equivoci o essere adoperati per snaturare la sua posizione. Allo stesso modo si è premurato di allontanare ogni sospetto di ostilità preconcetta verso la Russia con l'esplicito auspicio "che la Russia torni a svolgere un ruolo di rilievo nel rispetto della sovranità di ogni Stato".
La chiave del suo discorso è tutta nel riferimento rigido al diritto internazionale e alla Carta dell'Onu: "Da tre anni la posizione dell'Italia che ho sempre espresso è nitida, limpida chiarissima: quella del rispetto del diritto internazionale e della sovranità di ogni Stato". E' questa e solo questa "la base del sostegno che l'Italia ha assicurato all'Ucraina". Per essere certo che il contesto storico fosse preciso e non dilatabile a uso della propaganda il presidente ha voluto ricordare la scelta dell'Ucraina di privarsi dell'arsenale nucleare che aveva ereditato dall'Urss, e che la avrebbe resa intoccabile, proprio in cambio di precise garanzie sulla propria sovranità e sull'intangibilità del suo territorio.
Non si tratta dunque di dissertazione teoriche sulla somiglianza o meno col Terzo Reich ma di una violazione concreta e precisa del diritto internazionale e della parola data. La conclusione è però secca e drastica. La pace deve essere "giusta e non fittizia, fragile, superabile o accantonabile nell'arco di poco tempo".
Mattarella ha anche risposto a una domanda sulla Nato e lo ha fatto, forse esagerando in ottimismo, negando ogni timore sulla sua tenuta: "La Nato ha decenni di storia alle spalle e non c'è nulla che possa incrinare la forza di questo legame". In parte era un messaggio alla Russia, che non dovrebbe illudersi sulla possibilità che la Nato si spacchi perché il legame e gli interessi comuni sono troppo solidi perché ciò avvenga. Ma in parte, probabilmente, erano anche parole pronunciate a uso di Giorgia Meloni. Sul Colle danno per certo che la premier sarà in buona parte attratta dalle sirene di Trump e anzi ritengono che sia già così.
Il discorso della premier al vertice di Parigi ha ampiamente confermato. Ma la vicinanza a Trump non deve pregiudicare l'europeismo dell'Italia, secondo la formula concordata dalla premier e da Tajani alla vigilia del vertice di Parigi: con l'Europa ma senza rotture con Trump. Lo stesso intervento a gamba tesa di Marina Berlusconi, che ha detto quel che il Tajani vicepremier, è a propria volta probabilmente un tentativo di arpionare saldamente il governo italiano all'Europa pur nella vicinanza già data da tutti per scontata a Trump. Che il capo dello Stato e una imprenditrice che non fa politica ma che è comunque azionista di maggioranza di un partito della maggioranza siano animati dalla medesima preoccupazione dice moltissimo sul momento e sulle scelte che l'Italia avrà presto di fronte.