«La manovra di bilancio che presenteremo nelle prossime settimane fornirà le risorse per confermare gli interventi ritenuti necessari: tra questi rientrano le misure per rendere strutturali gli effetti del taglio del cuneo e l'accorpamento delle aliquote Irpef su tre scaglioni. Nonché interventi per favorire la natalità e un sostegno alle famiglie numerose. Più che aumentare le tasse, taglieremo le spese, tranne la spesa sanitaria su cui ci impegniamo a mantenere l'incidenza sul Pil. Tutte le altre avranno dei tagli significativi e costringeremo le amministrazioni a fare risparmi». Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, ieri pomeriggio in audizione presso le commissioni Bilancio di Camera e Senato, ha assunto un atteggiamento più tranquillizzante sulle risorse da inserire in manovra, dopo le polemiche dei giorni scorsi rispetto a possibili prelievi sui profitti delle aziende.

Entrando più nello specifico, Giorgetti ha affermato che «sulle accise dei carburanti abbiamo scritto allineamento, significa che probabilmente ci sarà una diminuzione delle accise sulla benzina e un aumento di quelle sul gasolio». Per il ministro, infatti, per la Legge di Bilancio 2025 saranno ci sarà la possibilità di utilizzare «sia spazi di bilancio, sia adeguate coperture». Questo consentirà di stanziare anche le risorse per il rinnovo dei contratti pubblici per il 2025- 27 e «incrementerà i fondi per la sanità pubblica». Un tema quest'ultimo, che nella stessa giornata era stato affrontato anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo messaggio alla presentazione del Rapporto Gimbe sulla sanità pubblica.

«La spesa sanitaria», ha aggiunto Giorgetti, «quindi crescerà ad un tasso superiore a quello fissato per l'aggregato obiettivo della spesa netta». L'audizione era stata convocata per il Piano Strutturale di Bilancio, presentato recentemente in Cdm un documento previsto dal nuovo Patto di Stabilità Ue. «Un documento ambizioso», ha spiegato il ministro, «ma realistico» che affronta «i principali problemi del Paese e delinea un percorso di rientro dal deficit accumulato negli anni precedenti». In quest'ottica, la priorità rimane non solo quella di tenere bassa la curva del debito pubblico monstre del nostro Paese, ma di ridurne lo stock: «Il Piano strutturale di Bilancio», ha osservato Giorgetti, «delinea un quadro di finanza pubblica che porta alla riduzione dello stock del debito ed una necessità ineludibile. Il Psb», ha aggiunto, «si basa su uno scenario estremamente conservativo, la metodologia non contempla l'impatto delle riforme sulla produttività e prevede un tasso di disoccupazione ad un livello prossimo al 10 per cento».

Sempre secondo il ministro, si tratta di un documento che addita obiettivi importanti: «Un programma di investimenti e riforme che potrà avere impatti positivi sul potenziale di crescita, sulla resilienza economica e sulla sostenibilità delle finanze pubbliche del Paese». L'effetto più importante che dovrà avere, sarà quello di dilazionare il tempo concesso all'Italia da Bruxelles per uscire dalla procedura per deficit eccessivo: «Il percorso di aggiustamento dei conti pubblici configurato nel Piano strutturale di bilancio», ha detto Giorgetti, «con la riduzione del rapporto deficit/ pil sotto il 3% nel 2026, consentirà l'uscita dell'Italia dalla procedura per deficit eccessivo dal 2027», vale a dire da quattro a sette anni, come previsto dal Patto. La trattativa con l'Ue, però, su questo punto «è ancora in corso» '.

Il ministro, ovviamente, non poteva eludere il tema della recente revisione delle stime trimestrali da parte dell’Istat che «pur elevando di molto il livello del Pil sia in termini nominali che reali, hanno comportato una correzione meccanica al ribasso della crescita acquisita per il 2024 che rende più difficile il conseguimento di una variazione annuale del Pil reale dell’ 1% per l’anno in corso. I nuovi dati trimestrali, pur avendo un probabile impatto sulla lettura finale del 2024», ha aggiunto, «non suscitano preoccupazioni per gli anni seguenti. Anche l'impatto sul 2025», ha detto ancora, «è praticamente nullo in confronto ai dati preesistenti. È da ritenersi altresì' probabile, come già' avvenuto in passato, una successiva revisione al rialzo - ha aggiunto - dei dati per il 2023 e per la prima parte di quest'anno, anche alla luce del buon andamento dell'occupazione, che potrebbe riflettere una dinamica dell'attività economica superiore rispetto alle ultime stime».

C’è spazio, poi, anche per un annuncio sull’aggiornamento degli archivi catastali, «che dovrà includere le proprietà ad oggi non censite e valori catastali rivisti per quegli immobili che hanno conseguito un miglioramento strutturale, a seguito di interventi di riqualificazione finanziati in tutto o in parte da fondi pubblici». E che, parlando di un argomento sensibile come la casa, non mancherà di suscitare reazioni.