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L’hanno persino accusata su Twitter di avere più di sessant'anni. Età Imperdonabile in un'Italia regredita a “Italietta” anche su un certo razzismo trasversale dell'età. Che in politica è diventato rottamazione. Tanto più se si è donne. Per cercare di bocciare la sua “Striscia” dopo il Tg1, l’hanno messa anche a confronto con Enzo Biagi, il “mostro sacro”, ma anche con Giuliano Ferrara, per i quali evidentemente l'età non conta. A Maria Giovanna Maglie, professionista coi fiocchi, non viene davvero risparmiato niente. Ma soprattutto non le viene “perdonata” la sua amicizia con Bettino Craxi. «Chi tocca i fili muore…», diceva lo statista socialista dall’esilio di Hammamet, dove lei continuava a recarsi. Vicina a lui nella buona e nella cattiva sorte. Eppure anche Ferrara era amico personale di Craxi, eppure anche lui con Bettino al potere ebbe grande spazio in TV, eppure anche lui è un ex comunista e anche doc, con un'infanzia trascorsa in Urss con padre corrispondente dell'Unità e madre segretaria particolare di Palmiro Togliatti. Anche Maria Giovanna viene dall'Unità, organo del Pci, comunque uno la pensi scuola di giornalismo che ha sfornato fior di colleghi in tutti i giornali di sinistra e di destra. Il “Corriere della sera del popolo”, per Togliatti. Maria Giovanna a differenza di Ferrara viene da una famiglia medio alto borghese. Alla quale evidentemente non piacque in epoche un po’ bacchettone così tanto che un futuro avvocato, medico, professore universitario, o semplicemente signora bene diventasse comunista e, per giunta anche “femmina”, diventasse giornalista, inviato internazionale. In quegli anni il Psi di De Martino era un satellite del Pci, Craxi non era ancora Craxi. E il Pci con il suo grande giornale da oltre un milione di copie seppe attrarre giovani e donne, soprattutto borghesi. Conquistò la “casa matta”. Ma Maglie, come tanti in quel giornale, la libertà l'aveva nel suo Dna dalla nascita borghese. È stata sempre un bastian contrario anche nei modi e non solo a L’Unita ma anche in Rai e nei giornali di centrodestra dove ha lavorato. Dove una certa intelligenza autonoma e un carattere assai tosto, vero, distante abissalmente dall’ipocrisia, l’ha portata più volte a sbattere la porta. Cosa che lei fece anche in un certo mondo di yes man berlusconiani. Certo, Maglie sa esser tanto abile e diplomatica quando si tratta di “acciuffare” qualche big personaggio da intervistare, quanto tranchant, senza mezze misure, quando non si sente rispettata per le sue idee. Forse una vena di “autoritarismo” le è rimasta dal padre alto in grado nella Polizia e il lato invece più elastico e diplomatico, fino ad essere davvero divertente con le sue battute e la sua ironica risata, l’ha evidentemente presa dalla madre, alto borghese, ancora oggi bellissima donna che non si siede a tavola senza una giacca di Chanel. A L’Unita Maria Giovanna lavorava all’esclusiva sezione Esteri, nell’open space, a Roma, di Via dei Taurini, vicino a quella federazione romana del Pci che ci considerava ( c’era anche chi scrive), il palazzo degli appestati. Perché quel giornale era un’ élite intellettuale all'avanguardia. Le sezioni di lavoro più esclusive erano Esteri, Economia, Politica interna. Non volava una mosca. Ma quando arrivava Maglie tutti scoppiavano in una risata. Con le sue giacche Rocco Barocco e bluse Blumarine, con la sua borsa piena di carte ( perché studiava anche di notte come una pazza, era forse quella che parlava più lingue) di fronte a quei volti seriosi provocava: «Aho ma che v’ è morto il gatto!». Una volta al potente caporedattore centrale Carlo Ricchini, uno dai modi più flessibili, che la redarguì, con garbo perché si stava ritoccando il make- up con gli immancabili pennelloni e fard sparsi sulla scrivania, rispose secca, continuando a spennellarsi: «Caro, tanto a te non gioverebbe». Ricchini non poté fare a meno di farsi una risata. Volevano mandare “l’eretica” a fare la corrispondente da Cuba, per meritocrazia, dopo anche le sue splendide e coraggiose corrispondenze dal Cile di Pinochet. Ma la ragion “comunista” prevalse. Eppure Nuccio Ciconte “comunistissimo” al confronto di Maglie ma anche lui gran professionista tentò di opporsi: «Che fate? Guardate che Maglie al di là di come la pensa e pur nel suo netto dissenso diventerà in un attimo ben introdotta sul piano professionale da Castro. Sai quanti scoop e interviste…». Finì che Maria Giovanna a un certo punto decise da sola a tavolino tra sé e sé che voleva conoscere Bettino Craxi, che una parte pur minoritarissima del Pci in segreto e non troppo ammirava. Dire che lei lo volle conoscere per “sistemarsi” in Rai sarebbe una lettura riduttiva e un po’ misera che non rende giustizia al travaglio intellettuale in generale di un ex Pci che dovette ammettere: aveva ragione Bettino, non noi. Confesso che anche la sottoscritta, che da ex Pci ammirava Craxi e che poi lo conobbe in esilio, godendo del privilegio dell'amicizia sua e della sua famiglia, concluse drasticamente che dopo il crollo del Muro un’epoca fosse finita e che era il caso di stare con Craxi. E questo anche prima. Anche a costo di mettersi contro tutta l'ideologia catto- comunista da “superiorismo morale” potente anche ora. Maria Giovanna paga questo essenzialmente. Non c’è scampo ancora evidentemente in questo Paese per il “traditore”. Aver preferito Craxi e poi il Cav e ora per Maglie anche “il diavolo” Salvini è cosa che non si “perdona” a un ex Pci. Tanto più se è donna, sopra ai 60 è grande giornalista, inviata internazionale. Che per prima previde la vittoria di Trump. Come è scritto nel suo libro “Real Donald Trump”, raccolta di scritti per Dagospia, che solo la piccola casa editrice di Monica Macchioni ( MaleEdizioni) volle pubblicare. Perché tutti lo avevano e lo avrebbero rifiutato.