PHOTO
Anche questa volta, Maria la Sanguinaria ha centrato nel segno. Capace come nessuno nel panorama televisivo italiano di captare e di tradurre in share il nazional-popolare e maggior autrice televisiva di romanzi di formazione da piccolo schermo, Maria De Filippi ha fatto l'equazione più ovvia. "Amici di Maria de Filippi" è programma più seguito dai giovanissimi italiani con o senza velleità artistiche e da 17 anni sforna meteore, buoni interpreti della canzone e del ballo o volti freschi da rotocalco estivo. Le Sardine sono il movimento giovane del momento, la scintilla che ha riportato i ragazzi in piazza e ha vinto la sfida dell'incomunicabilità tra nuove generazioni e politica. E allora, chi meglio di loro può aprire la prima puntata del Serale, la seconda fase del programma che vede gli allievi di canto e ballo tutti contro tutti per vincere al televoto, convincere i giudici esterni e conquistare il premio in palio? Maria lancia l'amo e le Sardine abboccano. Mangiano l'esca e scoperchiano il vaso di Pandora che è poi il vulnus insanabile di tutti i movimenti: a un certo punto, qualcuno deve decidere in che direzione andare e il decalogo degli obiettivi. E' l'annoso problema della rappresentanza, o deficit della stessa. Il problema stava iniziando a sorgere già in gennaio, quando si sono svolte le prime riunioni tra tutti gli organizzatori regionali e la presenza in tv di Santori era diventata quotidiana, ma la vittoria del centrosinistra in Emilia Romagna ha messo a tacere tutto. E' tornato a succedere ora, grazie alla dea ex machina della televisione italiana che ha l'occhio ben allenato per individuare i talenti della nuova generazione, tra le migliaia che si presentano alle sue audizioni "con un obiettivo da realizzare". A ben vedere, cosa sono le Sardine incarnate da Mattia Santori e co. se non un gruppo di ragazzi con un sogno, che hanno vinto sfide importanti come le 6000 persone alla prima manifestazione di piazza a Bologna e sbagliato pubblicamente come con la foto insieme ai Benetton. Maria li ha ammessi come privatisti alla sua scuola e adesso, come i cantanti e ballerini "amici" di Maria, li aspetta la sfida del Serale: la prima serata più vista su Mediaset, con share da capogiro e un palco che è un'anfiteatro romano. Nudi davanti alle telecamere solo con il loro talento: nel caso delle Sardine, le parole e un messaggio genericamente contro il populismo che ha già bucato lo schermo in campagna elettorale. Questa sarà la sfida televisiva più complicata di sempre: quello di "Amici" è un palco dal quale non si può mentire e De Filippi è maestra nel lasciar fare, la scena è tua e o infiammi il pubblico o vieni sbranato. Se hai qualcosa da dire e lo sai dire, se "sei vero" come si dice nel gergo dei talent, sopravvivi e vieni coperto di applausi e primi piani. Se invece sbagli va bene lo stesso, hai nutrito il racconto popolare di Maria, che insegna ai ragazzi che a volte si vince e a volte si perde, ma che ogni azione genera conseguenze. Alla fine lei, da brava padrona di casa, ti accompagna sempre all'uscita e ti ringrazia per aver partecipato. Chissà se anche questa volta il sorriso rassicurante di Mattia Santori basterà. Lo ha sfoderato anche questa volta, in un video per rispondere alla pioggia di critiche arrivate con l'annuncio della sua partecipazione alla puntata, insieme a Jasmine Cristallo e Lorenzo Donnoli. Le contestazioni alle Sardine hanno un che di deja vu e ricordano la sinistra intellettuale anni Novanta. La prima che si legge sui social: "Andate in una trasmissione su una rete di Berlusconi, un contenitore populista di televisione spazzatura, dove non si fa cultura ma share". La seconda: "Lo fate per visibilità personale". La terza: "Chi lo ha deciso? Io non sono d'accordo e non sono stato interpellato, questa non è democrazia". La prima, di solito, inizia con l'excusatio non petita di: "Non sono snob ma..." e di solito continuano con "non so nemmeno chi sia Maria de Filippi" o "non ho mai visto Amici". Entrambe affermazioni che, se dette da un italiano provvisto di televisore, sono oggettivamente false e frutto dello snobismo tipico di certa intellettualità pseudo-politica, unito alla pochissima comprensione dei fenomeni televisivi e politici. Non a caso Matteo Salvini è andato da Barbara D'Urso, che il giorno dopo ha ospitato anche Luigi Di Maio, per annunciare il primo governo Conte. Non a caso, lo stesso Matteo Renzi è andato ad Amici in giubbotto di pelle, quando era all'apice della sua carriera politica. In anni non sospetti, lo stesso Massimo D'Alema fece un memorabile passaggio a Non è la Rai. Il perchè è evidente: il politico non va in una trasmissione non per venir contagiato dall'entertainment e perdere la faccia, ma per strapppare qualche secondo di attenzione a un pubblico numerosissimo (varie volte superiore a quello che segue i talk show), elettoralmente trasversale e potenzialmente conquistabile. E' esattamente quello che proveranno a fare le Sardine, movimento giovanile che va a parlare nel contenitore televisivo più giovane del palinsesto, in prima serata su Canale 5, il venerdì sera. Roba che dovrebbe far gola a tutti e diciassette i ministri e al premier Conte, per ritrovare almeno un po' di feeling con il paese reale che il venerdì sera guarda i talent show. Invece, molti sostenitori delle sardine - che evidentemente nel fenomeno cercavano una sorta di oasi ascetica e non un incubatore politico per generare consenso - si sono sentiti insultati da tanto scadimento e hanno chiesto pubblica ammenda a Santori. Addirittura alcuni gruppi territoriali hanno chiesto di annullare tutto. A loro, i leader delle Sardine hanno dato la prima risposta che sa davvero di novità politica: "Non c’è piazza che non valga la pena riempire. Accettare il rischio di confrontarsi con un pubblico il più ampio possibile è sempre stato nel dna delle Sardine, così come tentare di avvicinare corpi e raggiungere coscienze, provando a parlare alle menti prima che alle pance. La dimensione "politica" delle Sardine non può e non deve essere snob, evitando il rischio, questo sì reale, di chiudersi in una comfort zone in cui parlare tra pochi o di strumentalizzare ogni argomento per trasformarlo in quel populismo che invece siamo nati per combattere". La seconda contestazione, invece, ha un fondo di verità. C'è di sicuro una componente di vanità personale nel decidere partecipare ad uno dei talent più seguiti della televisione, proprio nel momento in cui le Sardine hanno ammesso di aver bisogno di una pausa di riflessione in vista del "congresso" di Scampia. Esaurita o quasi la fase delle piazze, ora dovrebbe arrivare quella della strutturazione del movimento e del consolidamento dei temi, dunque andare in televisione ora per "fare un intervento contro l'odio" - come ha spiegato Santori - potrebbe essere un passo falso. Però il palinsesto televisivo non conosce agenda politica e nella dicotomia dell'ora o mai più, le Sardine hanno scelto ora. La terza obiezione, infine, è quella che scoperchia definitivamente il vaso di Pandora. In quel "Chi l'ha deciso" le Sardine passano inevitabilmente da movimento tasversale, spontaneo e di piazza a qualcosa di diverso. E questa è l'unica critica a cui Santori ha risposto che chi la muove ha ragione. "E' vero, abbiamo un problema di rappresentanza - ha detto in un video agli attivisti -. Non c'è un organo eletto, una struttura che rappresenti tutto il movimento. Sappiamo che abbiamo fatto una scelta molto forte ma aspettate di vedere la trasmissione" e ha concluso con le parole forse più politiche: "Dovete fidarvi di noi". Ecco, proprio questa richiesta di fiducia dei leader delle Sardine alle "sardine semplici" sposta definitivamente il campo da quello orizzontale delle piazze a quello verticale della rappresentanza. Chiedere fiducia è esattamente quello che fa ogni movimento politico coi suoi sostenitori e la quantità di fiducia risposta è direttamente proporzionale al suo successo. Per sapere se sia stata ben riposta, bisognerà aspettare venerdì sera. Il verdetto sarà immediato: basterà un giro su Facebook o su Twitter e saranno applausi o battute al vetriolo e meme. Di nuovo, dunque, i ragazzi delle Sardine non saranno quasi in nulla diversi dai ragazzi di "Amici". Entrambi avranno lo stesso giudice: gli spettatori, in un caso declinati in opinione pubblica, nell'altro in pubblico televotante. A vincere in ogni caso, come maggiore interprete del tempo, però, sarà ancora lei: Maria de Filippi.