È ormai come nel mito di Crono, che mangiava i suoi stessi figli. Soltanto che nella moderna riproposizione della storia non è solo il padre, cioè Beppe Grillo, a voler mangiare il figlio, cioè Giuseppe Conte, ma anche viceversa.

In palio c’è il controllo del M5S, o almeno di quel che ne resta dopo mesi, e anzi anni, di battaglie tra i due a colpi di lettere, Pec, post sul blog, dichiarazioni al vetriolo sui giornali. A decretare il “vincitore” di questa scialba contesa saranno tribunali e avvocati, come ha sottolineato l’attuale leader M5S dopo l’ennesima lettera del fondatore.

«Stop al carteggio, a Grillo non rispondo più», ha fatto sapere Conte attraverso suoi fedelissimi parlamentari. «Da oggi in poi parli con gli avvocati», il ragionamento dell’ex presidente del Consiglio che intende mettere fine «allo stillicidio» che sta portando avanti Grillo con l’unico fine - questa la tesi - di minare il percorso di democrazia del Movimento.

A cercare di buttare acqua sul fuoco, per quanto possibile, sono anche i parlamentari grillini, o meglio contiani, persi nella terra di nessuno in attesa che la battaglia abbia fine. «Quando c’è un processo che parte dal basso e che coinvolge tutti, iscritti e i simpatizzanti, non ci possono essere divisioni, perché non decide né Beppe Grillo né Giuseppe Conte», ha detto ieri uscendo dalla Camera l’ex capogruppo Ettore Licheri.

«Penso che le diatribe all’interno dei partiti siano processi di dibattito normali - gli ha fatto eco l’attuale capogruppo Francesco Silvestri, contiani di ferro - Il M5S è democratico, lo è stato e lo è tuttora: c’è un dibattito tra loro due, che si sta consumando anche rispetto ai loro punti di vista, che sono diversi, ma il movimento è tanto altro». E sottolineando poi il clima «serenissimo» che c’è nei gruppi parlamentari. Almeno lì...verrebbe da dire.

Perché tra i due contendenti, come detto, il clima è tutt’altro che sereno, come dimostra la missiva spedita da Grillo a Conte e alla quale, a questo punto, difficilmente seguirà una risposta. «Accusarmi di una visione padronale del movimento non è altro che lo specchio delle intenzioni di altri - scrive Grillo a Conte - Al contrario, ribadire l’importanza di certe regole equivale a difenderne i suoi valori democratici».

Poi le accuse, ormai le solite, di voler in sostanza distruggere il M5S. «Le ragioni per cui è in corso un tentativo di demolire i presidi democratici del movimento sono peraltro ben note, e non rispondono certo ai suoi valori democratici, ma agli interessi di pochi - continua il fondatore - Mi riservo di valutare il da farsi, eventualmente anche sottoponendo le tue minacce agli organi competenti».

Grillo parla di «manovre striscianti» e di «presunto processo democratico» perpoi ricordare cos’era il Movimento degli inizi. Cioè un movimento «che nasce innanzitutto per realizzare una democrazia più autentica e vicina ai cittadini», scrive Grillo, cercando di «prevenire i rischi delle altre forze politiche, che tendevano a sclerotizzarsi e alienarsi dai cittadini». Da qui il limite del doppio mandato, e dunque «sostenere che l’insindacabilità di certe regole sia incompatibile con i valori democratici del movimento è non solo un ovvio controsenso, ma è addirittura un ribaltamento della realtà, che rivela, viceversa, le reali intenzioni di chi invece vorrebbe metterle in discussione».

Il garante risponde infine alla minaccia da parte di Conte di togliere i 300mila euro annui di compenso che il partito versa nelle casse di Grillo. «Mi limito a osservare che gli impegni di manleva sarebbero comunque dovuti, a prescindere da un impegno contrattuale in tal senso, mentre i miei “compensi” - che in realtà, come sai, coprono anche i costi d’ufficio della funzione che svolgo per il movimento - sono non solo congrui per la mia funzione e i relativi costi, ma lo sono a maggior ragione nel momento in cui è in corso un tentativo di stravolgere l’identità e i valori del movimento», conclude Grillo. Il quale poi, tanto per aggiungere un po’ di pepe, pubblica un post con il logo del M5S modificato, con cinque simboli della Pec al posto delle stelle e il nome “Movimento 5 Pec”. «Consigli per il nuovo simbolo...», scrive il comico.

Ma Conte ormai guarda altrove, a quella costituente di ottobre che, se andrà come egli immagina, gli consegnerà nelle mani un nuovo Movimento del tutto staccato dal “cordone ombelicale” del fondatore. Sempre che il padre non riesca prima di allora, a mangiare il proprio figlio.