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Sulla carta, Luigi Di Maio potrebbe rimanere capo politico del Movimento 5 Stelle fino al 2027. Ma in pochi, ormai, credono che la carriera del leader pentastellato possa davvero proseguire per così tanto tempo. «Di certo, finché può, resta attaccato a quella poltrona e non la molla», si sfoga un deputato M5S, «ma se ci fosse un'alternativa...», aggiunge.
Fino ad oggi, infatti, il potere di Di Maio si è basato sull'assenza di un concorrente capace di sfidarlo, ma ora che la “connessione sentimentale” con la sua base politica è svanita, qualcosa potrebbe muoversi. E anche in tempi abbastanza stretti. A gennaio, in caso di nuovo tonfo alle Regionali, la leadership pentastellata potrebbe finire sotto processo. Un po' come avvenne a maggio, all'indomani della debacle alle Europee, con un intero partito a puntare il dito verso il capo. In quell'occasione Di Maio pretese e ottenne un plebiscito su Rousseau che blindasse la sua posizione. Adesso però non sarebbe così semplice.
«Se si candidasse lei avrebbe il mio appoggio, è l'unica capace di tenergli testa», sussurra una deputata, convinta che l'alternativa al ministro degli Esteri esista e porti il nome di Roberta Lombardi. La prima capogruppo a Montecitorio della storia pentastellata e attualmente consigliera regionale laziale è da tempo in rotta di collisione col numero uno M5S e, a differenza di molti suoi colleghi di partito, non teme di sfidare il capo pubblicamente. E non solo su questioni di organizzazione interna.
Nel mirino di Lombardi c'è soprattutto la visione politica dimaiana, rimasta legata all'epoca giallo- verde e alla narrazione della presunta equidistanza pentasatellata. Ma in politica la neutralità non esiste, è il rimprovero che da tempo la consiglie- ra regionale muove all'ex vicepremier M5S, in sintonia col Garante, Beppe Grillo, ormai stufo delle continue virate sovraniste di Di Maio.
Il Movimento ad agosto ha operato una svolta a sinistra fortemente voluta dal fondatore - anche grazie al lavoro di tessitura di Lombardi, che in Regione Lazio aveva già avviato un intenso dialogo con Nicola Zingaretti - in cui il capo politico non ha mai creduto. Ma «bisogna capire cosa si vuole fare da grandi», ricorda la “Faraona” al ministro degli Esteri. Perché «in dieci anni il Movimento è cambiato ed è davanti ad una scelta fondamentale». A partire dalle elezioni in Emilia Romagna, dove Lombardi contesta la decisione «dell'uomo solo al comando», che già tante volte «ha fallito», di non sostenere il candidato del centrosinistra Stefano Bonaccini.
«Vorrei che il Pd ci facesse una proposta netta, esplicita e trasparente agli occhi degli elettori, se effettivamente vuole condividere con noi un percorso anche a livello regionale», ha ripetuto Lombardi in diretta Tv solo tre giorni fa, sfidando per l'ennesima volta Di Maio. «Vorrei che questa fosse messa al voto sulla nostra piattaforma per decidere se andare con loro o se andare da soli», è la richiesta, in linea con la strada indicata da Grillo in estate.
Perché il matrimonio col Pd, per la “Faraona”, non può essere considerato una scappatella tra un Salvini 1 e un Salvini 2, ma deve essere inteso come un progetto organico, a lungo termine, in opposizione alle destre. Concetto molto chiaro a molti parlamentari “fichiani” ma anche a una schiera sempre più numerosa di ex “dimaiani” scottati sulla strada di Alberto da Giussano.
«Più che parlare di una fronda, parlerei del fatto che come M5S abbiamo fatto un investimento su questo Governo perché volevamo fare delle cose utili per il Paese», ricorda Lombardi, in polemica con la «modalità muscolare» scelta da Di Maio. «Quindi sicuramente questo modo continuo di porre dei distinguo, anche semplificando il messaggio politico alla ricerca sempre del titolo o dell'agenzia che ti ponga più in evidenza, è stancante».
Meno «tweet» e più contenuti, è il monito dell'esponente romana. Che sottolinea la sua sintonia col Garante, quasi a mandare un avvertimento a Di Maio. «Sono fieramente rompiscatole, me lo ha insegnato Grillo. Se non ti sta bene la politica, ci disse Grillo, c’è la possibilità di cambiare le cose». E se ai grillini non sta più bene la guida del Movimento, c'è sempre la possibilità di cambiarlo. Roberta Lombardi è a disposizione del partito.