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In attesa di fissare la data del congresso ( che i grillini chiamano “stati generali”) Luigi Di Maio e Davide Casaleggio blindano la segreteria politica ( i “facilitatori”, sul glossario pentastellato). Tra i 18 membri del “team del futuro” è infatti complicato individuare nomi di esponenti eretici. Semmai qualche voce critica, ma nessuno che metta in discussione la diarchia regnante in casa Cinque Stelle.
Per primi sei eletti, i “facilitatori organizzativi nazionali”, non era nemmeno prevista una possibile concorrenza interna, facevano parte del listino bloccato proposto dal capo politico con la formula “prendere o lasciare”. Tra loro, a rappresentare l’ala meno allineata al leader figurano addirittura Danilo Toninelli ( responsabile delle Campagne elettorali) e Paola Taverna ( all’Attivismo locale). Non esattamente due ribelli, al massimo due malpancisti. Il primo, ex ministro dei Trasporti dell’era giallo- verde rimasto senza incarichi col cambio di maggioranza, ha guidato la fronda degli esclusi al Senato insieme a Barbara Lezzi: uno scontento da consolare, più che un oppositore. La seconda, invece, considerata vicina ad Alessandro Di Battista, ha più volte espresso perplessità sulla gestione politica degli ultimi mesi.
Taverna, ormai presente a tutti i summit ristretti con Grillo, avrebbe ad esempio preferito evitare di presentare le liste in Emilia e Calabria per non mettere a repentaglio la tenuta dell’esecutivo.
Ma non è di certo ascrivibile all’esercito degli “oppositori”. In segreteria invece prendono posto due dimaiani di stretta osservanza, come Emilio Carelli, responsabile della Comunicazione, e Ignazio Corrao a cui sarà affidato il supporto agli Enti locali guidati dal M5S.
Quest’ultimo, eurodeputato, è stato addirittura premiato dal capo politico dopo aver votato contro la Commissione targata Ursula von der Leyen, in dissenso dal Gruppo. Per molto meno, nel recentissimo passato, ad altri parlamentari è toccata l’espulsione. Ma a piazzare persone di fiducia nel “team del futuro” non è solo Di Maio.
Davide Casaleggio, ufficialmente estraneo a incarichi di partito, ottiene le sue garanzie, con ben due nomi su sei nel listino bloccato. Enrica Sabatini avrà la delega al Coordinamento e agli Affari interni che, per dirla con le parole di Di Maio, «vuol dire tutto». Controllerà l’organizzazione del partito in nome di Rousseau, l’esclusiva associazione di cui è socia insieme a Casaleggio, Bugani e Dettori. Ex consigliera comunale di Pescara, Sabatini sarà la donna- macchina dell’interno Movimento 5 Stelle. E dal mondo di Rousseau proviene anche la senatrice Barbara Floridia, referente dei corsi di e- learning sulla piattaforma pentastellata, una sorta di scuola grillina di partito.
Adesso si occuperà di Formazione e personale per l’intero M5S. Per scovare un esponente della minoranza interna bisogna cercare tra i “facilitatori” eletti fuori dal listino. A guidare l’area tematica “Economia” sarà infatti Vincenzo Presutto, unico “fichiano” su 18. Non c’è perdita di consensi che tenga. La diarchia grillina è sempre più solida.