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Per quanto Luigi Di Maio continui a ripetere che «le scissioni le fanno gli altri», il Movimento 5 Stelle sembra tutt’altro che immune a guerre fratricide. Non solo quelle palesi, diventate plastiche a Napoli, con un elenco di assenze eccellenti da far sgranare gli occhi, ma soprattutto quelle serpeggianti tra i banchi del Parlamento. La mossa del capo politico di annunciare un organismo largo, composto da almeno 80 persone, da coinvolgere nella gestione del partito non può certo bastare ai ribelli, che da tempo pongono una sola condizione: un passo di lato del leader. È inevitabile dunque che gli strascichi del conflitto si riversino nell’Aula.
A cominciare dall’elezione dei capigruppo. Ieri, la “guerra tra bande” ha fatto una vittima illustre: Anna Macina. deputata gradita a Di Maio che ha scelto di ritirarsi dalla corsa. Nel valzer delle votazioni pentastellate si era classificata terza la scorsa settimana ( con 33 voti), piazzandosi alle spalle di Francesco Silvestri, attuale vice capogruppo ( 67 voti preferenze) e Raffaele Trano ( 61).
Ma l’uscita di scena di Macina non semplifica il quadro, visto che per eleggere il nuovo capogruppo è necessaria la maggioranza assoluta degli onorevoli. E se ai 33 voti della parlamentare fuori dai giochi si sommano le 17 schede bianche della precedente votazione, la definizione dello stallo si fa più contorta. Tanto che a Montecitorio si comincia a pensare a un terzo nome per ricomporre la crisi, un outsider che possa ricompattare il gruppo.
E se Anna Macina evita di commentare la sua scelta, chi invece si concede un piccolo congedo via social è Sergio Battelli, tesoriere designato dall’ex aspirante capogruppo. «Ci siamo, i giochi ormai sono fatti. Da questo momento sono ufficialmente fuori dalla partita che ci porterà, nei prossimi giorni, a eleggere un nuovo capogruppo e un nuovo direttivo del Movimento a Montecitorio», scrive su Facebook il deputato.
«Da questo momento sono tesoriere dimissionario e non posso che fare un grosso in bocca al lupo a chi prenderà il mio posto», prosegue Battelli, molto vicino a Luigi Di Maio, prima di augurare buon lavoro a chi prenderà il suo posto. I giochi si riapriranno mercoledì con un nuovo giro di consultazioni, e in caso di nuova fumata nera i grillini dovranno valutare soluzioni alternative.
Intanto, cresce il malcontento di quanti continuano a mal digerire l’alleanza col Pd che a breve verrà estesa alle Regioni. Per fermare il «chiacchiericcio» è dovuto intervenire il “garante” in persona, Beppe Grillo, che subito dopo l’intervento alla festa pentastellata di Napoli ha scritto sul Blog: le «sfide epocali», dice, «non si possono ridurre a chiacchericci da Transatlantico», anche perché «formare il nuovo partitello e giocare alle scissioni è cosmesi della politica!», aggiunge, mettendo in guardia i malintenzionati.
«Di fronte alle grandi sfide globali cosa volete che importi se qualcheduno è incazzato perché adesso siamo alleati con il Pd!», argomenta Grillo. «È soltanto debolezza, è soltanto pensiero rivolto alle proprie piccole botteghe... Basta una congiuntura di dazi sfavorevole e siamo a gambe all’aria!». I
l caos del nostro tempo, secondo il comico, «non si ferma, però si può modulare, ma non è che se uno scappa dalla Bonino cambia qualcosa». Dunque restano solo due alternative: «Ci sono solo due scelte: fare quelli che giocano a carte e ascoltano l’orchestrina mentre il titanic occidentale affonda oppure vincere vecchie inimicizie creando altrettante imprevedibili nuove consapevolezze».
Ma molti parlamentari grillini, ormai, non rispondono più al fondatore. Figurarsi al capo politico.