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Riccardo Franco Levi non è stato semplicemente portavoce di Romano Prodi e poi sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ai tempi del secondo governo del Professore. Per anni è stato uno dei più stretti collaboratori del padre dell'Ulivo di cui ha anche scritto una biografia. Parlamentare dal 2006 al 2013, Levi è soprattutto un giornalista che ha collaborato per le maggiori testate italiane (Il Sole 24 Ore, Corriere della Sera, Il Messaggero, La Stampa). Nel 1991 ha fondato e diretto il quotidiano L'Indipendente.Meglio succhiare un osso o un bastone, come dice Prodi?Mi sembra che il presidente abbia detto tutto con quella dichiarazione. Ha argomentato i motivi della sua scelta e ha spiegato le sue perplessità sul contenuto della riforma e sulla campagna elettorale.Condivide?Penso che la riforma susciti perplessità nel contenuto, e credo che anche le motivazioni per il Sì di Prodi prescindano dal contenuto.È giusto votare a prescindere dal contenuto?Credo sia normale che a un appuntamento di questo genere ciascuno arrivi sulla base di valutazioni personali diverse che toccano tanti ambiti. La stessa campagna elettorale del presidente del Consiglio è stata fatta in parte sui contenuti della riforma ma anche giocando con un significato più largo, per cui si tratta di vedere la composizione dei giudizi sui due campi e arrivare a una sintesi personale. Prodi l'ha espressa in modo documentato e ragionato.Renzi ha provato a correggere il tiro, tentando di "spersonalizzare" il referendum in corsa...Mi sembra che si sia reso conto che era di una scelta controproducente. Del resto, se ha deciso di correggerla significa che è arrivato alla conclusione che era un errore trasformare un referendum sulla Costituzione in un plebiscito sulla sua persona.Ogni tanto però il premier cede di nuovo alla tentazione, due giorni fa ha detto che in caso di vittoria del No, «i danni si vedrebbero già lunedì mattina».Questa è una valutazione tutta sua, evidentemente considera di avere investito talmente tanto su questa partita da doverne comunque trarne un giudizio alla fine.Nessuno scenario apocalittico in caso di vittoria del No, dunque?Credo che ci sarebbero delle turbolenze sui mercati finanziari destinate a essere riassorbite in un tempo abbastanza corto. La determinante complessiva dei mercati in questo momento è l'enorme liquidità offerta dalla Banca centrale europea che attutisce le conseguenze del referendum.Cosa la convince di più di questa riforma? E cosa non le piace?Quello che mi convince di più sono gli obiettivi, quello che mi convince di meno sono gli strumenti per raggiungerli.A cosa si riferisce?La composizione del Senato, le sue mansioni, l'elezione dei senatori, la distinzione dei vari percorsi legislativi sulla base delle diverse materie. Sono tutti elementi che mi inducono ad avere perplessità sul contenuto della riforma i cui obiettivi sono però largamente condivisi: il superamento del bicameralismo paritario.Il 5 dicembre potranno ancora coabitare due partiti diversi all'interno del Pd?Non lo so, sono fuori dalla politica attiva. Mi auguro che la ricomposizione del campo della politica sia ancora ispirata a quella democrazia dell'alternanza che era stata il faro della stagione dell'Ulivo.Mi scusi, ma alla fine di questa conversazione non ho ancora capito una cosa: domenica voterà Sì o No?Come ho detto prima, c'è una valutazione negativa sul contenuto della riforma, la scelta del voto però è una cosa molto più complessa sulla quale mi riservo di tenere per me la decisione.