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Colle
Ormai è chiaro: l’ostacolo più grande che complica l’ascesa al Colle di Draghi è Draghi stesso. Lo ha detto bene un senatore forzista assai ben informato: “Il problema di Draghi è che ce n’è uno solo”. Proprio così. E i numerosi veti di chi non vuole l’attuale premier al Colle sono motivati da un’unica valutazione: se il Capo del governo diventasse Capo dello Stato, chi altro riuscirebbe a garantire il prosieguo della legislatura? In altre parole: chi potrebbe tenere in vita e spostare il più in là possibile, almeno fino al prossimo autunno, la fine di una maggioranza così “eclettica”? Sono mesi che la politica cerca di trovare una soluzione a questo enigma. Intendiamoci, c’è anche chi ha ottimi motivi per mandare Draghi al Colle e puntare alle elezioni. C’è di certo Meloni che vuol incassare quel 30% dei voti promesso dai sondaggi. E per qualche verso ci sono anche Conte e Letta: il primo smanioso di diventare onorevole e mettere il sigillo sulle candidature; e il secondo consapevole di avere un gruppo parlamentare non suo ma scelto da Renzi. Ma non basta. Troppo forte la pressione della Lega, dei parlamentari 5Stelle e di buona parte di quelli dem (la parte che sa di essere all’ultimo giro di giostra) che vedono con terrore panico l’ipotesi delle urne. Insomma, il vero problema non è quello di trovare l’accordo per spedire Draghi al Quirinale, ma quello di trovare il suo successore a palazzo Chigi.