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Una tassa umanitaria per comprare i brevetti dei vaccini e regalarli all’umanità. È questa la proposta che Beppe Grillo lancia sul suo Blog dopo i tg della sera. È contenuta in una lettera - scritta in italiano, inglese, francese, spagnolo, portoghese, russo, cinese, giapponese, persiano e serbo - indirizzata ad Ángel Gurría, segretario generale dell’Ocse. «I 37 paesi dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che lei presiede, sono tra i più ricchi del pianeta. Rappresentano il 63 per cento del Pil mondiale», recita il testo pubblicato online. «Signor Gurría, la prego, agisca ora. Chieda ai capi dei 37 paesi dell'Ocse di raccogliere una Tassa Umanitaria da devolvere alla Banca Mondiale per acquisire i brevetti di tutti i vaccini efficaci Covid- 19. Tutti gli ostacoli che potrebbero impedire la campagna di vaccinazione più ampia possibile devono essere rimossi». La proposta è ambiziosa e prende atto dell’incopatibilità tra profitto e salute globale. Proprio per questo il comico invita Gurría a seguire l’esempio di Albert Sabin, inventore del vaccino più contro la poliomelite che decise di non brevettare la sua scoperta per non compromettere le cure universali. «Sabin scrisse», riporta Grillo, «“Molte persone hanno insistito perché brevettassi il mio vaccino antipolio, ma io non volevo. È il mio regalo a tutti i bambini del mondo”. (...) “Un esperto di virus ha il dovere di usare le sue conoscenze per il bene dell'umanità”». E per passare alla storia come il virologo polacco - di cui Grillo parlava già nel 1993 in uno spettacolo televisivo per Rai 1 ( nella lettera viene riportato persino un link a Youtube) - il garante del Movimento 5 Stelle, anzi, il «fondatore», propone al capo dell’Ocse di acquisire tutti i brevetti e donarli a tutti Paesi poveri del mondo. La pandemia «non può essere eliminata vaccinando solo le popolazioni più ricche del mondo», dice “l’elevato”. «Se i paesi più poveri diventano un serbatoio del virus, allora la salute delle popolazioni dell'intera economia mondiale sarà minata in pericolo, e i nostri attuali sforzi di vaccinazione saranno compromessi. Le aziende private esistono per promuovere il proprio bene, non il bene comune. Giusto o sbagliato, questo è il capitalismo», aggiunge Grillo. Ma un conto sono le imprese e un altro i governi e istituzioni che dovrebbero invece garantire solo il bene comune, «giusto o sbagliato, questa è la democrazia». E di fronte alla tragedia della pandemia, «la reazione più economica, oltre che più umana, è che i più ricchi contribuiscano maggiormente a stabilizzare l'economia mondiale», spiega il garante del Movimento, prima di congedarsi dal destinatario della sua missiva: «Chi farà la Storia in questa pandemia? Se non lei, signor Gurría, chi? Se non ora, quando?». Grillo lancia la sua proposta, spostando il baricentro del Movimento su un tema centrale per uscire dall’emergenza, nella speranza che qualcuno lo prenda sul serio. Di certo, si intesta una battaglia che finora in Italia avevano timidamente cavalcato solo piccoli partiti, come Sinistra italiana. E così, la guerra ai brevetti potrebbe prendere il posto della guerra al privilegio, intercettando un bisogno oggettivo delle persone. E se il “capo” scrive all’Ocse, i parlamentari del M5S si rivolgono all’Unione europea. «L’Europa è indietro nella campagna vaccinale. In media nei Paesi Ue la prima dose di vaccino è stata somministrata a poco più del 10 percento della popolazione ( 55 milioni) contro il 25 percento degli Stati Uniti ( 82 milioni). Per non parlare del Regno Unito dove già più di metà della popolazione ha ricevuto la prima iniezione ( 28 milioni)», dicono i senatori pentastellati della commissione Politiche Ue. A penalizzare il nostro continente è la scarsa disponibilità di vaccini garantita dalle multinazionali «che monopolizzano la produzione per il mercato europeo ma che non riescono a rispettare i ritmi di produzione e consegna pattuiti. È urgente un deciso cambio di strategia da parte della Commissione europea», scrivono i grillini, invitando la Ue a forzare la mano con le case farmaceutiche. Come? Ricorrendo «alle cosiddette “licenze obbligatorie” consentite dall’accordo Trips sulla proprietà intellettuale per imporre alle aziende, che manterrebbero la proprietà dei loro brevetti, di vendere le licenze di produzione». Questo consentirebbe anche di aumentare la disponibilità di vaccini per i Paesi poveri la cui vaccinazione non è solo questione etica «ma di nostra sicurezza», aggiungono. Insomma, quella sui brevetti potrebbe essere la prima grande battaglia del Movimento targato Giuseppe Conte, che tra transizione ecologica e giustizia sociale dovrà cambiare pelle una volta per tutte.