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CIRO MASCHIO POLITICO
La riforma della separazione delle carriere è approdata ieri, come previsto, nell’Aula della Camera. Prima la relazione sul disegno di legge di modifica costituzionale da parte dei membri della commissione Affari costituzionali – il presidente Nazario Pagano (FI) e la deputata Simona Bordonali (Lega) – poi la discussione generale. Il dibattito a Montecitorio è apparso prodromico a quello che avverrà in vista del referendum, previsto per la primavera del 2026: i favorevoli impegnati a ribadire che si tratta di una riforma che da un lato dà più garanzie ai cittadini contro lo strapotere della magistratura requirente «e dall’altro pone un freno al correntismo mai venuto meno nonostante la radiazione di Luca Palamara; i contrari, invece, compatti nel sostenere che si tratti di una punizione delle toghe per decisioni invise al governo e che sia la realizzazione del desiderio più grande di Silvio Berlusconi.
Come ha dichiarato Ciro Maschio, presidente della commissione Giustizia ed esponente di FdI, «questa riforma epocale della giustizia ha l’obiettivo fondamentale di liberare la magistratura, di liberare i singoli magistrati dal giogo delle correnti politicizzate, per restituire ai cittadini un giudice veramente libero, terzo, autonomo e imparziale, nel pieno rispetto, questo sì, dei principi della nostra Costituzione».
«Qualcuno – ha aggiunto – per il solo fatto che la politica abbia osato tentare di riformare la magistratura, parla di eversione, di allarme democratico, di attentato alla magistratura o di attentato alla democrazia. Chi rivolge questi attacchi e queste critiche lo fa chiaramente in malafede, nel disperato tentativo di difendere quel sistema di potere fondato sulle correnti che stiamo cercando di riformare».
Il deputato forzista Enrico Costa sostiene a propria volta che la riforma servirebbe a spezzare, tra l’altro, quel rapporto patologico tra gip, gup e pm: nella fase dell’indagine preliminare, si è chiesto il parlamentare, «e in generale nei procedimenti, nei processi, il ruolo giudice è un ruolo attivo? È un ruolo dinamico? È un ruolo di filtro?». E si risponde: «Non vorrei offendere nessuno ma vedo nel nostro procedimento penale, di fronte alla prepotenza, non solo giuridica ma anche mediatica dell’accusa, una paralisi del giudice. Io la chiamo la tanatosi del gip e del gup. L’immobilità tonica. Sapete qual è l’immobilità tonica? È quella di quegli animali che si fingono morti come strumento di difesa. Per difendersi dalla prepotenza giuridica e mediatica e per non ostacolare, perché capiscono di essere più deboli nella dinamica del processo, si fingono morti».
In rappresentanza del governo è intervenuto il viceministro della giustizia, Francesco Paolo Sisto, che ha seguito il dossier fin dall’inizio: «La proposta è molto chiara: non tocca minimamente il tema dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura; non tocca minimamente l’obbligatorietà dell’azione penale; non è un intervento, neanche a volerlo stressare, punitivo nei confronti di chicchessia e non ha una componente ideologica».
Ha poi ribadito quanto espresso dallo stesso guardasigilli Carlo Nordio: «Su questo condivido il pensiero del ministro secondo cui questa riforma deve essere sottoposta al vaglio del popolo mediante l’esercizio della democrazia diretta: questa sarà la migliore tranquillità per tutti e ognuno di noi potrà affidarsi a quello che sarà il giudizio degli strumenti di democrazia diretta».
Di tutt’altro spirito le dichiarazioni pronunciate in Aula da parte delle opposizioni. Il capogruppo dem nella seconda commissione Federico Gianassi ha attaccato nel suo intervento direttamente il responsabile di via Arenula: «Il ministro Nordio, in un recente attacco alla magistratura, ha citato sondaggi secondo cui solo il 30% degli italiani avrebbe fiducia nell’operato dei magistrati. Un dato che il ministro ha usato per delegittimare l’intero sistema giudiziario. Tuttavia, risulta che il gradimento dello stesso Nordio, come membro del governo Meloni, si attesta anch’esso al 30%. Delle due, l’una: o il ministro utilizza dati in modo pretestuoso per screditare una magistratura che non si piega alle derive illiberali del governo, oppure la sua credibilità è così scarsa da confutare le sue stesse affermazioni. Nordio farebbe meglio a concentrarsi sul proprio operato anziché attaccare chi è impegnato nella tutela della giustizia».
«Con la separazione delle carriere dei magistrati il centrodestra punta a colpire l’autonomia e l’indipendenza del potere giudiziario, e in particolare a sterilizzare e a mettere sotto l’influenza della politica i pubblici ministeri, coronando il sogno di Silvio Berlusconi», ha detto la deputata del M5S Stefania Ascari. Avs, con il capogruppo in commissione Giustizia Devis Dori ha invece stigmatizzato che tutte le 262 richieste di modifiche siano state bocciate: «Nessuna condivisione, tutti gli emendamenti delle opposizioni sono stati respinti, nessuna condivisione con i magistrati perché è una riforma contro i magistrati, mossa da una furia punitiva: i continui attacchi della magistratura e la volontà di delegittimarla rendono chiaro l’obiettivo del governo: riscrivere i principi dei rapporti tra poteri dello Stato. Se volete davvero la parità tra accusa e difesa – ha concluso – andiamo subito anche in quella direzione, anziché andare a incidere, come state facendo adesso sulla magistratura. Bene, allora mettiamo l’avvocato in Costituzione». Il seguito del dibattito è rinviato a data da destinarsi.