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Banchetti per il referedum sul fine vita promosso dall'Associazione Coscioni
Si terrà oggi presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati la presentazione del nuovo libro di Lorenzo d’Avack, “Filiazione e fine vita. Riflessioni bioetiche e giuridiche” (Scholé, Editrice Morcelliana), che sarà anche l’occasione per riaprire il dibattito sul tema del fine vita. L’evento organizzato dal Dubbio e moderato dal nostro direttore Davide Varì, sarà introdotto dal Presidente del Consiglio Nazionale Forense, Francesco Greco, e dal Vicepresidente della Fondazione dell’Avvocatura Italiana, Vittorio Minervini. Seguiranno gli interventi dell’autore del volume, il giurista e bioeticista Lorenzo d’Avack, di Monsignor Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, della Deputata Michela Di Biase (Partito Democratico) e del Senatore Pierantonio Zanettin (Forza Italia).


Il confronto giunge in un momento cruciale, segnato dalla recente iniziativa della Toscana, prima Regione a dotarsi di una legge sul suicidio assistito. Una scelta che ha riacceso il dibattito e sollecitato una risposta nazionale condivisa. La maggioranza di governo, così come ampi settori del mondo cattolico e laico, riconoscono ormai l’urgenza di una legge chiara, equilibrata e rispettosa della dignità della persona. «Sul tema del fine vita bisogna che il dibattito sia largo – ha spiegato Paglia - e che coinvolga tutti per aiutare il Paese intero ad abbracciare prospettive condivise che non siano laceranti. In questo senso, mi sembra saggia la posizione della Conferenza Episcopale italiana e del cardinale Matteo Zuppi, i quali chiedono che governo e Parlamento lavorino per raggiungere un’intesa la più ampia possibile».
In Italia, il suicidio assistito è stato in parte legalizzato con la storica sentenza 242 del 2019, la cosiddetta “Antonio/ Cappato” sul caso di Dj Fabo, con la quale la Consulta ha stabilito quattro requisiti di accesso alla procedura: che la richiesta arrivi da un malato affetto da una patologia irreversibile; che il paziente sia capace di autodeterminarsi; che il paziente reputi le proprie sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili; che il paziente sia dipendente da “trattamenti di sostegno vitale”. Un criterio, quest’ultimo, “allargato” dalla stessa Corte con la sentenza 135 dello scorso luglio, con la quale i giudici hanno spiegato cosa bisogna intendere per sostegno vitale. Su questi paletti poggia anche la proposta di legge avanzata dalle forze di maggioranza, di cui sono relatori i senatori Zanettin e Ignazio Zullo (FdI).
La bozza di testo presentata lo scorso marzo al comitato ristretto delle Commissioni Giustizia e Sanità del Senato prevede due articoli: il primo ribadisce che «il diritto alla vita è un diritto inviolabile ed indisponibile, determinato dall’assenza dei valori fondamentali sui quali si fonda la Carta Costituzionale della Repubblica». Il secondo articolo aggiunge un quinto requisito, prevedendo che il paziente da cui arriva la richiesta sia già inserito in un programma di cure palliative. Un punto critico, per chi intravede profili di incostituzionalità nell’imporre un trattamento sanitario obbligatorio come precondizione.