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MATTEO SALVINI MINISTRO TRASPORTI
Il «collega degli Esteri». Così il vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, ha chiamato il suo omologo e leader di Forza Italia Antonio Tajani nel corso di alcune dichiarazioni che hanno fatto discutere, e non poco, la maggioranza di governo. Il tono usato dal segretario leghista fa capire quanto sulla situazione internazionale le posizioni dei due alleati siano distanti, praticamente inconciliabili, e mette a nudo tutto lo sforzo che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni sta facendo per tenere in piedi la baracca.
Tutto è iniziato quando a margine di un evento in Prefettura a Milano Salvini, sulle parole di Tajani che lo ha invitato a usare toni meno accesi nei confronti del presidente francese Macron, definito “matto” dal ministro dei Trasporti qualche giorno fa, quest’ultimo ha risposto: «rispetto le idee del collega degli Esteri, e ritengo che chi ostinatamente da anni sta usando toni bellici, parlo del presidente francese, debba prestare più attenzione».
Insomma invito rispedito al mittente, così come dall’altra parte Forza Italia ha respinto le avances leghiste nei confronti di Starlink, il sistema satellitare di proprietà di Elon Musk in trattativa con il governo italiano perché gli venga affidate la protezione delle comunicazioni delle nostre istituzioni. «Non sono io a decidere se va bene la tecnologia A o la tecnologia B - ha detto Salvini - Se Starlink connette mezzo mondo non vedo perché la sinistra debba dire pregiudizialmente di no, perché è di Musk». Secondo il vicepremier leghista, «quando si parla di sicurezza nazionale le simpatie e le antipatie dovrebbero uscire dal tavolo».
La risposta è arrivata, oltre che dalla “sinistra” la quale insiste a chiedere a Meloni di mettere definitivamente da parte l’idea di un accordo con Starlink, dal portavoce azzurro Raffaele Nevi. «Serve sempre prudenza nelle scelte politiche e in questo caso si tratta di questioni che attengono alla sicurezza dei dati nazionali e quindi occorre valutare bene costi e benefici con assoluta serenità - ha detto Nevi Starlink fornisce servizi che non riusciremmo ad avere in altro modo ma non deve essere assolutamente una scelta basata sull’emotività della politica e cioè non legata all’amicizia con Musk: scegliere Musk solo perché amico di qualcuno sarebbe un grave errore».
Ogni riferimento a Matteo Salvini (e anche a Gorgia Meloni) è puramente voluto, ancor più dopo che lo stesso leader della Lega ha definito come «stimolante» la possibilità di un incontro tra Musk e niente meno che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che più volte, pur senza mai nominarlo, ha criticato certe uscite avventate dell’uomo più ricco del mondo.
Il tutto mentre il numero del Carroccio continua a martellare sulla contrarietà all’invio di truppe italiane in Ucraina, già esclusa da Meloni, e sulla necessità di riallacciare i rapporti con Mosca. «Io non ce l'ho il cellulare di Putin, però quando finirà il conflitto sicuramente riannodare rapporti commerciali, culturali, economici, energetici con la Russia penso sarà un interesse di tutta Europa», ha detto Salvini rispondendo poi «c’è un ministro che si occupa di gas, chiedete a lui», di fronte alla domanda sulla possibilità di ricominciare a comprare gas dalla Russia.
E a proposito di Russia fa ancora discutere la politica italiana l’esclusione dalle elezioni romene del candidato filo Mosca Calin Georgescu, strenuamente difeso da Salvini. «Respinta in Romania la candidatura di Calin Georgescu, un euro- golpe in stile sovietico - ha scritto sui social il leader della Lega - Prima annullano, a urne aperte, le elezioni che stava vincendo, poi lo arrestano, poi addirittura lo escludono dalle elezioni per paura che vinca. Altro che “riarmare l’Europa!, qui bisogna rifondarla per difendere la Democrazia: la Lega è vicina ai tanti cittadini rumeni che, in patria e in Italia, sono derubati del loro diritto di voto da un furto di democrazia gravissimo».
Ricevendo l’appoggio di Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia/ ECR al Parlamento europeo. «Ciò che sta avvenendo in Romania è sempre più preoccupante - ha detto ieri Fidanza - L’ufficio elettorale centrale di Bucarest, un organo di natura politica, ha respinto la candidatura di Calin Georgescu alle prossime presidenziali di maggio: la sua affermazione al primo turno dello scorso dicembre e il timore che potesse vincere al ballottaggio avevano portato all’annullamento di quel voto per presunte, e mai dimostrate, ingerenze russe. Non abbiamo simpatia per i filorussi ma vogliamo difendere la democrazia in ogni nazione europea e il diritto di chiunque a candidarsi, anche se sgradito all’establishment della sinistra liberal e post- comunista». Nessun commento, invece, da Forza Italia.