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Due polizze vita distinte, una da 30 mila euro senza scadenza e una da 3 mila con termine 2019, un’unica beneficiaria: la sindaca Virginia Raggi. Su questi due strumenti di investimento accesi da Salvatore Romeo a gennaio 2016 ( quando era un semplice funzionario del comune) la sindaca è stata interrogata a lungo anche se gli inquirenti, valutato come legittimo il flusso di denaro veicolato da Romeo per l’accensione delle polizze vita, hanno escluso che l’intera operazione possa costituire reato, vista l’assenza di un’utilità corruttiva.
I due strumenti finanziari destinati al primo cittadino della Capitale avevano come casuale la dicitura “motivi affettivi” e non sono gli unici venuti fuori nell’indagine curata dai magistrati di piazzale Clodio. A nome Romeo infatti gli investigatori hanno trovato altre sette polizze vita ( per un totale di 130 mila euro di investimento) che indicavano come beneficiari alcuni dipendenti comunali e altri esponenti del M5S. Tra questi anche Alessandra Bonaccorsi, ex attivista grillina e compagna di Romeo per poco più di un anno: la sua polizza, aveva come causale “figlia”. Per vederci più chiaro gli investigatori, nei giorni scorsi, hanno interrogato anche altri esponenti del movimento che fa capo al comico genovese, che hanno negato che quello delle assicurazioni vita fosse un sistema comune tra gli esponenti cinque stelle.
E se le polizze vita intestatele “a sua insaputa” non dovrebbero avere conseguenze penali sull’incerto futuro della sindaca, l’interrogatorio di giovedì è servito agli inquirenti per chiarire alcuni punti chiave dell’indagine che vede la Raggi accusata di abuso d’ufficio e falso rispetto alla nomina di Renato Marra alla direzione del dipartimento turismo. Secondo gli inquirenti, a “promuovere” nei fatti Renato Marra, fu il fratello Raffaele ( finito in carcere nel dicembre scorso assieme al costruttore Scarpellini con l’accusa di corruzione): di lui Virginia Raggi ha raccontato che «Mi apriva le porte del Campidoglio, visto che è un profondo conoscitore delle norme che regolano la macchina amministrativa». A presentarle il futuro capo del personale del Campidoglio, dice ancora la Raggi all’aggiunto Ielo e al sostituto Dall’Oglio, era stato lo stesso Romeo che ne aveva lodato le capacità amministrative. La sindaca poi, nel corso di quasi otto ore di interrogatorio all’interno di una caserma della polizia giudiziaria alla periferia est della Capitale, ha raccontato dei suoi legami con Frongia ( insieme a Romeo a Marra e alla stessa sindaca, membri del disciolto “raggio magico” e della chat di whatsapp “quattro amici al bar” acquisita agli atti dell’indagine): dall’impegno comune nell’aula del consiglio ai tempi di Marino alla corsa per le “comunitarie” che la Raggi si aggiudicò anche grazie al passo indietro di Frongia, diventato poi, fino a dicembre 2016, vice sindaco di Roma. Virginia Raggi, che si è comunque detta tranquilla rispetto all’indagine che la vede protagonista, ha poi rinviato ad una memoria difensiva che verrà presentata nei prossimi giorni, le spiegazioni sulla mail ( inviatele “per conoscenza”) in cui Meloni ringrazia Raffaele Marra per la avvenuta nomina del fratello Raffaele che era “la persona giusta” per quel posto. Sul piatto restano i sospetti di un dossier che parte del M5S avrebbe preparato e fatto esplodere durante le primarie grilline per la conquista del comune. Un dossier che, secondo la deputata Lombardi, potrebbe essere stato messo in piedi da Marra contro De Vito e che sarebbe servito come bulldozer per spianare la strada alla candidata sindaca a cui già da qualche mese, il suo futuro vice, aveva intestato due polizze vita del valore di 33 mila euro.