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No Vax
L’appuntamento delle 14.30 è andato deserto, tanto da obbligare Castellino a dichiarare di non essere andato alla stazione per partecipare a una manifestazione, ma per prendere parte «un’assemblea» nella quale saranno per decise le prossime azioni. «Per una lotta che non può essere dettata né da anonimi canali Telegram, né dal mainstream, che aspettava tensioni e provocazioni, né, tanto meno, dal Viminale e dalle sue strutture periferiche», precisa il leader romano dell’ultradestra.
E se nella Capitale si respira aria di desolazione tra le file dell’esercito no vax, non va affatto meglio nelle altre grandi città. Il presidio milanese organizzato nei pressi della Stazione Garibaldi si è sciolto dopo alcuni timidi tentativi di aggirare il blocco delle forze dell’ordine. Con lo stesso identico copione: poche decine di persone in piazza e “obiettivo scompiglio” fallito sul nascere.
A Torino Porta Nuova, manifestanti sono stati bloccati ai varchi di ingresso dalla polizia, che ha fermato un attivista, che dopo essersi rifiutato di mostrare i documenti ha provato a colpire con un calcio un funzionario digos. All’evento ha partecipato anche Marco Liccione, uno dei portavoce del gruppo No Green pass - variante Torino.
«Queste iniziative hanno uno scopo ambiguo, sono contro la legge», ha spiegato Liccione, dissociandosi «dalla violenza per cui invitiamo le persone, ogni sabato, a partecipare ai cortei popolari». E sul ruolo svolto dai social network, Liccione spiega: «Il gruppo Telegram ha avuto un grande successo nel risvegliare le menti delle persone, ma consiglio di non seguirlo per la violenza, la nostra è una linea pacifica e prima o poi ci dovranno ascoltare perché siamo milioni di persone in piazza». Difficile capire a quale piazza si riferisca precisamente Liccione. Perché ieri, nelle città italiane, quasi nessuno ha raccolto l’appello del popolo no vax.