Chissà come sarebbe andata, se il Rassemblement National di Marine Le Pen avesse ottenuto una vittoria indiscutibile e si fosse imposto come prima forza politica francese alle Legislative. Fatto sta che, anche in questo caso, gli eventi hanno subito un'accelerazione improvvisa e hanno portato nel giro di una manciata di giorni la leader della destra francese prima a sfiorare la conquista di Matignon, quindi a ritrovarsi leader dell'opposizione anti-Ue assieme al premier ungherese Viktor Orban e al nostro Matteo Salvini.

Il segretario leghista, a detta di chi lo conosce bene, non è poi così dispiaciuto per l'esito del secondo turno del voto francese e di ciò che è accaduto, come conseguenza immediata, a Bruxelles. Certo avrebbe preferito una vittoria di Rn ma l'exploit del Fronte Popolare, che ha sbarrato la strada del governo transalpino a Jordan Bardella, se da una parte facilita il compito intrapreso da Giorgia Meloni di accreditarsi presso l'establishement continentale come la rappresentante di un conservatorismo affidabile, dall'altro apre a destra praterie di agibilità politica e di propaganda per i leader dei nuovi “Patrioti” Ue sia in Europa che in casa, che potranno essere molto redditizie a livello elettorale.

E così, verso l'ora di pranzo, l'accoppiata Le Pen-Bardella ha fatto di necessità virtù e ha fatto eleggere l'enfant prodige di Rn presidente dell'eurogruppo fortemente voluto da Orban, nel quale sono dunque confluite tutte le forze che nella scorsa legislatura costituivano Id, che cinque anni fa era nato con le redini saldamente nelle mani di una Lega che aveva ottenuto più del 30 per cento, prima del “disastro” del Papeete, incassando anche l'adesione di Vox, guidata dall'ex-miglior alleato di Meloni Santiago Abascal.

Nella riunione di costituzione di “Patrioti per l'Europa” che si è tenuta nella capitale belga e ha eletto gli organi dirigenti, il dato che salta agli occhi, dopo quello politico, è quello aritmetico, altrettanto significativo, e cioè che il gruppo dei Patrioti scavalca quello dei Conservatori di obbedienza meloniana e si piazza al terzo posto dell'emiciclo, dietro Popolari e Socialdemocratici. A cambiare gli equilibri è stata la scelta di Abascal, che ha portato a 84 i componenti, di 12 nazionalità diverse: oltre ai citati francesi di Rn, agli ungheresi di Fidesz, agli italiani della Lega e agli spagnoli di Vox, ci sono – tra gli altri - anche i cechi di Ano, gli austriaci di Fpö , gli olandesi del Pvv, i belgi di Vlaams Belang e i portoghesi di Chega.

Tutti pronti a non fare sconti alla maggioranza che si appresta a governare di nuovo l'Ue, incalzandola su temi come lo smantellamento delle politiche green volute da Franz Timmermans negli anni scorsi, il sostegno alle istanze degli agricoltori e soprattutto l'introduzione di politiche più severe per il contrasto dell'immigrazione illegale. Ma soprattutto, tutti pronti a incalzare i partiti che saranno disponibili a fare accordi o a intavolare trattative col blocco di potere Ue. In quest'ottica, l'indebolimento del presidente francese Macron certamente ha fatto piacere a Giorgia Meloni, così come il mancato arrivo di Marine Le Pen nel club dei governanti ha messo al riparo la nostra premier da una competitor ingombrante.

C'è però un rovescio della medaglia, costituito dal fatto che attacchi come quello portato da Le Pen dal palco della kermesse leghista nei confronti della nostra presidente del Consiglio, sull'ambiguità nei confronti di Ursula von der Leyen, saranno sempre più frequenti, soprattutto se la leadership italiana ne favorirà in qualche modo la rielezione la prossima settimana.

Per Salvini, poi, lo schema è ancora più invitante: continuare a picconare sul fronte europeo e su quello romano Meloni, approfittando della opzione di quest'ultima per il rifiuto delle nostalgie fasciste, cercando di recuperarle voti a destra. La strada è stata già tracciata, con la “guerriglia” intrapresa dal vicepremier a colpi di emendamenti e proposte di legge su utero in affitto, cannabis, balneari, vaccini etc, e con l'apporto del Generale Vannacci a titillare i “non antifascisti” in eventuale uscita da FdI.

Non a caso, la formazione del gruppo dei Patrioti è stata accompagnata da un crescendo entusiasta di Salvini, il quale ha prima parlato di forza «determinante per cambiare il futuro di questa Europa», poi ha alzato il tiro contro «lo strapotere di burocrati e banchieri» e il «disastroso modello degli ultimi cinque anni fondato su scelte filo-islamiche, filo-cinesi ed eco-estremiste con sinistre e socialisti». Non senza dimenticare di fare gli auguri di buon lavoro, en passant, a Vannacci, che figurerà ufficialmente tra i vice di Jordan Bardella alla guida del gruppo.

Per capire che aria tirerà a Bruxelles e all'ombra di Palazzo Chigi, basta leggere la dichiarazione del capodelegazione leghista Paolo Borchia: «Voteremo no alla riconferma di Ursula von der Leyen», ha detto, «per quel che riguarda le altre forze politiche io mi auguro che tutti i partiti siano coerenti con i messaggi che sono stati lanciati in fase di campagna elettorale».