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Secondo la capogruppo del terzo polo al Senato, Raffaella Paita, «sulla giustizia la Meloni non è poi così distante da Pd e M5S» e spiega che Azione e Iv sono pronti «a sostenere in tutto la riforma della giustizia» ma «ora Meloni deve scegliere: manette o garanzie». E anche sull’abuso d’ufficio si dichiara disponibile a sostenere la maggioranza: «Questo reato così fumoso rende di fatto gli amministratori pubblici, i sindaci, impossibilitati a prendere decisioni», commenta.
Senatrice Paita, in questi giorni si parla molto di intercettazioni, anche dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro. Il terzo polo si è dichiarato d’accordo con le parole del ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Finirà che lo sosterrete più voi, in questa battaglia, che la maggioranza?
Le parole che il Ministro Nordio ha pronunciato in Parlamento sono molto sagge e le sottoscrivo in pieno: Nordio non ha mai parlato di sottrarre lo strumento delle intercettazioni alle indagini per mafia, ma di limitarne gli abusi. L’ala giustizialista della maggioranza, capitanata da Fdi, ha subito manifestato mal di pancia. La verità è che sulla giustizia la Meloni non è poi così distante da Pd e M5S. Mi auguro che permettano a Nordio di lavorare, inizio ad avere dei dubbi.
Oltre alle intercettazioni la giustizia tiene banco nel dibattito politico, con la discussione sui miglioramenti della riforma Cartabia. È possibile trovare delle vie di dialogo tra maggioranza e opposizione?
Noi siamo pronti a sostenere in tutto la riforma della giustizia. Nella scorsa legislatura abbiamo criticato la riforma Cartabia: un pannicello caldo che non ha risolto i problemi fondamentali. Serve un intervento sostanzioso ma la maggioranza deve chiarirsi le idee al suo interno. Meloni deve scegliere: manette o garanzie. Tertium non datur. Per quanto riguarda le altre opposizioni, il quadro mi pare chiaro: Pd e 5stelle, non votando a favore della nostra risuluzione, hanno fatto capire perfettamente da che parte stanno. Sono rimasta molto colpita dalla assurda scelta del Pd.
Lei ha vissuto sulla sua pelle una vicenda giudiziaria, essendo stata stata assolta dopo essere stata accusata di omicidio colposo e disastro ambientale colposo per i fatti legati all'alluvione del 2014, quando era assessore alla protezione civile della Liguria: cosa le ha lasciato questa vicenda?
È stato un vero e proprio calvario. Nel 2014 avevo 40 anni e un figlio di 11 anni, ero candidata alla presidenza della regione Liguria. Sono stata assolta in primo grado con rito abbreviato nel 2016 e poi in via definitiva nel 2019. 5 anni di dolore e ingiustizia e nel frattempo avevo perso le elezioni, la storia politica della mia regione fu condizionata di fatto da quelle vicende. Resta il dolore e la voglia di cambiare il sistema giustizia. Senza rancore, un sentimento che non mi appartiene. Perché la politica fatta con rancore perde di lucidità.
Come amministratori locali, in molti chiedono modifiche alla legge sull'abuso d'ufficio, o addirittura la cancellazione: su questo punto il terzo polo è pronto a dare il suo contributo alla maggioranza, che sembra intenzionata ad andare in quella direzione?
Siamo pronti: questo reato così fumoso rende di fatto gli amministratori pubblici, i sindaci, impossibilitati a prendere decisioni. Se lo fanno, è a loro rischio e pericolo. Molte risorse preziose scelgono di non candidarsi proprio per timore di un’indagine. Ritengo tuttavia che il problema sia complessivo: bisogna intervenire per limitare il potere delle correnti o il sistema resterà tale e quale.
Altra questione rilevante è la partita dell’autonomia, con il centrodestra, Lega in primis, determinata a portarla avanti fino in fondo, e Pd e Cinque Stelle pronti alle barricate, voi da che parte state?
Noi non chiudiamo a una riforma, ma riteniamo che ci siano tre capisaldi da tutelare: sanità, istruzione e infrastrutture fisiche e energetiche. Su quei temi il regionalismo è deleterio. Non è accettabile che per l’accesso alla sanità ci siano cittadini di serie A e cittadini di serie B. Chi abita a Reggio Calabria deve avere gli stessi diritti di chi abita a Milano.
Sul presidenzialismo invece Carlo Calenda si è detto contrario a qualsiasi ipotesi che tocchi l’istituto della presidenza della Repubblica: in questo caso il dialogo è impossibile?
Il dialogo sulle riforme istituzionali è più che possibile. Ma come ha detto Calenda Noi preferiamo l’elezione diretta del premier e siamo molto critici su quella del presidente della repubblica. Noi pensiamo che le regole si debbano scrivere tutti insieme e trovare una sintesi. Anche l’autonomia deve essere inclusa in una riforma complessiva. Basta riformare la costituzione a mozzi e bocconi.
Tra poche settimane si vota per le Regionali e in Lazio e Lombardia avete fatto scelte differenti: con Pd e Verdi nella prima, da soli a sostegno di Letizia Moratti nella seconda. In che modo questo può essere la strategia giusta per battere il centrodestra da una parte e centrosinistra e cinque stelle dall’altra?
Non ci interessano le bandierine, ci interessa sostenere il candidato migliore. D’Amato nel Lazio e Moratti in Lombardia hanno lavorato bene, gestendo in modo eccellente la campagna vaccinale. Non è una novità: alle amministrative ci siamo mossi nello stesso modo, scegliendo sulla base dei candidati, non dell’appartenenza politica. terzo polo significa essere terzi rispetto a populismi e sovranismi di destra e di sinistra.
L’orizzonte che vi siete dati come federazione sono le europee del 2024. Pensa che per quella data ci sarà un partito unico liberal democratico nel nostro paese e, in caso, a cosa può aspirare?
Il processo che porta al partito unico è avviato e non si torna indietro. Abbiamo costituito la federazione e lavoreremo per il partito unico. L’orizzonte è il 2024. Ciò che conta è che ci arriveremo in tempi brevi, costituiremo un grande partito di riformisti, liberali, popolari, un grande partito centrista di cui il Paese ha bisogno.