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Maurizio Landini, segretario nazionale della Cgil
Nessun partito presente, ma tante associazioni, realtà cattoliche e laiche, e le amministrazioni comunali di Roma, Bologna e Perugia. Così la Cgil ha celebrato, sabato scorso, un’assemblea pubblica per la pace. A spiegarlo è il segretario generale del sindacato, Maurizio Landini, in un’intervista al Corriere della Sera, dove ribadisce le priorità dell’organizzazione: stop al riarmo, tutela del lavoro e promozione dei diritti sociali.
«Il nostro è un percorso autonomo»
«Abbiamo scelto di parlare con le associazioni con cui da tempo chiediamo il cessate il fuoco e la fine della corsa al riarmo», ha spiegato Landini. Nessuna adesione, invece, alla manifestazione promossa dal Movimento 5 Stelle contro il riarmo. «La Cgil non partecipa a manifestazioni di partito. Le persone, ovviamente, faranno ciò che ritengono più opportuno», ha precisato.
Un posizionamento chiaro, che colloca il sindacato su una linea autonoma rispetto ai partiti, ma che non nasconde le convergenze tematiche. «Paradossalmente – osserva Landini – i 5 Stelle e la Lega sono i più contrari al riarmo, mentre il Pd appare diviso, anche se formalmente ha espresso una linea contraria al riarmo delle singole nazioni».
Industria, salari e transizione: «No all’economia di guerra»
Durissima la posizione del leader della Cgil anche sulla proposta di riconvertire l’industria dell’automotive alla produzione militare: «Una stupidata totale. Quando produci armi, poi le devi usare. Così si entra in un’economia di guerra. Serve invece sviluppo civile e diritti per le persone».
Secondo Landini, l’Italia e l’Europa sono in ritardo non solo nell’innovazione tecnologica, come dimostra il caso dell’intelligenza artificiale, ma anche nei settori tradizionali come siderurgia, chimica e mobilità. «Abbiamo smesso da tempo di investire. Le politiche industriali devono puntare alla stabilità e qualità dell’occupazione, al miglioramento dei salari», afferma.
Una “vertenza nazionale” sui salari
Landini rilancia anche l’urgenza di una mobilitazione generale sulla questione salariale: «Governo e Confindustria devono riaprire subito i tavoli per il rinnovo dei contratti, pubblici e privati, con aumenti reali. Ma servono anche interventi strutturali contro la povertà del lavoro, dalla redistribuzione della ricchezza alla lotta alla precarietà e ai subappalti selvaggi».
Referendum dell’8 e 9 giugno: «Strumento centrale»
Infine, il segretario ribadisce l’importanza dei quattro quesiti referendari lanciati dalla Cgil, che puntano ad abrogare norme che favoriscono licenziamenti facili, precarietà e insicurezza negli appalti. «Il percorso per la pace, per un’Europa fondata sul lavoro e per una vera giustizia sociale passa anche da qui», conclude.