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Cosa c’entra col giornalismo la diffusione di immagini intime di una deputata? E che interesse pubblico esisterebbe per giustificare la divulgazione di contenuti privati?
Nessuno. Eppure per impedire la pubblicazione di video e foto dell’onorevole Giulia Sarti si è reso necessario l’intervento del garante della Privacy, Antonello Soro, costretto a richiamare «l’attenzione dei mezzi di informazione al rispetto della normativa in materia di protezione dei dati personali e del codice deontologico dei giornalisti».
La censura dell’Authority arriva tempestiva, mentre sulle chat di molti giornalisti l’intimità di una persona viene violata. Mentre quelle immagini che già qualche tempo fa la parlamentare era riuscita a far sparire dal web, dopo un furto, ricominciano a circolare saltando da telefono a telefono. Materiale che con Rimborsopoli, il caso per cui Sarti è finita di nuovo al centro delle attenzioni mediatiche e dei probi viri del Movimento 5 Stelle, non ha proprio alcuna attinenza.
L’evidenza però non basta, Soro è costretto a ricordare agli operatori dei media le regole che «impongono al giornalista di astenersi dal diffondere dati riguardanti la sfera intima di una persona per il solo fatto che si tratti di un personaggio noto o che eserciti funzioni pubbliche».
E la politica, questa volta, capisce la gravità della situazione prima della stampa. Così, nei confronti dell’ex presidente della commissione Giustizia alla Camera piovono messaggi di solidarietà da tutto l’arco parlamentare. Manifesta vicinanza - non scontata, considerando la retorica aggressiva del passato - il partito da cui rischia di essere espulsa, ma anche l’alleato di governo, la Lega, tutti i partiti d’opposizione.
«Diffondere immagini private per vendetta o per un fare volgare giornalismo è una barbarie dei nostri tempi che va condannata senza esitazioni e va fermata», scrive su Twitter il vice presidente Pd della Camera, Ettore Rosato. E di «vergognoso atto di cyber- bullismo», parla anche un’altra vice presidente a Montecitorio, la forzista Mara Carfagna, che dice di non aver «parole per esprimere» il suo «totale disprezzo per chi ha organizzato un attacco così infame».
Non è da meno Giorgia Meloni, secondo cui «a prescindere dalle idee politiche o dalle interpretazioni della vicenda, è deplorevole e inconcepibile che vengano divulgati dettagli della propria intimità. Una violenza sulla quale mi aspetto una condanna netta da parte di tutta la politica italiana», twitta la leader di Fratelli d’Italia. L’ex presidente della Camera e attuale deputata di Leu, Laura Boldrini, parla invece di un attacco indecente: «Non si può tollerare la diffusione di immagini intime senza il consenso della persona interessata. Basta Revenge Porn», scrive sui social.
Anche dal mondo pentastellato Sarti incassa attestati di solidarietà molto pesanti. Assicurano vicinanza Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli, rispettivamente capogruppo alla Camera e al Senato, puntando il dito contro «atteggiamenti meschini che mirano a fare del male “gratuitamene” a Giulia», scrivono in una nota congiunta. Paola Taverna definisce tutto questo «vomitevole. Giulia ha tutta la mia solidarietà». Anche il presidente della Camera, Roberto Fico, interviene pubblicamente: «È un atto vigliacco», dice, «e bene ha fatto il Garante della privacy a richiamare l’attenzione dei mezzi di informazione al rispetto della normativa. A Giulia la solidarietà mia e quella della Camera dei deputati», dice Fico.
Ma chi ha rimesso in circolo il materiale che già anni fa era stato sottratto alla deputata Sarti? Bogdan Tibusche, l’informatico ed ex collaboratore tuttofare della parlamentare grillina assunto anni fa proprio per ripulire il web delle sue immagini, sostiene di non avere nulla a che fare con questa storia. Il suo nome è tornato alla ribalta nei giorni scorsi, quando il l gip di Rimini, Benedetta Vitolo, ha disposto l'archiviazione del fascicolo a suo carico. L’uomo era stato accusato da Sarti, su suggerimento di Rocco Casalino secondo la stessa deputata, di appropriazione indebita per l’ammanco di circa 23mila euro dalle rendicontazioni.
Ma a Tibusche la decisione del gip non basta, passa al contrattacco mediatico e lascia intendere con le Iene di avere materiale particolarmente compromettente sulla sua ex datrice di lavoro. Compresa la copia di tutte le registrazioni della video sorveglianza installata in ogni stanza dell’abitazione di Sarti. «Sono pronto a querelare chiunque metta in giro la voce su un mio coinvolgimento nella diffusione delle sue foto private», dice adesso Tibusche.