Quasi una maledizione. Gennaro Sangiuliano, approdando al ministero di piazza del Collegio romano, aveva baldanzosamente parlato di «cambiamento di paradigma» e della costruzione di un «nuovo immaginario italiano», per marcare una volta per tutte l'emancipazione della cultura dalla presunta egemonia della sinistra e dimostrare che esiste un'alternativa per una politica culturale nazionale. Ma a quasi due anni dal suo insediamento, il ministro sta facendo i conti con una serie di sventure che sembrano relegare anche lui nell'ormai nutrita schiera delle speranze effimere di trovare un vate del pensiero conservatore italiano.

Il pasticcio della sedicente collaboratrice Maria Rosaria Boccia, smentita dal ministero ma presente in mail ufficiali relative a grandi eventi, sta in una certa misura logorando Sangiuliano, che si ostina a non rispondere alle domande benché sappia lui per primo – in qualità di giornalista – che questa storia non potrà sgonfiarsi da sola, ma avrà bisogno di un suo chiarimento personale, affinché possa decantare.

Va detto però che finora il titolare della Cultura è stato anche sfortunato, perché tutto quello che poteva andare storto ci è andato, soprattutto a livello comunicativo, con le ormai note gaffe sulla distopia galileiana o su Londra confusa con New York. Nell'ultima vicenda potrebbe esserci qualcosa di più sostanzioso, o magari no, ma le opposizioni non mancheranno di portare

la vicenda in Parlamento, facendo leva sul possibile pregiudizio per la sicurezza causato dalla conoscenza, da parte di una persona non titolata, di informazioni sensibili. Resta il fatto che il maestoso palazzo costruito secoli fa dalla Compagnia del Gesù, per i ministri espressione del centrodestra ha riservato per lo più dispiaceri e grattacapi. Basti pensare a Giuliano Urbani, trascinato dal già allora sottosegretario Sgarbi - in una polemica riguardante presunti favori accordati alla sua compagna di allora ( l'attrice e produttrice Ida Di Benedetto), o a Sandro Bondi, dimessosi sotto la pressione delle polemiche per i crolli agli scavi di Pompei e per il mancato sostegno di una parte della sua stessa maggioranza. E forse, se si fosse superstiziosi, converrebbe anche stare lontani dalla cittadina campana, sia nella sua versione dissepolta e in quella contemporanea: da Pompei giunge infatti Boccia, che pare sia stata coinvolta nell'organizzazione del G7 della Cultura, previsto, naturalmente, all'ombra del Vesuvio.