C’ era attesa, per la prima uscita pubblica del leader M5S Giuseppe Conte dopo l’approdo degli europarlamentari pentastellati nel gruppo The Left e il “no” alla commissione von der Leyen, accolta invece con favori dagli allora membri M5S che siedevano al Parlamento di Strasburgo cinque anni fa. Un’attesa colmata da mezz’ora scarsa di conferenza stampa, in cui l’ex presidente del Consiglio ha risposto a una manciata di domande affiancato da Giuseppe Antoci, che poco prima aveva tenuto a battesimo un convegno su lotta alle mafie e riciclaggio internazionale.

«Lancio tra agli esperti la possibilità di lavorare per una normativa europea e consentire anche ai Paesi che non hanno ancora lo strumento del 416 bis, che è una fattispecie di reato che dobbiamo grazie a quei grandi uomini leggendari che sono stati ricordati, che ci consente anche di perseguire un reato specifico tipico delle organizzazioni criminali ben strutturate, l’associazione di stampo mafioso», ha detto Conte ricordando che «nel fenomeno mafioso sta accadendo quello che è già successo da tempo sul piano economico» visto che «le mafie tradizionali che sono diventate mafie finanziarie».

Gli ha fatto da spalla Antoci, secondo il quale «abrogando l’abuso d’ufficio, il governo ha di fatto cancellato un reato spia per eccellenza nella lotta alla corruzione». Auspicando di fatto che a riportare in vita il reato anche nel nostro Paese sia la stessa Ue. «Noi riponiamo grande fiducia nelle Istituzioni europee che sono al lavoro per approvare la direttiva sulla lotta alla corruzione che ripristinerà questo reato obbligando tutti i Paesi membri a recepirlo - ha puntualizzato Antoci - da relatore ombra lavorerò affinché questo provvedimento sia approvato nel più breve tempo possibile. In Italia c’è bisogno di legalità».

Insomma, quella del M5S a Bruxelles è stata una specie di “trasferta” in salsa giustizialista, condita qua e là dagli slogan diventati ormai comuni nel linguaggio del “nuovo” M5S targato Giuseppe Conte. E cioè il perentorio “no” all’invio di armi all’Ucraina per difendersi dalla Russia, il “no” all’abolizione del Green deal eil «superamento della visione bipolare che vede la Nato contrapposta al resto del mondo».

«Continueremo a lavorare perché l’Europa non si pieghi, ad esempio, a una visione bipolare della politica estera, dove c’è necessità di recuperare un ordine mondiale multipolare, perché è fonte di gravissimo guai e di danni la convinzione di perseguire in politica estera una convinzione bipolare che vede la Nato contro il resto del mondo», ha detto infatti il leader M5S attaccando poi, pur senza nominarlo il Pd.

«Finalmente oggi si parla in Italia, grazie a noi anche, di area progressista, prima invece lo schema era quello novecentesco tradizionale, destra- sinistra - ha aggiunto Conte - È uno schema, obiettivamente, in Italia, come in altri paesi, che non aiuta a chiarire il confronto. Storicamente spesso forze di sinistra hanno perseguito politiche neoliberiste. Ecco Perché la comunità, quindi la base, ha scelto di definire il Movimento 5 Stelle una forza progressista indipendente, per evitare equivoci».

E a chi gli chiede come mai allora sieda in un gruppo che si chiama “The Left” (La Sinistra) Conte risponde così. «Oggi noi proponiamo un progetto politico assolutamente alternativo alla destra di governo, alle forze che sono oggi al governo in Italia, che noi riteniamo reazionarie, le riteniamo restauratrici. Progetto alternativo: questo è il nostro primo obiettivo». Con un ma. «Però siamo consapevoli che quando ragioniamo poi di un progetto alternativo ci possono essere varie sensibilità, ci possa essere uno spazio anche per il Movimento 5 Stelle che non sia schiacciato dalle forze che impersonano in Italia tradizionalmente la sinistra. Questo è il tema», continua Conte. Che quindi non vuol farsi “schiacciare” dal Pd, che dopo Europee e Regionali ha preso il largo come partito leader della coalizione. «Per quanto riguarda la prospettiva europea, certo che noi siamo in The Left e questo significa la possibilità di perseguire il nostro fermo no all’invio di armi in Ucraina e il nostro no alla cancellazione del Green Deal, della transizione ecologica che invece è diventata una transizione militare, che noi contrasteremo, anche con la proposta che oggi presentiamo, con tutta la nostra lungimiranza, visione, determinazione e anche, permettetemi, il nostro coraggio».

Parole che saranno accolte con favore da almeno un paio di europarlamentari indipendenti ma eletto con il Pd quali Marco Tarquinio e Cecilia Strada, ma che non faranno certo piacere a un’altra parte di europarlamentari dem, da Giorgio Gori a Pina Picierno, che invece fanno del sostegno «fin quando sarà necessario» all’Ucraina un proprio cavallo di battaglia.

Insomma, Pd e M5S in Europa hanno preso da tempo strade diverse, mentre in Italia provano faticosamente a dialogare. Ma farlo con chi, come Conte, a proposito di Europa sposa le tesi della rossobruna Sarah Wagenknecht, per il Nazareno sarà sempre più complicato.