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«Non siamo contro la Tav in sé, ma contro quella Torino Lione, che è un grande spreco e non si farà». Il sottosegretario M5S alla Pubblica amministrazione, Mattia Fantinati, prova a mettere la parola fine alla trattativa sull’alta velocità su cui il governo del cambiamento a rischiato di sbriciolarsi. E anche se la Lega non sembra affatto disposta a rinunciare al progetto, l’esponente pentastellato si mostra fiducioso.
Sottosegretario, partiamo dalle novità che riguardano il Movimento 5 Stelle. Beppe Grillo non figura più tra i fondatori della forza politica nata da un'intuizione sua e di Gianroberto Casaleggio, ma deve accontentarsi del “solo” ruolo di garante. Significa che ormai è il movimento di Di Maio?
Queste contrapposizioni non esistono. Noi siamo un movimento di cittadini che crede che la democrazia diretta digitale e l’intelligenza collettiva possano offrire le soluzioni ai problemi del governo della cosa pubblica. Beppe Grillo è ovviamente una figura importantissima per noi. Il ruolo di garante è un ruolo reale, basta vedere quello che prevede lo statuto. Per il fondatore, invece, non c'è alcun ruolo specifico.
Ne svolge tanti invece il capo politico di ruoli: oltre a essere vice premier e doppiamente ministro, adesso è anche tesoriere del M5S. Non cominciano a diventare troppi i poteri in mano a una singola persona?
Di Maio è stato eletto capo politico e candidato premier, quindi gli iscritti hanno votato sapendo che avrebbe svolto sia incarichi all'interno del Movimento che del governo. La verità è che siamo una forza dove c’è veramente democrazia dal basso.
Dopo la sconfitta in Sardegna lei ha invocato su Facebook cambiamenti per il M5S. Pensava all'eliminazione del vincolo dei due mandati e alla possibilità di alleanze, come annunciato poi da Di Maio, o crede sia necessario altro?
Sì, pensavo a quelle proposte. Se ne parla da tempo all’interno del Movimento e, secondo me, sono delle buone idee. Ovviamente, dobbiamo decidere tutti e dare la parola agli iscritti. Più che a delle alleanze, penso a replicare il modello del contratto di governo a livello locale, con quei movimenti civici di cittadini non compromessi con la vecchia politica e che condividono le nostre battaglie. Riguardo al vincolo dei due mandati, se ne può discutere, soprattutto nel caso in cui si parli di elezioni diverse, come nel passaggio dalle Politiche alle Comunali, e ribadendo che nel Movimento non esistono correnti o oligarchie, proprio perché non siamo un partito. E per noi non è una questione solo terminologica.
Non sarete un partito ma sulla Tav avete trovato il più classico dei compromessi con la Lega: prendere tempo. Ma intanto i bandi Telt sono partiti…
Sono partiti solo gli avvisi di interesse, i capitolati partiranno fra 6 mesi, quando si sarà trovato un accordo condiviso. La differenza è enorme. Grazie al dibattito pubblico che abbiamo voluto, per rendere le nostre decisioni trasparenti e coinvolgere tutti i cittadini, oggi sappiamo che quella Tav non sta economicamente in piedi, grazie all’analisi costi benefici. Sappiamo anche Francia e Commissione sono pronti a rivedere sia le tratte che la redistribuzione degli oneri e, dunque, sia Bruxelles che Parigi riconoscono che quel progetto così non andava. Infine, la Telt dice chiaramente che abbiamo 6 mesi per ridiscutere tutto e bloccare senza penali. A voi sembra poco? A me, no.
Eppure la Lega è convinta che sarà il Parlamento a impedire lo stop ai cantieri, mentre il suo collega Manlio Di Stefano continua a ripetere che la «Tav non si farà». Da che parte sta la verità?
Abbiamo 6 mesi di tempo per trovare un progetto che sia economicamente e ambientalmente sostenibile e che migliori la connettività del Piemonte e dell’Italia, nell’ambito delle strategie europee. Non siamo contro la Tav in sé, ma contro quella Torino Lione, che è un grande spreco e non si farà. Sono fiducioso che troveremo un progetto che vada bene a tutti. Se quel progetto funziona, chi potrebbe dire no?
I piemontesi, ad esempio, che a fine maggio voteranno per le Regionali. Temete di essere penalizzati per la vostra posizione sulla Tav?
Non credo proprio. Anzi, personalmente credo che il leghista Roberto Cota vinse su Mercedes Bresso alle regionali del 2010 proprio perché quest’ultima disse sì alla Tav. Rigiro la domanda: visto che il partito più votato alle ultime elezioni siamo stati noi che siamo “no Tav”, non dovrebbero gli altri riconoscere che la maggioranza relativa in Italia ce l’ha chi osteggia quest’opera?
Dovrebbe rigirare la domanda ai suoi alleati, visto sull'alta velocità, per la prima volta da quando è stato sottoscritto il contratto di governo, è stata pronunciata pubblicamente la parola “crisi” da uno dei due vice premier. Difficoltà archiviate o rischio scampato solo fino alle Europee?
Non lo deve chiedere a noi. Fosse dipeso dal Movimento 5 Stelle, non ci sarebbe stata nessuna crisi. Noi siamo leali rispetto a un contratto di governo, firmato dalla Lega, che parlava chiaramente di ridiscussione della Tav. E non ci saremmo mai sognati di mettere a rischio quanto fatto finora. Spero che la Lega rispetti di più il contratto, d’ora in avanti.
Molti parlamentari del suo partito giurano che non voteranno mai le autonomie di Veneto e Lombardia così come sono state concepite dalla Lega. È questo il prossimo fronte di scontro con Salvini?
Anche qui, nel contratto si parla chiaramente di autonomie, ma nel rispetto della Costituzione e a saldi invariati. Noi abbiamo sempre detto sì all'autonomia per avvicinare i cittadini ai territori secondo il principio di sussidiarietà. E abbiamo anche organizzato i referendum. Se alcuni vogliono una autonomia che moltiplichi spese e burocrazia, facendo aumentare il contenzioso, lo spiegheranno loro ai cittadini.
C'è un punto sul quale non sarebbe proprio possibile trattare con la Lega per un attivista 5Stelle?
Sulle politiche, si negozia. Sui valori no. L’onestà per noi è irrinunciabile.
Un’ultima domanda sul suo lavoro al ministero. Il cambiamento, come dite voi, investirà anche la Pubblica amministrazione?
Stiamo costruendo una Pa più smart, efficiente e comoda, che aiuti cittadini e imprese, non li zavorri con file e lungaggini. Una Pa giovane, grazie allo sblocco del turn- over e alle nuove assunzioni, dove ogni certificato si può ottenere con un click da casa. Per questo, la vera rivoluzione è la digitalizzazione. Con l’innovazione, tagli costi e rendi la Pa una casa di vetro. Sotto il controllo costante dei cittadini, aumenti la produttività e combatti la corruzione.