Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, che legge il proprio discorso seduto e non in piedi, e l’ormai celebre richiesta di «sobrietà» per i festeggiamenti di oggi. A 80 anni dalla Liberazione del paese dal nazifascismo tutto è buono per le polemiche attorno al 25 aprile, che anche quest’anno non sono mancate. E se oggi vedremo come e in che modo la Liberazione sarà festeggiata in tutta Italia, con il capo dello Stato Sergio Mattarella che sarà a Genova, di certo nelle scorse ore non sono mancate le discussioni.

Il 25 aprile «ricorre la data di liberazione dall’occupazione del nazismo e dalla sconfitta del fascismo - ha detto ieri La Russa nel suo discorso a palazzo Madama - Non è da oggi che c’è il mio convincimento personale e della mia parte politica di rispetto e piena adesione ai valori della Costituzione e quindi di rispetto della data che vide il ritorno della libertà: leggo una parte del documento scritto a Fiuggi in cui senza reticenze affermavamo che l’antifascismo fu il momento storicamente essenziale per il ritorno dei valori democratici che il fascismo aveva conculcato».

Il presidente del Senato ha cominciato il suo discorso seduto e diversi senatori delle opposizioni hanno contestato questa scelta, alzandosi in piedi. A quel punto, La Russa si è quindi alzato. «Poi dovrete stare in piedi mentre parlano tutti gli altri -ha affermato la Russa - non mi sono permesso di stare in piedi per questo, ma se preferite parlo in piedi: non è una celebrazione di una persona scomparsa, è una celebrazione che guarda all’oggi, a ieri e al futuro. Mi pare che questa polemica è veramente e completamente fuori luogo, visto che a questo si potrebbe dare una interpretazione strumentale, faccio quello che secondo me non è esatto -ha concluso La Russa alzandosi- e cioè tenervi in piedi mentre parlo. Accorcio allora il mio intervento». In un primo momento i senatori di tutti i gruppi erano seduti. Poi, su iniziativa della capogruppo di Italia viva, Raffaella Paita, si sono alzati i colleghi del partito di Matteo Renzi. E, a seguire, anche quelli del Pd.

In ogni caso, La Russa ha poi ricordato il discorso di Silvio Berlusconi a Onna del 2009, dicendo di «richiamarlo integralmente», e quello del presidente Violante, affermando di «richiamare integralmente» anche quest’ultimo.

Sulla Costituzione e sull’eredità della Resistenza si è invece concentrato il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, secondo il quale la Carta, sorta dalle ceneri del conflitto, « definì le coordinate di un ordinamento radicalmente nuovo. Essa appartiene a ogni cittadino, che deve onorarla e difenderla». Per Fontana «a maggior ragione, in un periodo complesso come quello attuale, segnato da gravi conflitti e dal ritorno di inaccettabili manifestazioni di odio e di violenza» e «in un simile scenario è indispensabile riaffermare con orgoglio le origini più autentiche della nostra democrazia». Il 25 Aprile è dunque «una ricorrenza che rappresenta un monito a ripudiare ogni forma di sopraffazione e a impegnarsi, giorno dopo giorno, nella costruzione di una società saldamente ancorata ai valori della libertà e della democrazia e capace di rigenerare speranza».

E se sia La Russa che Fontana hanno parlato di una festa «unificatrice» e che «non crei divisioni» e «non venga strumentalizzata», le polemiche sulla «sobrietà» (copyright del ministro Musumeci) hanno continuato a tenere banco anche ieri.

«Vorrei parlare con chi ha chiesto di festeggiare il 25 aprile in maniera sobria, vorrei capire cosa aveva in mente - ha attaccato in Aula Riccardo Ricciardi, capogruppo del Movimento cinque stelle alla Camera - Chi ha detto così pensa che domani (oggi, ndr), quando sarò a Sant’Anna di Stazzema, non ricorderò in maniera sobria persone come Antonio Tucci, un ufficiale di marina a cui è stata trucidata la famiglia dai nazifascisti? Crede che non farò lo stesso quando ricorderò la memoria di Nando Pegollo, che contribuì a liberare la mia terra? Noi vorremmo vivere in un Paese in cui il 25 aprile non è divisivo, ma lo è perché c’è ancora chi non ha il coraggio di dire: “Sono antifascista”». Aggiungendo poi che «il cuore ti si riempie di gioia quando si festeggia la liberazione, quando si grida “ora e sempre resistenza”» perché «si vive meglio perché ci si connette a tutta quella storia e quel sacrificio di chi ci ha donato la libertà» e augurando infine «buon 25 aprile anche a chi lo vive ancora oggi come una sconfitta».